martedì 29 marzo 2005



LA SPOSA
BAMBINA

, I BAMBINI INNAMORATI, RICORDI E PROGETTI


sabato, nella cornice di un prefestivo nebbioso e piovoso, si sono sposate due persone che conosciamo. In realtà si sono sposate tre persone, la sposa è incinta. La guardo e mi chiedo con quale maturità crescerà questo figlio, con quale maturità porterà avanti un cammino che a me pare difficile alla mia età, figuriamoci alla sua. La guardo, carina e imbarazzata, nei suoi 16 anni compiuti da poco, nel suo vestito tutto-tranne-che-da-sposa e rivedo i miei 16 anni e quella ragazzina cui dissero “lei è incinta di 6 settimane”, quella ragazzina che aveva fatto un passo grande e si sentì persa. E mi chiedo che ne sarebbe stato della mia vita se quella cosa che stava crescendo dentro di me fosse stata un bambino e non una ciste. Non sarei un architetto abilitato, non vivrei qui, sarei sposata da 13 anni. E con ogni probabilità non sarei stata felice. C’è un età per ogni cosa. E non per convenzione sociale, solo per maturità. E due persone che, per sbaglio o per ingenuità, si scoprono tre ma non hanno né la maturità di coppia né quella personale per crescere e crescerlo non dureranno molto, non ci si sposa per recuperare. Per un figlio il matrimonio dei genitori è ininfluente. E vedo questi due che si accingono ad iniziare un percorso duro, che hanno deciso di sposarsi con la facilità del “non c’è alternativa”, senza esperienza di vita in comune, con dieci anni di differenza, stando insieme da neanche nove mesi. Questo pensavo guardandoli salire delle scale un cui analogo salirò tra circa un anno. E pensavo a quella creatura di cinque mesi ignara che ha preso parte all’evento, anzi l’ha causato, suo malgrado. E pensavo alle notti da sola che sono dure per me che ho quasi trent’anni, al non sapere dov’è, allo sposare un mestiere e una vita particolari, alla maturità che ci vuole per accettare di doversela cavare per forza da sole in molti frangenti. E guardavo la mamma della sposa che ha cinque-anni-cinque più di me e tra quattro mesi sarà nonna. Troppe generazioni hanno assistito a questo matrimonio. Troppe, perché sia un evento sano. Troppi occhi senza obiettivi, troppa gente con poca sete di futuro, per cui un figlio è il modo per affermare se stessi e andare via da casa. M’è calata una tristezza perfettamente consona al clima. Mentre lanciavo il riso mi sono chiesta cosa e chi stavamo festeggiando, perché eravamo lì…gli sposi non avevano la felicità tipica di chi è lì per scelta sua, di chi sta festeggiando. M’è sembrata una recita. I soli consci dell’evento mi sono sembrati i genitori della coppia.
poi mi sono girata e ho visto due bambini. Due bambini che non si erano mai visti prima. Si sono guardati e nei loro cinque-anni-in-due si sono piaciuti subito. E si sono dati un bacino di felicità, di conoscenza, di amicizia. Un bacino sulla bocca senza la malizia dei grandi, nelle facili e banali battute del mondo a contorno. Quei bambini sono stati l’unica nota colorata di una giornata in bianco e nero. Un sentimento puro, senza convenzioni, aspettative. Un sentimento che fa sì che due esseri si piacciano e si prendano per mano. Segni che poi da grandi preluderanno a tante altre cose, segni che fanno dell’uomo un animale sociale. E nei loro occhi c’era una felicità nel guardare l’altro che stonava con il resto dell’umanità presente a quella recita. Innamorati della vita. Bellissimi. Puri. Primordiali nell’uso dei gesti per comunicare amicizia e disponibilità a giocare.
ecco questo è quello che voglio nella mia vita. Voglio che una mano presa, un bacio, un abbraccio non siamo mai gesti banali, che mantengano un significato puro, che siano mezzi di espressione di sentimenti. Perché in un mondo di sms, tvb e similari, non c’è nulla che esprima un sentimento come un gesto istintivo.
e mi sono anche imposta di salire quelle scale con la precisa consapevolezza del passo che sto andando a compiere. E di dare a mio figlio, quando ci sarà, una famiglia, non un padre.

2 commenti:

  1. E di dare a mio figlio, quando ci sarà, una famiglia, non un padre. E ci riuscirai, perche' sei una persona meravigliosa.

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  2. scusa, sono l'utente anonimo di prima, stava arrivando la mia capa mentre finivo di scrivere il commento ma mi scoccia di lasciarlo li' a meta', che magari pensi che ti volevo prendere per i fondelli.Continuando, volevo dire che il tuo post racconta benissimo una situazione molto simile a quella di una parte della mia famiglia acquisita, dove una ragazzina molto giovane ha scoperto che fare figli e' piu' efficace che urlare e strepitare, per avere cio' che vuole dalla madre, che sarebbe una donna intelligentissima ma non ce la fa a dire a questa "Vedi se puoi cavartela da sola" quando questa non fa altro che sfornare neonati, al punto che l'ultimo avrebbe potuto (dovuto) chiamarsi "Caparradelmutuo" o anche "Divanonuovo", ma non stava bene con il cognome.Solo per dire che hai fatto un'analisi di grande lucidita', severa ma anche piena d'amore. Sono molto ammirata, questo era il senso del mio primo commento.

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