martedì 31 agosto 2004

SPECCHI



Stasera mi sono guardata allo specchio, ora ci riesco, e mi sono accorta di quanto assomigli e quanto sia diversa da mia madre quando aveva la mia stessa età. La stessa pelle eterea, le stesse efelidi, la dolcezza dello sguardo…ma quando guardo i 28 anni di mia madre mi accorgo che io sono più vecchia. Il mio sguardo è dolce come il suo ma è anche più duro e a volte più profondo. Mia madre ha scoperto che la vita non va come la sognavi che aveva 33 anni, io ne avevo meno della metà. Quei miei splendidi 14 anni che volevo ridere e cantare e che ho ucciso volontariamente…dentro di me c’è ancora una quattordicenne che vuole uscire e vivere…e colleziona sorprese degli ovetti kinder, disegna bamboline di carta, tiene i peluche sul letto, usa i post-it con paperino, compra i fumetti, quando scrive sul diario di carta indica da sempre con le faccine l’umore del giorno (cosa che presto accadrà anche qui)…ma una parte di me è cresciuta perché 14 anni fa ha scelto di vivere, o meglio non è riuscita a morire, ed è andata avanti, è diventata una donna, ha quasi 30 anni, sta per sposarsi, vuole avere dei figli. Queste due metà del mio essere si contendono il primato delle mie decisioni e della mia vita da tanto tempo. Fanno di me una persona completa, a volte incoerente, passionale. È devastante stare dietro a due parti di se stessi che non possono fare altro che coesistere salvo riuscire a prendere saltuariamente il controllo e venire allo scoperto nella loro interezza.
Stasera ho fatto una telefonata da cui non mi aspettavo risposta. Sono stata smentita. Ho sentito una persona e, non aspettandomi una telefonata, ho reagito con un’esclamazione di gioia che poi gioia vera non era. Siamo cresciuti, lavoriamo, come va? Cosa volevi dirmi? Sai si libera un posto nel mio studio, ti interessa? In realtà no, ma tu che mi racconti? Sai vado via, vado a vivere con Tiziano, abbiamo preso una casa…e ci siamo raccontati la vita e le novità ma quello che stava dietro alle parole è: abbiamo trovato un equilibrio, non ti sogno più, non ho più voglia di provare cose nuove. E stranamente non mi sono scoperta arrabbiata come credevo sarei stata. Un grosso in bocca al lupo per la vita che passeremo lontani per necessità e forse un po’ anche per scelta…tra un annetto riceverai la partecipazione…
ci verrai, Specchio Epico? Non hai più imbarazzo, lo sento, non pensi più di poterti opporre, non pensi più a me. Almeno non in quel senso. Sei felice, sereno…forse hai trovato quell’equilibrio che entrambi sembravamo aver perso. Sono felice. Veramente. Per te e anche per me.
un’altra storia si chiarisce e in qualche modo si conclude, nel modo più giusto per tutti e quattro noi…non te l’ho detto, distruggi le mie tracce, spero tu lo abbia già fatto.
stasera mi sento completa, felice, serena …una serata di bilanci e di riflessioni…



Mentre la gente muore, tu dove sei fratello?
mentre braccia di donne asciugano lacrime d’uomini, mentre l’alba o il tramonto tingono il cielo di un giorno che non sai se sarà l’ultimo, mentre gli uccelli che sporcano il cielo sembrano essere l’unica forma di vita concessa, tu dove sei?
mentre un piccolo chiede invano da mangiare e una bambina chiede asilo dagli abusi e non lo ottiene, tu dove sei?
mentre la vita si chiede il senso di tante morti, di tante sofferenze e l’uomo lo spiega in banconote fresche di stampa, tu dove sei?
mentre tanta umanità va perduta nell’indifferenza, nel cinismo e nel disprezzo di chi pensa che la diversità sia un confine e non un’apertura e che ti limiti invece di accrescerti, tu dove sei?
dove sei mentre il mondo guarda accadere tutto questo?
sei qui, e ti guardi dentro. E, se guardi bene, mi troverai a fianco a te…











lunedì 30 agosto 2004

RITORNO AL LAVORO
ANTEFATTO: La Fra ha preso un po' di sole al mare e ha un delizioso (per lei) e insolito colorito ambrato su braccia, piedi e decoltè. Per mostrarlo al mondo ha scelto dal suo armadio una maglietta senza maniche chiara un po' scollata e va in ufficio per la prima giornata di lavoro sentendosi abbronzata, felice e da guardare.


ATTO PRIMO

SCENA: Studio. Ore 9:01
Fra: ciao, bentornata, come sei nera, beata te, hai preso un sacco di sole!
Collega: bentornata, eh sì, tu invece non ne hai preso per niente...
Fra: *___*'


ATTO SECONDO

SCENA:
come sopra, dieci minuti dopo
Capo: Ciao bentrovate come sono andate le vacanze?
Fra e Collega: Bene grazie e voi? come siete abbronzati...
Moglie del Capo: Eh pure tu (indicando la Collega) sei bella abbronzata...tu (io) invece sei bianca come al solito
Fra: ;___;


SIPARIO


N.d.A. i colori non sono scelti a caso













domenica 29 agosto 2004

Allora: TORNATA!
Vacanza breve ma intensa...della serie partirono in due e non erano abbastanza si è deciso di condividere una parte della nostra vacanza con Ale visto che lei stava sull'orlo dello scazzo un minuto sì e l'altro pure, essendosi convinta che in realtà la stavamo prendendo allegramente per il culo tutti e io sarei andata a vivere adesso su lasciandola sola coi miei (che in questo momento non sono propriamente una compagnia squisita). Comunque l'abbiamo portata al mare e sia io che lei ci siamo puntualmente scottate.
Da mercoledì pomeriggio siamo stati soli soletti e giovedì e venerdi siamo andati un po' in giro per paesi, paesetti, fabbriche di mobili, Ikea e centri commerciali...finalmente percepisco un suo interesse per la nostra casetta e per i mobili che dovranno entrarci. La camera da letto è stata totalmente ripensata una volta recisi conto che l'armadio di MC non vale che poco più di una ceppa e che per renderlo utilizzabile bisogna spendere 700€ di accessori interni, a sto punto magari spendo pure 100€ in più ma lo prendo da Ikea. Il letto sarà un letto contenitore in modo da guadagnare spazio (e perdere un po' di soldini, ma come sono venale stasera...), rimangono da scegliere i comodini e l'essenza (betulla o faggio per la precisione)...
Comunque bella vacanza, tornando a casa mi sono resa conto che questa non è più casa mia, che penso già in funzione delle strade toscane, che il mio immaginario è del tutto proiettato lì e che, forse tristemente, non c'è nulla che mi tenga qui (a parte Ale, naturalmente, ma questi giorni sono stati una prova per quando verrà a trovarci a casa nostra da gennaio in poi!)
PICCOLE CONSIDERAZIONI VACANZIERE E POST VACANZIERE:
1) Se siete donne e avete quattro settimane tonde tonde di ferie di cui una sola con il vostro uomo e al mare, la natura si preoccuperà di ricordarvi il vostro stato femminile non solo puntualmente ma anche in anticipo durante quella settimana, anzi la natura sarà così bastarda che lo farà nel momento esatto in cui dopo quattro giorni sarete finalmente soli soletti;
2) Quando si invitano 10 persone a cena è inutile preparare tiramisù per 20, soprattutto se si è a dieta;
3) La mania da shopping compulsivo è direttamente collegata e proporzionale alla quantità di kg persi (da questa vacanza riporto: 2 slip, un  paio di scarpe, 1 maglia);
4) Le strade toscane stingono;
5) Non capisco cosa ci trovi la gente a Punta Ala di bello...il mare non è poi tutto 'sto granchè, non c'è assolutamente niente da vedere se non ville di VIP e politici vari, onestamente non vale la pena...chiaramente visto che Tiziano lavora lì per noi vale un discorso a parte, ma vorrei onestamente conoscere qualcuno che pensi che valga la pena spendere l'equivalente di una settimana a Sharm-el Sheik (si scrive così?) in un albergo cinque stelle pensione completa e massaggi vari per una sola notte e prima colazione a Punta Ala. Misteri della ricchezza. Io preferirei la Polinesia per sputtanarmi un anno di stipendio, sicuramente non la Toscana... magari non incontro Dorelli masticazzi?
6) Da quando il mio strato di grasso sottocutaneo si è un po' assottigliato la mia pelle reagisce meglio al sole. ciò per dire che mi sono scottata sì, ma che adesso la mia pelle è rimasta leggermente ambrata, wow!
7) Sono un bradipo sotto mentite spoglie...nel senso che staccarmi dal letto è veramente difficile
8) Farsi la doccia quando appena fuori c'è il tuo uomo pronto ad abbracciarti è decisamente più appagante di farti la doccia a casa con tuo padre fuori dalla porta che urla e dice che stai consumando tutta l'acqua;
9) Non ho nessuna voglia di tornare al lavoro domani
10) Niente, volevo solo arrivare a dieci, sono scema, lo so...
















sabato 21 agosto 2004

domani parto per le tanto agognate e sospirate vacanze con Tiziano...una settimana in cui dovrà anche lavorare ma purtroppo non può prendere ferie d'estate perciò tanto vale rassegnarsi...ci aspettano giorni di svago e di decisioni sull'assetto della nostra casetta...ultimamente mi sento molto sola nel pensare la nostra casa...sembra che a lui basti averla, quello che ci metteremo, come, quello di cui si ha bisogno per vivere sembra che non lo sfiori neanche di striscio e questo a me fa anche parecchio male direi...mi sento come se la casa fosse solo mia e lui occasionalmente venisse a trovarmi...speriamo cambi atteggiamento perchè a me sta venendo la gastrite nervosa e non riesco un granchè a dormire...
comunque a voi pochi lettori che passate di qua buona fine di vacanze, di cuore...ci risentiamo a settembre, speriamo più serena...


mercoledì 18 agosto 2004

sto impazzendo tra camere da letto e soggiorni...a volte penso che la mia vita sarebbe più semplice se non fossi un architetto e non avessi per niente il senso estetico...e sarebbe senz'altro più semplice se non avessi a che fare con fatture, I.V.A., tasse etc etc...perchè non ho assecondato il mio primo sogno lavorativo, quello di fare la cassiera? a conti fatti mi sarebbe senz'altro convenuto...

sabato 14 agosto 2004

ROMA-GROSSETO ANDATA E RITORNO, MANIACO COMPRESO NEL PREZZO


Mercoledì la vostra eroina è di nuovo salita dall’uomo di casa in occasione di una cena coi colleghi (suoi) a cui teneva molto a partecipare perché trattasi di persone molto carine, aperte e disponibili, insomma persone con cui è piacevole stare.
dopo un pranzo (frugale) da mcdonald (lo so, lo so, la dieta, ma ho preso solo un cheeseburger) la sottoscritta ha deciso di farsi lasciare dalla happy family al capolinea della metro e da lì andare a Termini e girare magari un po’ in libreria. Cosa che si è verificata puntualmente, con alcune sfumature grottesche se vogliamo.
la V.U.N. (Vostra Umile Narratrice) è un’accanita lettrice di ogni tipo di libri, ma quando dico ogni tipo significa proprio tutti, compresi chiaramente quelli, come dire, erotici. Stesso dicasi per i fumetti. Perciò la V.U.N. stava tutta bella locca locca in quel reparto della libreria a vedere se era uscito qualcosa di nuovo quando si avvicina lui: basso, tra i quaranta e i cinquanta, anonimo, occhiali, pelato, insomma il maniaco da manuale, il figlio naturale di Enrico la Talpa e Tinto Brass per capirci…come da copione il tipo sembra avere seri problemi respiratori: ansima un po’, sospira, parla a voce bassissima (deve aver letto da qualche parte che è sensuale) e con questa voce da oltretomba inizia a dirmi “questo fumetto è molto bello, io l’ho letto” bene, penso io, esticazzi? Poco dopo “si si è proprio bello”…la cosa è andata avanti per circa cinque minuti, il tempo che a me è servito per vedere se valeva la pena incrementare la mia collezione di fumetti e di scegliere due libri e sono andata alla cassa con lui a debita distanza. Non so cosa mi sia preso, tempo fa questa cosa mi avrebbe spaventata a morte, ma stavolta ho sorriso a me stessa e poi mi sono semplicemente allontanata, come se niente fosse. Chiaramente non mi ha seguito. Ormai so distinguerli: questo tipo di maniaci ci prova per default ma in realtà quello che gli piace è provarci, dubito fortemente che saprebbero gestire qualcosa di più profondo…i sadici sono peggio perché ti braccano e ti seguono (una volta uno mi ha seguito dalla feltrinelli di largo argentina al treno, per dire, e stavo comprando die testi di architettura…). Comunque per fortuna niente di pericoloso.
dopo gli acquisti porcellini la V.U.N. va a prendere il treno, sale, c’è una carrozza vuota si siede e inizia a sentire da subito un po’ troppo caldo…vabbè il treno è fermo, l’aria condizionata inizierà a funzionare quando ci muoveremo…dopo dieci-minuti-dieci di sauna il treno finalmente parte e…l’aria condizionata no. Dopo poco passa il controllore a dire che in quella carrozza l’aria condizionata non funziona, ma va? E io che pensavo di avere le vampate da menopausa…
risollevata dall’aver appreso che le mie facoltà riproduttive erano ancora intatte, ho raccolto armi e bagagli e sono andata alla ricerca di un posto in un’altra carrozza…sembra facile…erano tutti quasi pieni…ora, non che sia asociale, tutt’altro, ma leggere un libro come quelli che avevo comprato in uno scompartimento a conduzione familiare non mi pareva proprio il caso! Alla fine lo trovo: tranquillo, c’è solo una ragazza e il posto vicino al finestrino era pure libero…mi siedo, mi metto le cuffie, sento la musica e leggo, un paradiso…
alla stazione trovo il mio cucciolo, bacio da film, poi in farmacia per acquisti a tema e poi via verso la cena nell’entroterra, con bj improvvisato mentre lui era alla guida.
cena molto buona, io ho mangiato metà antipasto e il primo, poi la seratina prevedeva visita al castello per vedere le stelle cadere nel mare, ma eravamo entrambi decisamente stanchi…perciò a nanna…giovedì era previsto il ritorno ma si è deciso che sarei tornata da sola il giorno dopo col treno perciò abbiamo deciso di non mettere la sveglia, risultato: ci siamo alzati a mezzogiorno, coccole, poi pranzo con coppa di gelato e frutta e poi di nuovo coccole (spettacolari, direi), poi colloquio di lavoro, poi a vedere camera da letto e divano (la prima è quasi del tutto definita mentre per il secondo permangono dei dubbi sostanziali)e poi e poi e poi…
mare! Il primo bagno della stagione! Bellissimo, al tramonto ( avendo una carnagione tendente al trasparente devo evitare di prendere il sole in ore calde)…quando siamo usciti sono quasi morta di freddo, ma ne è valsa la pena…la prossima volta andiamo in un altro posto con maschera e pinne e si fa snorkeling! wow!
cenetta in un localino carino, e poco caro, dove ho esagerato con le calorie, ma a mia discolpa posso dire che era tutto il giorno che non mi reggevo in piedi, sarà stata la pressione, sarà che il gelato sono zuccheri semplici per cui dopo poco non ne rimane nulla, però ogni volta che mi alzavo dal letto o anche dalla macchina dovevo sedermi o appoggiarmi al muro perché il mondo si faceva tutto nero e girava vorticosamente. Purtroppo la bilancia non è stata d’accordo e ha pensato bene di far comparire quel mezzo chilo in più che poteva anche risparmiarsi e che sto cercando di rispedire al mittente al più presto!
la mattina dopo sveglia e poi a Grosseto a prendere il treno…prima però abbiamo passeggiato un po’ e ho visto una delle cose più tristi della mia vita…era un uomo, truccato e vestito da donna, sembrava completamente alienato…la cosa triste non era che fosse strano o ridicolo (non mi permetterei mai e poi mai di giudicarlo) bensì che non era felice, che quel travestimento non sembrava facilitargli l’impatto con il mondo esterno, avrei voluto conoscerlo, consolarlo, capirlo…
per il resto il ritorno in treno non è stato degno di nota.
comunque ormai quando torno qui mi sento sempre col magone, non sento già più questa come casa mia…sarà per questo che ho passato metà del pomeriggio odierno a incartare tazze, tazzine etc?












domenica 8 agosto 2004

il demone celeste deve avere uno strano modo di agire...ieri mi chiedevo cosa fare della parte di me in cui Lei ancora convive e oggi mi arriva un suo sms...ha saputo che mi sposo (radio serva funziona ancora ), pensava a settembre di quest'anno (funziona ancora sì, ma non perfettamente)...risultato: ci siamo sentite (per la cronaca ho chiamato io) e abbiamo parlato per 1 ora e mezza di tutto, come se in realtà nulla fosse successo. forse l'essenza della vera amicizia sta qui: nella capacità di risentirsi anche dopo essersi lasciati male e di riprendere i fili da dove si erano lasciati e soprattutto con lo stesso atteggiamento.
e alla fine un "beh, visto che a settembre non sarai in luna di miele, ci vediamo, non mi scappi..." fa bene al cuore e all'anima, chissà se poi una parte di Lei la porterò con me?
la cosa più bella di tutto questo è la serenità che provo e che mi pare abbia provato anche Lei...
i pezzi della mia vita iniziano finalmente ad incastrarsi formando un disegno che mi piace vedere, che altro dire?




venerdì 6 agosto 2004

Trasferirsi dà una sensazione strana: sai già che di te qualcosa lascerai necessariamente indietro…
chiunque mi conosca sa quante cose io abbia accumulato in neanche 28 anni di vita: sono una persona con un’incapacità congenita di separarsi dalle cose che ritiene proprie non tanto perché di sua proprietà quanto per le emozioni che quelle cose hanno potuto suscitarle.
E’ passato poco tempo da quando ho buttato i quadernini dove, all’epoca (si parla del 1991 credo), avevo scritto il nome Daniele circa 20000 e passa volte…allucinante, direte voi, allucinante, vero, ma in quel momento m’era presa proprio così: dovevo dimostrare il mio sentimento in ogni modo, per stupido che fosse.
chiaramente non c’era più niente di mio dentro a quei quaderni, perciò l’inesorabilità della perdita non l’ho avvertita, capitolo chiuso. Punto e a capo.
ma nella mia vita i punti e di seguito, anche senza maiuscola, le virgole, i punti e virgola e soprattutto i punti di sospensione (come risulta lampante a chiunque abbia letto qualcosa di scritto di mio pugno!) si sprecano…
ßc.v.d.
e allora cosa trasformare nel punto a capo di cui sopra? Cosa togliere dalla mia vita per sempre, cosa portare, cosa lasciare qui?
libri, riviste e fumetti mi seguiranno senz’altro (anche se dovrò destinargli un’intera stanza, credo), come chiaramente anche i vestiti (quelli ormai larghi li lasci qui come scaramanzia, tiè), ma il resto? Questo amato e odiato ciarpame che popola la mia stanza e la mia vita, che ne sarà di lui? I miei adorati peluche, i poster, gli oggettini, le sorprese degli ovetti, gli adesivi?
ma la cosa più difficile è valutare gli oggetti ricevuti da altri, altri con cui avevi anche splendidi rapporti ma con cui non li hai più, altri cui tuo malgrado non riesci a smettere di voler bene…una è Lei…guardando al passato non riesco più a definirla, non riesco a dare un nome a quella che era amicizia sì ma condita dal succo infetto dell’infatuazione, di una forma di amore che anche oggi non riesco a capire. Molte cose nella mia stanza parlano di Lei: lo specchio decorato che mi aveva regalato, il quadretto con le Sailor, gli oggettini che mi aveva portato da Lecce, la scatola con le decorazioni in cernit, alcuni libri…ma in realtà la sua presenza è ben più profonda: lei mi ha iniziato ai fumetti, ai manga, a Manara…Lei è in ogni cosa io faccia con le mie mani perché il nostro Akindo era nato insieme, era come il nostro sogno, il modo per evadere quella realtà che tante volte ci stava stretta e che ci rappresentava sempre meno. E ogni volta che prendo in mano materiale per produrre qualcosa per i mercatini, come mentre sono fisicamente al mercatino, sento l’ombra di un’assenza al mio fianco…una presenza muta e pesante. Mi chiedo spesso cosa sarebbe successo se un anno e mezzo fa avessi semplicemente continuato a ingoiare cose che mi facevano stare male, se avessi continuato a permetterle di ignorare i problemi che Lei asseriva non ci fossero ma che, se dopo la mia sfuriata non ci siamo viste e sentite praticamente fino ad adesso, mi pare evidente ci fossero.
una parte di me, quella che si fa male indubbiamente, continua a ripetersi che forse potevo dare un’altra possibilità, che dovevo capire che magari era un periodaccio anche per lei, continua a proiettarmi il film di tutte le volte che ero disperata per qualcosa e lei c’era, magari coi suoi modi e coi suoi tempi e luoghi ma c’era.
c’è poi un’altra parte di me che si vede più bella e indipendente, adesso. Quella che avrebbe voluto che Lei riconoscesse che non erano solo paranoie mie, come amava dire fossero, che c’era un problema, che in quel momento non ero io quella che aveva bisogno le fosse vicina.
a queste due parti posso forse dare i nomi di amore e orgoglio?
non posso e non voglio cancellarla dalla mia vita come si cancellano cose che non ci servono più…Lei non mi è mai servita. Non era necessaria, tanto più che vivo anche adesso che non la frequento più, ma mi manca, è inutile raccontarsi favole…per questo forse lasciare qui le sue cose potrebbe essere curativo…ma iniziare un nuovo percorso chiudendo questa porta è quasi inaccettabilmente triste, è una perdita che ancora reputo dolorosa e di cui ho inspiegabilmente paura. Paura perché mi sembra di scappare, di andare via, di negarmi cose che non sono ancora riuscita a chiarirmi. Si certo posso andarmene e lasciarla indietro e forse dimenticarla tra le pagine della mia storia, ma che senso avrebbe? Che senso potrebbe avere chiudere con un atto di forza un qualcosa che a livello fisico è chiuso, non ufficialmente, e a livello emozionale è tutt’altro che chiuso?
e Lei? Vorrebbe essere portata o preferisce essere dimenticata?
che fare? Seguire il cuore o la ragione? L’amore o l’orgoglio?














mercoledì 4 agosto 2004

anni fa non lo avrei definito un giorno come tutti gli altri, anni fa era una giornata particolare, anni fa avrei indossato uno specifico pigiama, anni fa avrei pensato ad una persona pur amandone consapevolmente un'altra. cosa mi ha lasciato quel 4 agosto? tanto, nel bene e nel male...è il giorno in cui posso dire di essere diventata grande, di aver scelto per la prima volta di dividere una parte di me con qualcun altro, è il giorno che fa da spartiacque alla mia vita, al mio carattere: tutto quello che era stato non è stato più. è un giorno che mi ha portato a esperienze dolorosissime, a ferite, a odiarmi, ma è stato anche il giorno della scoperta, della passione, dell'amore. è stato un giorno, una notte, di cui ho pagato le conseguenze per anni e per 11 interminabili giorni fatti di suoni del telefono che temevo, di ordini, di ineluttabilità.
Sono anni, 9 ormai, che non vedo Daniele...non credo neanche di aver voglia di vederlo o di sentirlo. per me è un capitolo chiuso. vorrei che anche il resto di agosto diventasse un capitolo chiuso, vorrei non avere questo malessere ogni volta che passato il 4, il 13 arriva presto a ricordarmi quello che avrei voluto dimenticare e che gli altri avessero dimenticato.
non rinnego nulla, non rimpiango nulla, quello che è successo il 4 agosto del '90 mi ha profondamente cambiata, mi ha reso una persona insicura, paurosa, grassa, anche infelice...ma mi piace pensare che mi abbia reso più matura, che in qualche modo mi abbia (ri)portato a Tiziano e che anche grazie a questo, perciò, io oggi non abbia paura a dire che sono felice.




lunedì 2 agosto 2004

Nei mattini pallidi imburrati di foschia…

così inizia una delle più belle canzoni di Baglioni, Ragazze dell’est.
tanti anni fa a Pasqua un’allegra combriccola partì per circa 15 giorni. La meta era la Jugoslavjia, il mezzo era un transit, i partecipanti erano tre coppie, due delle quali con figli…uno di quei figli ero io.
la terra che ci accolse era già da allora quel grande calderone di etnie, lingue, usanze, religioni, scritture che poi sarebbe scoppiato insieme alla guerra pochi anni dopo. Trovammo povertà e paesaggi meravigliosi, non ancora contaminati dalle architetture occidentali di centri commerciali e ristoranti futuristi…era un paese in cui la gente affittava le camere per arrotondare il misero bilancio familiare, dove per mangiare in 9 spendevamo quanto una coppia in Italia…era un Paese che stava ancora conoscendo la fame che i nostri nonni avevano patito durante la seconda guerra e che a noi era stata, purtroppo o per fortuna, risparmiata… la gente chiedeva per farti dormire o farti mangiare quello che serviva loro per vivere, senza speculazioni perché avevano davvero bisogno di quei soldi.
in quei 15 giorni visitammo la Slovenia, la Croazia, ci spingemmo anche parecchio verso il basso…vedemmo dei posti veramente meravigliosi…la Cattedrale di Zagabria, i laghi di Plitvice (dove ho giurato a me stessa di riandare ora che li hanno riaperti), le cascate di Vintgar…luoghi che la guerra anni dopo avrebbe sistematicamente e deliberatamente distrutto e luoghi che sfuggirono allo scempio…
mia nonna è slovena, nata quando quella parte era Italia (quindi cittadina italiana a tutti gli effetti) ma da una famiglia del luogo, in un posto che era stato prima sotto l’Austria. La loro lingua era lo sloveno, le loro tradizioni erano slovene, la loro cucina era slovena. Mia nonna ha visto uccidere due maestre dai partigiani perché insegnavano la lingua sbagliata. Mia nonna è italiana ma le sue radici e il suo cuore sono slavi. Io sono cresciuta portandomi dentro una parte di questo bagaglio culturale. Ne’ io ne’ mia madre sappiamo lo sloveno, purtroppo, ma non escludo di impararlo prima o poi. Le feste a casa mia erano, e in parte ancora sono, sempre scandite da strudel e potica; da piccola ho imparato Astro del ciel in sloveno, sveta noč, so dire qualche parola in questa lingua per noi difficilissima che declina qualsiasi cosa.
in Yugoslavija ritrovammo la sorella di mia nonna, zia Leopoldina, una donna forte e buona, conobbi parenti di cui avevo sentito parlare, i ricordi di mia nonna iniziarono ad avere visi e parole,
ma la cosa che più è rimasta nella mente di quella bambina di quasi dieci anni è stata la gente…la gente che andava a fare la spesa al mercato, che sceglieva le verdure, che usciva da quelli che un occidentale avrebbe chiamato negozietti e che loro consideravano supermercati. Quella gente povera con una compostezza incredibile, quegli occhi così profondi, di gente che conosceva già allora il proprio destino, di gente che sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo…di gente che valutava le cose per quello che erano non per quello che sembravano…quella bambina improvvisamente si vergognò della scorta di gomme da masticare e caramelle che si era portata…quella bambina notò il contrasto tra sua madre, vestita sportiva ma comunque bene, pettinata e coi colpi di sole e quelle donne coi fazzoletti in testa, i vestitoni quasi informi e quella vaga tristezza e consapevolezza negli occhi…quella bambina fece caso che come si scendeva attraverso quella nazione, di cui aveva tanto sentito parlare e che aveva studiato a scuola, il paesaggio diventava più brullo e la gente più triste.
quella bambina non dimenticherà mai la Messa di Pasqua nella cattedrale di Zagabria, non dimenticherà la fila di donne coi canestrelli con le uova per il pranzo da far benedire.
non dimenticherà mai il pianto e gli occhi del bambino il cui cane scappando era finito sotto le ruote del loro transit, non dimenticherà il padre di quel bambino che, accorso, prese il cane e lo gettò nella spazzatura come a dire Figlio succede, non affezionarti troppo ne’ alla vita ne’ agli affetti. Quell’adolescente negli anni della guerra ha pensato spesso a quel bambino, sperando che la guerra non l’avesse gettato nel cassonetto con la stessa freddezza di suo padre col cane.
anni dopo sono tornata con Tiziano in Slovenia, in qualche modo volevo fargli vedere una parte di quelle che reputo le mie origini, siamo stati nel paese di mia nonna, Idrija, per scoprire che non ci sono più le donne che lavorano fuori alle case coi tomboli, che quella tradizione è andata persa, che ci sono palazzoni occidentali, scuri, incombenti…ho acceso un lume sulla tomba da cui i miei bisnonni mi salutano con un malinconico nasvidenije, arrivederci, ho cercato la casa dove è nata mia nonna, le ho comprato un disco di canzoni natalizie nella sua lingua, in modo che dopo anni sentisse ancora qualcuno invocare la pace, la speranza e Dio con le parole con cui lei aveva imparato ad invocarle anni e anni prima.
ma di quella atmosfera che per anni avevo associato a quel Paese non ho ritrovato nulla. Non sono potuta andare fino in Croazia, ne’ tornare a Plitvice, uno dei posti più belli che abbia mai visto, ma quello che ho visto della Slovenia mi ha lasciato atterrita: centri commerciali, ristoranti inutilmente costosi, speculazioni commerciali a go-go.
insomma avevo lasciato un posto povero ma non contaminato dal consumismo e dal bieco capitalismo e ne ritrovavo un altro in cui non c’era più la lotta contro la fame ma in cui la speculazione economica aveva distrutto le tradizioni e le caratteristiche del luogo…
sono passati un po’ di anni anche da quando sono tornata lì, ma da allora la mia coscienza politica e sociale non è più stata la stessa…una volta c’era gente che viveva di piccole cose e che gustava appieno quel poco che aveva ringraziando il suo Dio per quello, ma era gente repressa e infelice che non poteva esprimere un parere contrario a quello del governo, ora c’è gente felice, che può vestirsi come vuole e permettersi macchine belle come le nostre ma che ha perso le sue tradizioni e che si è piegata al capitalismo anche senza apparente grande difficoltà…
da allora mi chiedo spesso se il capitalismo sia una cosa buona o no…ci sono nata e cresciuta dentro, per me è facile criticare o esaltare questa realtà perché è l’unica che io conosca…
i ricordi di quella ragazzina di dieci anni e di quella donna di ventitre fanno sì che io cerchi di essere obiettiva e coerente ogni cosa io faccia, fanno sì che le miei idee politiche siano le mie e non quelle del partito che ho deciso di votare, che io mantenga i miei valori e le mie convinzioni, per sbagliate che siano finché qualcuno non mi dimostri che lo sono veramente. Come non mi fido di una Nazione capace di fare una guerra per motivi palesemente economici, non mi fido di chi mi propaganda la pace affiancando una bandiera fatta di tanti colori ad una che un colore ce l’ha ed è il colore del sangue che tanta gente ha versato in suo nome. Il fatto che in Italia non ci sia stata una dittatura comunista (ufficiale, visto che poi i libri di storia sono di una parzialità che dovrebbe spaventare e non lo fa: la manipolazione degli eventi, il dedicare pagine e pagine agli eccidi tedeschi e tre righe a quelli russi su libri su cui studiano tutti i neo elettori, non è una forma di dittatura culturale? Non riconoscere dignità e sdegno a quelle morti non è paragonabile al dimenticarsi di tutti i conflitti che ci sono nel mondo per farne uno più interessante dal punto di vista politico?) non significa che questa forma politica non abbia pecche.
cosa dà la felicità: la ricchezza o la dignità delle proprie tradizioni?
la felicità è nella possibilità, nella libertà che abbiamo di comportarci come crediamo…quello che discrimina, volenti o nolenti, questa nostra libertà non è una forma di governo o un’altra…ciò che regge lo stato di diritto nelle nazioni civili sono le forze dell’ordine, anche se sembra un controsenso. Ma nelle difficoltà della vita, nei momenti di bisogno, per tutelare i nostri diritti o per rifarci di un torto subito a chi ci rivolgiamo? Ai politici o alle forze dell’ordine?
scrivo queste cose perché è stato da poco l’anniversario della morte di un ragazzo a Genova, una pagine buia della nostra storia sociale e civile, una pagina su cui anche le forze dell’ordine hanno scritto col sangue, una pagine che per nulla al mondo dobbiamo dimenticare, una pagina che però vede uscire il ragazzo morto come un eroe. No, questo no. Perché andare in giro con un passamontagna a tirare estintori ai carabinieri non significa essere pacifisti, ne’ tanto meno eroi, perché non dimentichiamoci di quei negozianti che hanno visto i loro negozi rotti e distrutti o dei genovesi che hanno trovato la loro macchina distrutta… e perché? Perché il negozio, la banca, la macchina sono segni del capitalismo che va combattuto perché segno dell’ingiustizia sociale? E questa gente che fa queste splendide battaglie ideologiche dove va a fare la spesa? Fa il pane in casa? Dove mette i soldi? Sotto il mattone? Questi ragazzi che ora campano alle spalle di genitori abbienti un domani a chi chiederanno il mutuo per poter comprare la casa dove far crescere la loro famiglia? Questi ragazzi non hanno macchine?
queste contraddizioni, mi spiace, io non posso fare a meno di guardarle e di ragionarci.
perché se quei manifestanti hanno potuto, possono e potranno continuare a manifestare è perché c’è comunque un sistema di forze dell’ordine che li tutela e che li preserva, se possono stare tranquilli a mettere i soldi in banca è perché ci sono persone che fanno servizio antirapina, se possono andare in giro e non sentirsi nel far-west è perché ci sono un gruppo di uomini, e donne, coraggiosi pronti a rischiare la loro vita per una miseria. E questo non dimentichiamocelo, mai. Siamo umani e tutti sbagliamo ma dovremmo anche essere capaci di dire grazie. E di vedere anche le cose che non ci piace vedere e di ragionare con la nostra testa e di discernere quello che è ideale da quello che diventa speculazione politica.
io credo che noi dobbiamo ringraziare tutti i giorni la vita perché ci viene data la possibilità, la scelta, la libertà…libertà che è stata negata a molti popoli da diversi regimi. Io non so, sinceramente, cosa sia meglio tra comunismo e capitalismo, non mi riconosco pienamente in nessuno dei due ma sto raggiungendo la triste rassegnazione che ognuno dei due ti toglie una parte fondamentale di te.
e questo lunghissimo post, senza capo ne’ coda, mi spiace, non porta a nulla e non serve a nulla se non a farmi fermare su carta, o monitor, pensieri e ricordi che altrimenti sarebbero sfuggiti, ma quella bambina, quell’adolescente e quella donna stasera gridavano in me per uscire e per gridare la mondo che ci sono e ci sono state e soprattutto per ringraziare che non sia stata loro negata la più grande delle possibilità: la possibilità di esistere, e di pensare.