giovedì 22 dicembre 2005

DUE BRACCIA STRAPPATE ALL'AGRICOLTURA


la fra è un mese che si sbatte i cosiddetti per fare un lavoro che non le competerebbe affatto, no no no. all'alba del nostro ritorno dopo le ferie, l'ark ha commissionato lo strutturale di un grosso edificio ad un coglione professionista, ingegnere, poiché lui ha sempre calcolato le strutture con il metodo delle tensioni ammissibili mentre ora la normativa impone quello degli stati limite. il mio ark ha quasi 70 anni e quindi nessuna voglia di mettersi a studiare un altro metodo (per inciso: i suoi edifici non sono mai crollati...). cmq eravamo rimasti a settembre. passa un giorno, ne passa un altro, ne passano una cifra e la proprietà inizia a dirci che vorrebbe st'esecutivo perché, ritirata la concessione, vorrebbe iniziare i lavori. ok. lo chiamiamo. nel frattempo s'era fatto novembre. questa perla di professionista si fa trovare palesemente con le brache calate e ci dice che è pieno di lavoro, i calcoli sono fatti ma sa le tavole sono da impaginare... va bene, dice il mio ark, li impaginiamo noi. noi significa IO ché lui a malapena lo sa accendere il pc. vabbè. io inizio diligentemente, a fine novembre, a impaginare le tavole. cosa che si dimostra complicatissima perché lui ha usato un solo layer per tutto quanto e vanno cambiate anche tutte le altezze dei font. l'errore madormale che ho commesso è stato però quello di pensare che il resto del lavoro fosse stato fatto bene. quando, dopo aver impaginato 20 tavole A0, ho aperto le tavole delle carpenterie mi sono vista passare davanti tutta la vita, come dire. voi sapete cos'è un filo fisso? a meno che non siate architetti, geometri o ingegneri no, vero? ebbene pare non lo sappia neanche lui. per la serie blog utilità: un pilastro generalmente rastrema salendo di piano poiché è inferiore il carico che vi insiste sopra, il filo fisso rappresenta la parte del pilastro che rimane allineata salendo, detto in due parole. per evidenza concettuale, un filo fisso deve necessariamente passare per un pilastro. per il rommel de' noartri pare che possa anche passare a 2,5 cm dal pilastro, invece. a parte il concetto errato in sè, me lo vedo proprio il carpentiere che si mette col decimetrino a misurare i 2,5 cm. quindi vanno reimpostati tutti i fili fissi. ma, pensa la fra, proviamo nel frattempo a sovrapporre l'architettonico (fornitogli) con la carpenterie. un disastro. da mettersi le mani nei capelli: travi dove non avevano senso alcuno di esserci (se ho disegnato una corte aperta che senso ha metterci una trave a chiusura? se ho una scala che si regge da un setto portante cosa ci sta a fare una trave trasversale, agli utenti cosa faccio gliela faccio saltare alla cavallina?), e pilastri di dimensioni non compatibili con le richieste.  gli è stato chiesto di usare pilastri che avessero una delle due dimensioni pari a 25 cm, in modo da essere inseriti in murature da 30 compreso rivestimento. se non ti è chiaro il concetto chiedi chiarimenti, cavoli, no? no. ciò ha significato che la fra abbia dovuto cambiare le dimensioni dei pilastri, ridisegnare i fili fissi e di conseguenza reimpaginare e ricontrollare ogni trave e pilastro su cui aveva lavorato in precedenza e inoltre ricalcorare le quantità di ferri, dopo aver tolto quelli delle travi inutili. un mese di lavoro, su UN edificio. gli edifici sono 4, per inciso. ieri ho finito l'edificio A: 25 tavole A0 stampate, fotocopiate (sì abbiamo la fotocopiatrice grandi formati) in 4 copie (proprietà, incaricato del computo e 2 per il genio civile), tagliate e piegate. il lavoro di stampa, fotocopia, taglio e piega ha richiesto dalle 9 di mattina alle 7 di sera con una pausa di 15 minuti per andare a prendermi un gelato al volo. vabbè, cosa fatta.
stamane ho iniziato l'edificio D, che per qualche strana regola alfabetica è intercluso tra due edifici A speculari. vabbè. ah, intercluso significa che ha dei pilastri in comune, mica cazzi. ecco. stavolta non mi freghi: ho aperto per prime le carpenterie. i soliti pilastri dove non servono, ok. ma mi volete spiegare perché la stessa trave se studio l'edificio A è retta solo dai pilastri dell'edificio A e se studio l'edificio D è retta solo da quelli dell'edificio D, che peraltro non coincidono? cioè la struttura è unica e lavora tutta insieme, come cappero ti viene in mente di separarla? io francamente non so più come fare. quando me ne sono accorta volevo spegnere il pc, prendere tutte le mie cose e andarmene a casa per non tornare mai più.
la cosa che più mi rode è che 'sto stronzo incompetente verrà pure pagato per aver svolto 'sto lavoro...quanto mi darebbero per omicidio?

lunedì 19 dicembre 2005

mentre eravamo a Bergamo (sì giovedì abbiamo fatto GR-BG-GR in meno di 18 ore, applauso, grazie) mi sono arrivate tipo 13 telefonate da una persona che conosco bene, una mia ex compagna di classe, ex compagna di scout, ex compagna di banco, ex tante cose. m'è preso, chiaramente, un coccolone. ho pensato alle tragedie più tragediose che potevano essere capitate e mi si prospettava l'appuntamento con un qualcosa che non volevo sapere. mi sono fatta coraggio e l'ho chiamata. nulla di tutto questo. stiamo organizzando una cena tutti insieme, ci farebbe veramente piacere che tu ci fossi. io? sei sicura? forse 10 anni vi sono bastati per capire che non sono quella stronza che pensavate io fossi. o forse lo ero, chissà. d'altronde io ero quella che NON DOVEVA avere problemi: famiglia benestante, bene a scuola da sempre, simpatica ai prof...già. non vedevate i miei 100 kg, la disabilità di mia sorella...e io non potevo proprio parlarvene, non avreste capito. non sapevate che nei negozi capitava che mia sorella andasse vicino agli altri clienti e che loro si pulissero la pelliccia. non sapevate che non uscivo in cortile a ricreazione perché vedere quel ragazzo ridere era una coltellata dritta dritta al cuore. e anche se l'aveste saputo credo francamente che non avreste saputo che farci. la nostra classe era un tale amalgama di problemi che uno psicologo ci avrebbe campato per anni: avevamo la ragazza razzista, la ragazza mulatta, la ragazza rimasta incinta a fine terzo anno, la ragazza anoressica, quella picchiata dai genitori, quella che beveva, il ragazzo che si uccideva di canne...i loro problemi erano peggiori dei miei perché venivano raccontati e influivano sul rendimento scolastico. io, di Ale, non ho mai parlato a nessuno dei prof. non ho mai usato i miei problemi familiari come alibi per non impegnarmi nelle cose, anzi. mi è stato insegnato, dai miei e dalla vita, che non tutti hanno la fortuna di un cervello che funziona e che era mio dovere, anche nei confronti di mia sorella e di tutte le persone meno fortunate di me, farlo funzionare sempre al meglio e al massimo.
senza rancori, chiaramente, sono passati 10 anni e ora i miei pianti notturni di allora sono lontani anni luce. però lo stupore che si siano ricordati di me, che ci tengano alla mia presenza, beh, quello rimane. ho saputo che ci sono state altre cene, in questi 10 anni, almeno 1o 2. l'ho saputo, per caso, dopo. perciò perdonatemi lo stupore.
poi ci andrò, ben inteso. mi fa piacere mettermi di fronte ad uno specchio che mi presenti la me stessa di 10 anni fa. mi fa piacere rivedere persone con cui ho passato 5 anni che, cavoli, proprio pochi non sono. mi farò GR-RM-GR in meno di 24 ore ma ormai è nella media.
non voglio fare la cinica e la dura...il fatto che mi abbiano chiamato mi ha sì stupito ma mi ha anche fatto tantissimo piacere. forse con la maturità dei nostri quasi 30 anni ci sarà anche possibilità di riallacciare o allacciare ex-novo qualche bel rapporto. quasi quasi ci spero pure, tié.

martedì 13 dicembre 2005

Il fine settimana passato ci ha visti alle prese con pubblicazioni (avviata la trafila), fiori (visto qualcosa, capito cosa non voglio), viaggio (siamo con le idee più confuse di prima e lo scazzo a mille).
ma mi ha visto anche seduta ad un tavolo con Greg finalmente soli a parlare un po’. È tanto quello che abbiamo da raccontarci. E mentre la cena scorre ci si racconta il vissuto, i problemi, quello che ci preoccupa. Chissà perché è più facile condividere uno scazzo che una gioia…mi parla del lavoro che ha lasciato, gli parlo della QFS, del bisogno di condividere questo momento bellissimo e unico e dell’impossibilità di farlo perché siamo lontani dai nostri amici. Alla fine della cena parliamo di architettura, sai forse farò questo lavoretto ma non so, ti spiego. Ci facciamo prestare una penna e quel tavolo di ristorante cinese si trasforma in uno dei tanti banchi che ci hanno visto scambiarci pensieri architettonici e non. Le idee vengono, è come se il mio cervello si fosse svegliato dal torpore in cui qui è costretto: faccio la caddista, è inutile negar(se)lo. Alla fine andiamo via, ci fermiamo in macchina nel punto panoramico più bello della mia zona. Accanto a noi l’amore scopre le sue carte in macchine appannate. Forse siamo gli unici a parlare, qui. E le parole iniziano ad avere un peso. Si parla di sentimenti, di sesso, di amore. Si parla senza imbarazzo, come sempre. Chissà perché non sono mai riuscita a parlare di sesso con una donna mentre con un uomo è così spontaneo. Ci confrontiamo su mie confusioni recenti, ci confidiamo voglie e dubbi come a voler conferma dall’altro che è normale averne. E poi mi parla della persona con cui sta. E per la prima volta usa la prima persona singolare del verbo Amare. Lo conosco da 10 anni, da sempre ci siamo raccontati la vita e mai, mai, l’ho sentito usare quel verbo. Sempre mille dubbi, mille incertezze. Sì, stiamo insieme, ma, forse…lo so, lo conosco, lo sento che questo lo spaventa ma lo trovo sentimentalmente più sereno di quanto ricordi averlo mai visto. Deve ancora affrontare delle cose e delle persone, il percorso che ha deciso di seguire, il SUO percorso, non è facile ma mi sembra più consapevole di sé stesso di quando seguiva il binario del ciò che mi aspetto da te. Alla fine è ora di andare via…buonanotte, amico mio. E grazie, di esserci.

un altro amico, comune, una cena al volo prima di partire. Mimmi e Bene risplendono di luce propria, si direbbe. Lui ha un sorriso da pubblicità di dentifricio ma fa l’uomo duro che vuole nascondere la debolezza di una gioia in fieri, lei ha i tratti morbidi come mai li ha avuti, forse sarà per quel chilo e mezzo circa di Michele che le nuota dentro…chissà…


Un we per capire, da noi e dagli altri, che siamo cresciuti…e che non ci dispiace affatto.

 


lunedì 12 dicembre 2005

mercoledì 7 dicembre 2005

Aprimi come un giglio
aprimi come una finestra al sole
disegna le tue idee con le dita sulla mia pelle.
Come ad una lampada persa
ridammi il chiarore
ricostruiscimi con le tue mani
lascia impazzire nella mia mente perdute emozioni.
Carezza con lo sguardo nuove colline
fammi arrossire con le parole più strane d'amore
ferma quell'orologio che batte nella mia fronte
l'amore è , l'amore è il mio orizzonte.
Aprimi come un foglio
leggi tra le pagine degli occhi,
lega il mio orgoglio
brucia tutti i miei vestiti vecchi
fammi bella senza nulla
come un cielo di gabbiani
ricostruiscimi con le tue mani
lascia cadere nel caffè del mattino nuovi guai.
La mia malattia è il tuo nome
parlar d'amore oggi mi sembra banale
eppure ferma quell'orologio che batte nella mia fronte
l'amore è, l'amore è il mio orizzonte.
Fammi arrossire con le parole più strane d'amore
ferma quell'orologio che batte nella mia fronte
l'amore è, l'amore è il mio orizzonte

mercoledì 30 novembre 2005


Nel paesotto ci sono un sacco di supermercati. tanto per citarne qualcuno ci sono tre conad, la coop, la pam, il liddl, il penny...la fra, che è stata cresciuta con l'abitudine delle offerte speciali, fa in modo di passare periodicamente in ognuno dei sopracitati (mica solo questi, of course) quando sono in uscita i volantini delle nuove offerte. li porta a casa, valuta, fa un piano d'attacco poi prende il suo bel carrellino e va. al pam ci si va quando le offerte lo richiedono e per comprare il cibo etnico, alla coop rigorosamente la spesa settimanale e rigorosamente di domenica (ché ci sono i punti doppi), al conad quando capita, al liddl e penny di sabato, con calma e per comprare cose in scatola o cibi etnici particolari.


questa programmazione degli acquisti mi permette di incontrare un sacco di gente. alla pam incontro gente normale, come me, attenta ai prezzi e alle offerte. Gente che spesso viene dai paesetti vicini, entra, compra, paga e se ne va. Alla coop incontro gli autoctoni e le sciure, quelle che ignorano totalmente l'origine della parola coop (che, ricordiamo, sta per cooperative operaie) tanto sono nascoste da pellicce e roba firmata. gente che fa solotto, gente che compra e non bada al prezzo, gente che se c'è l'offerta è meglio ma compra tutto uguale, gente che guarda in che mondo viviamo ci sono sempre meno soldi questo governo è uno schifo però vuoi che possa rinunciare alle mazzancolle a 46 € al kg? magari poi vanno alla festa dell'unità e si sentono di nuovo tanti belli e comunisti. gente che odio, ma è divertente guardarla nella loro piccolo-borghese mediocrità, nel loro ho fatto i soldi (come?) perciò mi sono elevato. patetici.
al liddl e al penny incontro gente, per lo più stranieri, che vive un pelino sopra l'acqua, che non indugia in frivolezze, che ride di gusto o è triste sul serio. gente più vera. gente che sembra conoscere perfettamente il valore del denaro. bella gente, autentica.


non riesco a collocarmi in nessuno di questi ambiti, forse è la mia naturale tendenza a sfuggire da qualsivoglia catalogazione, a non soddisfare nessun criterio di appartenenza. a volte mi sento straniera ovunque. ci sono categorie di persone cui sorrido con più gusto, tutto qui.
la realtà che vivo qui è quella della coop, per intenderci. è una realtà gretta, chiusa. in cui se il tuo credo politico ha il colore sbagliato o non ha colore, se non prendi apertamente la LORO posizione, sei fuori. fuori da qualsiasi incarico pubblico, per dirne una. fuori dalla società. se non parli la loro lingua, se non ti vesti come loro, se non fai la spesa dove la fanno loro, se non ti omologhi, sei fuori. sei e resterai uno straniero. ti servono perché porti denaro ma non ti sorridono mai, ci tengono a mettere dei paletti, a mantenere le distanze. la romana un po' snob che c'è in me sorride e pensa fa' pure tanto il sostenuto tanto fino a sessant'anni fa dormivi con le vacche, poi la tua terra è andata di moda e hai fatto i soldi, ma sempre vaccaro rimani, un vaccaro ripulito magari, sai che svolta. sei vaccaro dentro e ci morirai se continui a sentirti superiore...lo penso, poi mi assale una gran tristezza, per me e per loro...


martedì 29 novembre 2005

HP


Che GoF sarebbe stato un film cupo non c'erano dubbi.  il quarto è in assoluto (ma io non ho ancora letto il sesto) il libro più tetro e introspettivo della serie. Troviamo i ragazzi cresciuti, alle prese per la prima volta con affetti e rivalità. diciamo che i sentimenti, quello splendido e atroce groviglio di sentimenti che caratterizza l'adolescenza, fanno finalmente capolino in questa storia. per la prima volta vediamo il Male. e non potremo più parlare di Chi Sai Tu, il Male ha un nome e un corpo. Si affronta la paura e per la prima volta l'amicizia viene minata da sentimenti meno edificanti ma più umani. peccato non si sia parlato per niente di un certo insetto, dovranno recuperare nel prossimo film. assolutamente resa bene la crudeltà della scelta della seconda prova. Il torneo tre maghi sembra quasi una parafrasi della vita: lotti per qualcosa che ti pare prezioso, l'ottieni, poi la vita ti insegna che sono altre le cose che rischi di perdere, cose che ti sono molto care...infine, tra mille strade che ti si aprono devi sempre scegliere mantenendo la piena coscienza di te stesso...Un pochino troppo accentuato l'affetto di Hermione nei confronti sia di Harry che di Ron, a mio parere. e, altra pecca, hanno liquidato un pochino troppo semplicisticamente la fuga da azkaban del cattivo della storia: ci avrebbe aiutato a capire una morte che così appare fumosa. reso perfettamente invece il turbamento di Neville nei confonti della maledizione senza perdono crociatus.
insomma un bel libro, reso un bel film. mi sono emozionata dal primo fotogramma!
piccola riflessione: mentre uscivamo dalla sala, vedendo la massa di bambini silenziosi, mi sono chiesta perché mai fossero lì. il film è brutale, triste, tetro. affronta temi decisamente difficili da spiegare a bambini di 4 o 5 anni. ma i genitori leggersi il libro prima no?

venerdì 25 novembre 2005

DE MATRIMONIO #2: IL VESTITO


Davanti al negozio io e mia madre.
Lei: mi raccomando fatti un'idea di quello che vorresti (n.d.a. io me l'ero pure fatta ma poi...), delle caratteristiche importanti che vorresti avesse il tuo vestito...
Io: ma mamma! non posso entrare e chiedere un vestito che svacchi, non sembri una meringa e sdrammatizzi il culo...

lunedì 14 novembre 2005

questo è un post un po' strano...
ieri ho visto un film, un pornazzo, diciamocelo apertamente. ora, io sono una personcina di larghe, larghissime vedute. lungi da me esprimere giudizi, specialmente in campo sessuale. ho visto più zoccole passeggiare per il corso del mio paese che nelle cassette porno.
quello che mi ha sconvolto, sì perché mi ha proprio sconvolto, è stato il totale ribaltamento di ruoli presente nel film. una premessa fondamentale: c'erano i trans. ok, l'ho detto, ora l'anatema clericale (ehm ehm) cadrà su di me, ma tanto non frequento e sono anche poco vagamente anticlericale perciò peccato più peccato meno...
ora, a parte la stranissima sensazione di vedere una donna col pipo (e che donna e che pipo) che, voglio dire, lascia quantomeno un po' così, è stata la presenza maschile propriamente detta a sconvolgermi.
cioè, mi spiego. la fantasia sessuale femminile di possesso fisico di un corpo maschile, ovvero di sottomettere il maschio, è largamente condivisa e conosciuta. e vabbè. quindi tu ti immagini un uomo che lotta strenuamente per conservare la sua virilità e il suo ruolo. e, voglio dire, sarebbe anche parecchio eccitante. oppure ti immagini che accetti questa cosa solo per amor tuo, volendoci mettere anche l'aspetto da eroe romantico. ma non ti aspetti proprio che stia lì a godersela con tanto di faccetta ebete mentre una donna (!) sta lì a sbatterselo come una bandiera al vento. no no no.
ma ancora ci si poteva stare...
poi mi è stato detto "evidentemente quello è un gay". e ho visualizzato una faccia, ho visto in tre secondi un mondo che non volevo proprio vedere non perché mi faccia schifo ma perché è strano immaginarti una persona cui vuoi bene in un ruolo che è il tuo.
cazzo, sono parecchio parecchio confusa. forse mi sto rendendo conto ora di tante cose, forse il mio voler bene a quella persona ha tacitato tutta la confusione, tutto il disagio che invece ora provo abbastanza forte.
non lo so, non cambia nulla, non potrebbe...ma tutto sommato preferivo che questo mondo non mi si rivelasse così...

mercoledì 9 novembre 2005

COSE CHE NON DIMENTICHERO' MAI

La sensazione di guardarmi con l'abito più importante della mia vita, che immaginavo mooolto diverso da quello che poi ho scelto. ho immaginato la faccia di Tiziano e giuro il cuore s'è riempito

Lo sguardo di mia madre quando sono uscita dal camerino per la prima volta vestita da sposa. Commozione (pensavo peggio in realtà) e improvvisa consapevolezza che allora è proprio vero che mi sposo...

La faccia di Laura quando le ho chiesto di fare una cosa molto importante per me, nel momento esatto in cui ha capito. Splendida.

La bellissima chiacchierata con Milena nel parco dietro l'uni, confidenze, complicità. voglia di dividersi con l'altra. forse la più bella chiacchierata che abbiamo mai fatto.

La commozione di Dea e le sue parole quando le ho detto che ci sposiamo. La stupenda emozione di essere amata da qualcuno a prescindere.

La bellissima sensazione di firmare un assegno per un qualcosa di veramente importante, senza badare veramente a quant'è la cifra. il primo assegno da adulta.

La visita nella sala in cui ci diremo sì. e ci siamo guardati immaginandoci. increduli e felici

Lo sguardo con cui mio nonno guardava mia nonna al pranzo per il loro 64° anniversario di matrimonio. amore.


manca ancora tanto ma mi sto godendo ogni giorno...

lunedì 7 novembre 2005

HO VISTO COSE CHE VOI UMANI...

Una festa per il più grande tra noi, del nostro gruppo “di studio” l’unico targato 1975. una festa nel suo (!) studio (!!) di architettura (!!!), son cose. Una bella occasione per rivedere un po’ di gente lasciata indietro. Una serata trascorsa tra un che fai ora? e un falafel (con buona pace del fegato, dell’aglio e della dieta). Una bella serata.


Poi…poi esci e ti rendi conto veramente di ciò che hai visto.


Hai visto tre persone: Lui, Lei l’Altro. Una volta Lui e Lei stavano insieme, un amore immaturo e senza progetti. Un amore morboso che trovava sfoghi fisici in qualsiasi luogo non fosse deputato a farlo. Si prendevano e si lasciavano con una frequenza imbarazzante, tanto che non si riusciva a capire mai se stavano insieme o se avevano un semplice ritorno di fiamma. Ad un certo si lasciarono. Non ci credette nessuno (al lupo al lupo…) poi improvvisamente arrivò l’Altro. In una situazione normale Lei e l’Altro avrebbero avuto una storia indipendente e Lui se ne sarebbe fatto, come dire, una ragione. E invece no. LuiLeilAltro è diventata un’unica entità, un trio. Sempre insieme. Ma del tipo che mai e poi mai a nessuno di noi sarebbe venuto in mente di invitare solo Lui o solo Lei e l’Altro a una festa. Io li avevo lasciati così. Li ho ritrovati scoppiati, separati completamente. Lei e l’Altro, essendosi formati come coppia all’interno di un trio, non riescono ad essere una coppia, Lui non riesce ad essere la metà di una coppia che ancora non c’è. Tre disadattati. Sfuggenti tra loro. Lei e l’Altro non sono mai stati vicini per tutta la sera e non hanno neanche avuto la voglia di cercarsi anche solo con gli occhi. Lui era spento e sembrava chiedersi cosa ci faccio qui? Peccato fosse il festeggiato.
Hai visto un ragazzo depresso, probabilmente una storia d’amore che è andata o sta andando male.


Hai visto l’ospite (cfr post di inizio giugno), sempre più gonfia, sempre più isolata da un gruppo che si è stancato di preoccuparsi per lei. Un’ospite che alla domanda come va? ti dice soddisfatta che ha ripreso la vita ludica (canto e salsa) però non ha trovato lavoro vicino casa perciò ciccia, non lavora. Figo. Mio padre mi avrebbe spianato il culo a calci e mi avrebbe tagliato i fondi un bel po’ di tempo fa…sarò fatta male ma le persone che vivono pensando che tutto gli sia dovuto mi stanno un cicinnino sulle scatole. Sarà che sono una fiera sostenitrice della meritocrazia…


Hai visto due persone che sono state una coppia, una bella coppia. Che ti sembrano ancora una coppia, in modo diverso. E non capisci, non capisci, non capisci…
Hai visto tante persone cui ti lega un sentimento di affetto e tanti ricordi e sei stata felice di condividere con loro le novità che stanno investendo la tua vita.


Però hai visto poca allegria vera e poca felicità.
Stiamo invecchiando così male?

venerdì 4 novembre 2005

THREE WITNESS ARE BETTER THAN TWO

È  una scelta strana, eppure è nata da sola. Da entrambi. Entrambi abbiamo tre persone speciali, entrambi vogliamo che abbiano un ruolo speciale nel nostro matrimonio.


Gregorio è stato il primo cui ho detto che mi sposavo. È la cosa più vicina ad un fratello, per me. Negli anni ci siamo presi, scontrati, scazzati, capiti, fraintesi,lasciati, ripresi esattamente come due fratelli. Se so che lui è felice lo sono anche io, se so che lui è triste una parte del mio cuore non riesce ad essere felice.


Milena è…Milena. Semplicemente. Non so come definirla altrimenti. Credo che, come accade nelle storie d’amore, si percepisce da subito l’importanza di una persona nella tua vita. Per me è iniziata fuori da un’aula, ci conoscevamo da poco ma c’era già una gran complicità e l’ho sentito, ho sentito che lei sarebbe stata importante. Ci sono persone che immagini di avere dietro o al tuo fianco nei momenti salienti della tua vita. Non c’è stato un giorno, uno, in cui pensando al mio matrimonio io non l’abbia vista e immaginata seduta subito dietro me.


Laura. Laura è speciale. Tutto sommato ci conosciamo bene da poco, ci siamo frequentate non assiduamente all’università poi ci siamo ritrovate dopo. È una delle persone più belle che io conosca. E so, lo percepisco, che lei ci sarà. Ci sarà, come c’è stata, quando avrò bisogno di un consiglio, un confronto, o una spalla su cui piangere. Ci sarà per condividere la mia felicità. Ci sarà e sarà in grado di emozionarsi con e per me, come una mano che non fa sentire il suo peso ma che quando serve stringe la tua.


Ognuno di loro fa parte e fa capo ad un diverso aspetto della mia personalità. Sono tre persone molto diverse, forse rispecchiano anche la mia complessità. Sono tre punti saldi, posti in cui se poggio i piedi so che non cadrò. Non sono uguale a nessuno dei tre e so che forse questo, come è successo in passato, mi porterà  ad allontanarli o ad essere allontanata da loro. La cosa mi spaventa, è chiaro, ma è come se sapessi che prima o poi torneremo vicini. Sensazioni. Belle. Senso di casa, famiglia, calore…un posto, tre persone, con cui so di essere a casa, ovunque io sia… 

venerdì 28 ottobre 2005

IN CASO DI EMERGENZA...


Una donna normale nella borsa ci tiene fazzolettini e assorbenti. com'è che io ci tengo il collare semirigido? 'nnagg.

mercoledì 26 ottobre 2005

L'OROSCOPO DI ROB BREZSNY


Bilancia (23 settembre - 22 ottobre) Secondo i più attenti alla moda, la cantante Bilancia Gwen Stefani è una regina dello stile. È in cima a molte classifiche di eleganza e il New Yorker l'ha messa sulla copertina del suo supplemento sulla moda. Eppure Stefani non si gode i frutti del suo successo. "Mi sento ancora la ragazzina sfigata e grassottella di Orange County che cerca disperatamente di essere fica", ha raccontato alla rivista Ok. Se Stefani mi chiamasse per una consulenza, le direi quello che dico a te: è un momento astrologico perfetto per usare la tua forza di volontà, la tua fantasia e il tuo senso dell'umorismo per liberarti delle vecchie opinioni che hai di te. Soprattutto di quelle che contrastano di più con la realtà.

martedì 25 ottobre 2005

INSALATA DEL GIORNO


Rughetta
Melograno
Uva
Pomodori Secchi
Patate lesse
Mandarino
Zenzero marinato
Pezzetti di coni dolci comprati a Caldana
Olio
Sale

Varie ed eventuali

venerdì 21 ottobre 2005

CONSIGLI VARI E PERLE DI SAGGEZZA:


- Se abitate dalle parti di Follonica cercate di non nascere in ottobre, o almeno fatevi il dolce da soli. le pasticcerie di Follonica martedì erano TUTTE chiuse: chi per ferie, chi per lavori, chi per riposo settimanale. per comprare la torta, Tiz è dovuto arrivare fino a Grosseto; si era pensato di passare alla coop e comprare una romantica ma il nostro congelatore è di poco più grande di una scatola da scarpe e rischiavamo di mangiarla col cucchiaio (non contando le difficoltà di metterci le candeline...)
- Se cercate un saint-honorè qui in zona, lasciate perdere. la versione grossetana del suddetto dolce è coi bignè ricoperti di gelatina, la base di crema gelata e una serie di sfoglie di cioccolata al centro. una cosa così disgustosamente pesante da essere finita nell'immondizia subito dopo la fine della cena. ricordiamo che il saint-honorè ha la base di pasta sfoglia, panna e cioccolata al centro e una serie di bignè ricoperti di cioccolato tutto intorno. un altro pianeta, decisamente.
- Se invitate qualcuno a cena e volete dare il regalo di compleanno al/alla festeggiato/a dopo cena, in intimità, cercate di invitare gente discreta che non chieda: "allora mi fai vedere il braccialetto che ti ha regalato Tiziano?" dopo 4 minuti che è entrata in casa vostra.
- Se dovete rinnovare anche voi il parco-trucchi comprate il fondotinta ideal matte della E.L.: sembra di non averlo messo per quanto è leggero ma l'effetto è molto bello e dura veramente tutta la giornata. idem per il nuovo supermascara tridimensionale della collistar. forse i due migliori acquisti che abbia mai fatto.
- Se andate in piscina, anche se fate acquagym e non nuoto, usate trucchi waterproof altrimenti il wwf capace che vi schiaffa in una riserva protetta a masticare bambù.

IN ORDINE SPARSO:

- Sembra che la mia riflessione sui bicchieri di famiglia (post del 21/07/04. qualcuno sa come far funzionale il permalinc, cavolicchio?!?) abbia fatto il giro di tutta la famiglia. da questo fatto si possono trarre diverse conclusioni: 1. mio padre è una lavandaia e non sa tenersi un cecio in bocca; 2. mio padre s'è rincoglionito del tutto perché l'ha stampato e distribuito a fratelli e nipoti; 3. nella nostra famiglia c'è, finalmente, un gran bisogno di ridere di sé stessi; 4. sembra che io abbia colto l'essenza delle persone citate.
- Questa cosa ha portato ad un riavvicinamento della famiglia. mi è arrivata la telefonata, a casa!, di una zia che voleva farmi i complimenti e dirmi che gli era piaciuta un sacco. considerando che la suddetta zia non mi aveva telefonato neanche per farmi gli auguri di laurea...
- Ho ricevuto gli auguri di compleanno da tutte le persone importanti della mia vita e anche da persone meno importanti, cmq mi hanno fatto tutti molto piacere.
- La prima persona a farmi gli auguri è stata Sfigata, e questo ha dell'inquietante, l'ultimo è stato Pier ma con un messaggio bellissimo.
- Persino la QFS mi ha mandato un messaggio di auguri. poi non dite che non vi ho avvisato per tempo dell'imponente nevicata che ci sarà a a breve.

martedì 18 ottobre 2005

PARE CHE...SIANO 29


pare che alle 7  meno qualcosa lei si fosse svegliata e si fosse accorta che qualcosa stava per accadere. pare che a quel punto abbia svegliato l'uomo accanto a lei e gli abbia detto "ci siamo". pare che per la prima e unica volta in vita sua l'uomo abbia abbozzato all'idea che la sua donna lo svegliasse senza caffè. pare che lui con mezzo occhio aperto le abbia comunque chiesto se c'era tempo per un caffé e lei gli abbia detto "certamente", rischiando di far avvenire l'evento sul tavolo della cucina.
pare che in ospedale, fuori dalla sala, in quell'inizio di lunedì mattina, ci fossero tipo 20 persone. pare che visto che lei non abbia urlato nessuno si fosse accorto della nuova presenza. pare che lei abbia chiesto "beh, mio marito che ha detto?" e le persone intorno a lei a quel punto abbiano candidamente ammesso di essersi dimenticati di avvisare lui che era diventato padre. io dal canto mio, quando mio padre è stato avvisato della mia nascita avevo già fatto il mio sporco lavoro facendo ué-ué, sculacciata dall'ostetrica, e mi godevo il sonno del giusto.
da allora, non passa anno senza che in questo giorno, se sono a casa o raggiungibile in qualche modo, alle 8 e 50 del mattino mia madre mi rinnovi la gioia di avermi messa al mondo.
buon 18 ottobre a tutti.

lunedì 17 ottobre 2005


POLVERE (E NOTE) DI STELLE. TRISTEMENTE RELOADED


quella passata è stata una settimana allucinante, trashisticamente parlando. o esaltante, dipende dai punti di vista. iniziamo con nasino d'oro che nel tempo in cui noi diciamo le parole "coglione cocainomane" si trasforma in un aspirapolvere umano e aspira pure l'economia italiana, facendo e facendoci fare una figura di merda cosmica. poi, ognuno può frequentare chi gli pare e piace, lontanissima dall'esprimere commenti in tal proposito, ma quando rappresenti un'industria con milioni di dipendenti è meglio che pensi alle conseguenze dei tuoi gesti. perché se poi la tua azienda entra in crisi per colpa dei tuoi vizietti e licenzia i dipendenti loro potrebbero anche non prenderla così bene. capace che ti fanno anche il culo, magari prima ti danno un po' di coca così ti passa meglio. cmq rientrando nel trash-squallido ricordiamo che nasino d'oro ha/aveva/ha avuto una storia con una stellina, una storia in cui si parlava di matrimonio, figli, futuro, mica pizza e fichi. allora cosa ha fatto la stellina appena saputo che il suo ancora non ufficialmente ex (pare lo fosse di fatto ma è tutto opinabile) era in bilico tra la vita e la morte (verrebbe da dire che la sua vita era appesa a un filo, pardon a una riga)? si è precipitata al suo capezzale? ha abbandonato ogni impegno mondano? ha fatto voto alla madonna delle stelline di salvare il suo (puranche) ex amore? NOOOOOOO. la stellina appresa la notizia copre con bracciale ad hoc il tatuaggio col nome del fu amato che ha sbandierato ai quattro venti nelle due o tre estati passate, prende le distanze e dice che "no, non stavamo più insieme per i nostri diversi stili di vita". uno squallore più grande è difficile persino da immaginare. 2 parole: che schifo. entrambi.


poi c'è stato il caso di ugola contadina e della "giornalista" timida. i fatti sono essenzialmente questi: lui subisce un brutto trauma, si separa dalla compagna storica e si rifà una vita. dopo avercela menata per anni, improvvisamente e dopo due figli, si rende conto che la vita con questa persona non è quella che si aspettava. improvvisamente, mentre sta partendo per un'amena località, con la promessa di un cachet a 6 zeri e la facciata di avere finalmente l'opportunità di vedere la piccola della sua vecchia famiglia, ché già uno si chiede che strano concetto di amore e vicinanza parentale ci sia in quella famiglia se per vedersi bisogna incontrasi in un reality. cmq lei, la giornalista (dimostrazione che non è più solo la patente che si prende coi punti, bisogna che una settimana di queste mi decida a diventare giornalista anch'io) timida, ci rimane assai male. e che cosa fa? si precipità nell'amena località e fa una partaccia al suo quasi-ormai-finanche ex? oppure fa la signora e attende il suo ritorno per chiarirsi ed eventualmente decidere se separarsi? NOOOOOOO. dichiara ad un giornale da parrucchiere che a questo punto lei fa armi e bagagli, si porta via i figli e ringrazia che non ti cambio pure la serratura, tié. allora, riepiloghiamo: lui è lontano, parecchio lontano e partecipa ad un reality. che si fa? si aspetta che il reality finisca o che lui esca dal gioco per comiunicargli, col più grande tatto possibile, la notizia? nooooooo, in fondo è giusto comunicarglielo subito. allora lo chiamano da parte e gli comunicano la notizia col riserbo che merita? no. noooooooo? no. in diretta. e lui, l'omo, il pater familias d'italia che fa? si strappa le vesti, corre a nuoto, minaccia di cantare fino allo stordimento finché non lo riporteranno a casa? NOOOOOOOOO. "faccia quello che vuole mi dispiace solo per i bambini". ti dispiace? sei tipo dall'altra parte del mondo, palesemente solo per far soldi e recuperare popolarità, la tua donna, concubina, infatuazione senile che sia, si sta portando via i tuoi figli e tu che fai? rimani lì, però ti dispiace. anzi per favore mandatemi in nomination così magari esco ma non perdo una lira del cachet. e questo sarebbe un uomo? 3 parole: ma che schifo.


domenica 16 ottobre 2005

SEMEL IN VITA


La fra ama i colori, in ogni loro forma. comprare qualcosa di colorato per lei ha da sempre significato possedere quel colore, quella sfumatura. la fra però non è mai stata così coraggiosa da far arrivare questo sentimento cromatico anche ai vestiti, si è sempre limitata ai trucchi. limitata poi un accidente: negli anni la fra ha accumulato 1 cassetto di trousse (regali in verità) e ombretti, 1 cassetto di rossetti, matite e smalti, 1 cassetto di creme per la pelle e collaterali (anticellulite, rassodanti etc) e 1 cassetto (giuro) di campioncini. c'è del feticismo in tutto questo, mi pare più che evidente. solo che... solo che la fra alla soglia dei suoi 29 anni si è improvvisamente resa conto di aver privilegiato la quantità alla qualità e si è ritrovata con ogni sfumatura possibile di ombretti e smalti ma con fondotinta scadenti, mascara ammalloppanti, etc. la fra si è anche improvvisamente resa conto che le piacciono i colori ma che sono pochi quelli che le appartengono, che si sposano con il suo incarnato, che fanno risaltare i suoi occhi. perciò la fra si è fatta un regalo di compleanno in anticipo: stamattina si è recata nella sua profumeria di fiducia, si è fatta fare una prova trucco e poi ha rinnovato il suo guardaroba-trucchi con: fondotinta estee lauder, correttore illuminante estee lauder, terracotta guerlain, matita per occhi clarins e mascara collistar, il tutto corredato da pennellone per terra e spugnette più campioncini e trusse omaggio varie. per un totale di 110€. Penso che mangerò pane e cipolla per i prossimi mesi, però sarò truccata benissimo.

mercoledì 12 ottobre 2005

VITA DA STREGA


Lei: sei tutto sudato
Lui: sì come un porco


ecco, l'unica cosa che mi ha colpito del film.

lunedì 10 ottobre 2005


MALINCONIA


Ci sono giorni in cui vengo colta da una sorta di malinconia. come un'improvvisa consapevolezza che questa, questo luogo geografico, non è casa mia. E allora mi manca il profumo del fornaio e le vetrine che iniziano a parlare di Halloween prima e di Natale subito dopo. Mi manca il modo di vivere romano, potrei dire.
Poi mi rendo conto che non è vero. che non posso affatto dire che mi manca il posto in cui vivevo. mi manca il posto in cui vivevo anni e anni fa. un po' come se la lontananza avesse cancellato tutte le sensazioni sgradevoli e i guai che vivere in quel posto mi hanno provocato (provincia selvaggia, verrebbe da dire) e mi fossero rimasti solo i ricordi belli. ricordi di bambina, in realtà: gli zampognari a Natale, la gioia della neve, l'odore del pane (così diverso da quello di qui), i prati vicino al lago pieni di margherite...tutte cose che ora, ai Castelli non ci sono comunque più. cose che mi piacerebbe poter trasmettere a qualcuno ma trovo cinismo e inconsapevolezza nelle persone che mi sono accanto. la maremma è strana: da una parte le persone fiere e consapevoli delle proprie origini paesane e contadine, che difendono le tradizioni e scandiscono il tempo in fiere di paese dove ognuno dal vecchio al bambino ha il suo ruolo; dall'altra quelli che vendendo la terra, o speculandoci sopra, hanno fatto i soldi con troppa facilità e ora hanno la spocchia del neo-arricchito. da una parte gente che lavora e ha gli occhi puliti, dall'altra gente che non si capisce che lavoro faccia e ha gli occhi sfuggenti, da un lato negozianti di paese che ti sorridono quando entri e dall'altra gelatai che si scocciano se gli chiedi perfavore di farti un gelato. per ora, tutta la gente che ho trovato disponibile non è di qui. forse è un tacito accordo tra noi "forestieri". la prima cosa che mi dicono in un negozio è "ma tu non sei di qui" (e io non ho neanche l'accento marcato) come a segnare il territorio e a dire che non sarò mai parte della realtà del luogo. tracciando il bilancio di questi quasi 10 mesi qui devo dire che la maremma è bellissima, i maremmani molto meno. ma quello che meno sopporto è l'indolenza. Roma, come i Castelli, sono un inferno dantesco in cui se non incastri ogni cosa poi non combini nulla. qui è il netto contrario. alla posta di Follonica se hai 4 persone davanti ci metti un'ora perché l'impiegata deve sistemare il su' figliolo e quindi fa vedere la foto alla ragazza carina che sta servendo, roba da dargli fuoco, a quella cretina. voglio dire, capita dappertutto però qui è un'abitudine diffusa (come quella più si guadagna meno ci si lava, pare) e quello che mi manda in bestia è che se a comportarsi in modo analogo sono i napoletani diventano "nullafacenti" mentre i toscani "sanno godersi la vita" alla faccia dei pregiudizi!
facendo un bilancio non riesco proprio a riconoscermi in questa realtà e meno che mai in quella che ho lasciato...sono un po' malinconica ma, in finale, non so di che...


giovedì 6 ottobre 2005

RITRATTO DI DONNA CON BOUQUET IN UN INTERNO



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 



lunedì 3 ottobre 2005

Il Grande Evento Mondano è andato bene. cerimonia sobria, in linea con l'essere scout, da quanto era alta un metro, di mia cugina. cerimonia un po' lunghetta magari, pranzo che sembrava pretenzioso ma tutto fumo (tranne, ho saputo, il prezzo). Compagnia di cugini che non vedevo da una vita. appuntamento con tutti al mio matrimonio. indovinate chi ha preso al volo il bouquet? e anche il gomito in quasi piena faccia della tipa a fianco che voleva averlo pare a tutti i costi...

Giorni cmq al limite del surreale in casa la-tana senior. a noi "il  grosso grasso matrimonio greco" ci fa un baffo. già tremiamo per quando i protagonisti dell'evento saremo noi.

Andati a vedere altre fedi, decisamente da scartare quelle coi brillantini. ma pare proprio brutto volere una fede semplice, bassa, stondata in oro bianco o ancora meglio platino? e allora perché pare che la vogliamo solo noi?


Oggi a rm era una cambogia. secondo voi chi poteva aver avuto la furbizia di prendere appuntamento col dentista questa mattina alle dieci in zona piazza mazzini? ecco.


Finalmente detto addio al 7° inferiore sn, non prima di 4 anestesie, un'infezione, la scoperta che la radice era frantumata in quattro pezzi e i batteri stavano facendoci un rave party. nella mia top-ten personale il mio dentista continua a mantenersi nei posti alti. cmq aggiunta anche questa esperienza (dopo devitalizzazioni, capsule, pulpirte, ascesso, estrazione in anestesia totale dei denti del giudizio, impianto, questa mi mancava chissà se organizzano raccolte punti). ora sono sotto antibiotico (e mannaggia se sono compatibili coi contraccettivi) e ho un ricamo in bocca, ma finalmente quel dentaccio malefico non c'è più. son soddisfazioni.

giovedì 29 settembre 2005

POLVERE DI STELLE

Una famiglia normale nel bilancio familiare a momenti stenta a farci entrare la coca-cola figuriamoci la coca-ina. Se forse smettessimo tutti di cercarci miti al di fuori di noi stessi e delle persone reali le cose sarebbero più autentiche e migliori. tutti noi siamo speciali, in un modo o nell'altro. ognuno ha dei talenti. non vedo perchè idolatrare e imbottire di soldi giovani e meno giovani in base al loro essere belli o potenti. la droga, questa gente, la compra coi soldi che gli vengono da lacché o da ragazzine deficienti che urlano e comprano i giornali o i calendari. e la comprano per dimentare che spesso nella loro vita quelle sono le cose più autentiche. un uomo o una donna che i soldi se li guadagnano non li spendono certo per cose del genere. vergogna.

martedì 27 settembre 2005

PILLOLE DI WEEKEND


- da quando sabato siamo andati a vedere le fedi, tanto per farci un'idea, non riesco a non guardarmi l'anulare sinistro senza fare un sorriso compiaciuto e beota. e mancano ancora tipo 9 mesi
- pare che io sia diventata una sorta di blog-zia onoraria dopo la nascita dell'Erede, che finalmente ha un nome, anzi un doppio nome. Inutile dire che sono contentissima!
- finalmente abbiamo lo specchio. promemoria per me: il prossimo compralo in modo che il tuo culo non lo occupi tutto in larghezza ché il tuo ego potrebbe trarne giovamento
- prenotato parrucchiere per venerdì. chi si era perso la permanente di maggio ora avrà una seconda possibilità.
- andare a funghi di domenica pomeriggio non è una gran bella pensata. ci mancava poco che ci avessero lasciato il cartello "scemi, scemi". abbiamo salvato la faccia con quattro porcinetti cui è stato già reso onore con pizza e risotto  granotto (spettacolari direi, e a me i funghi piacciono pure poco).
- trovato il regalo per il megaultrawow matrimonio di sabato. permane la curiosità sul vestito della sposa: meringa?
- ennesima conferma che quando hanno distribuito l'intelligenza buona parte della mia famiglia, ramo paterno, era in bagno con la diarrea. mia cugina, una delle tante, doveva scendere con il pargolo e mia zia in occasione del Grande Evento Mondano. mio padre, dovendo andare a prendere sia loro che l'altra zia (che viene in autobus dalla calabria saudita) ha chiesto che arrivassero ad un'ora compatibile e in cui non fosse assurdo uscira da roma (si parla di venerdì sera, ricordo). ma così il bambino perde un giorno di scuola !?!?! Inaccettabile. vabbé il bambino rimane a casa. Sopravviveremo.
- la spalla fa male. non posso neanche pensare di alzare il braccio verso l'alto. comodo, soprattutto se hai deciso di attaccare quadri nei prossimi giorni.

domenica 25 settembre 2005

PERCORSI STUPEFACENTI


Se capitate nella zona di Follonica e per andare a Scarlino passate per Cassarello...Se all'altezza del Casone uno strano odore turba le vostre narici, se vi girate e vedete uno strano campo, non recintato, pieno di belle pianticelle che, cavoli, vi ricordano qualcosa, ma non può essere...Beh cicci non è un'allucinazione. E' davvero quello che sembra: marja.

mercoledì 21 settembre 2005

CORO, RELOADED


Il mio ark, gran persona, mi ha trovato un posto in un coro. Ci sono andata ieri sera. Non ci tornerò mai più, credo (mai dire mai, ma le probabilità sono davvero infinitesimali).
I motivi?
1. Il più piccolo tra loro ha il doppio dei miei anni. E non mi pare il caso, anche perché questo si somma a differenze dovute al diverso luogo di origine.
2. Il repertorio. Essenzialmente cantano in occasione di messe particolari (tipo il patrono, Natale etc) oppure fanno concerti. la musica è praticamente tutta musica da messa o comunque sacra. Abituata al barocco e agli spirituals, decisamente non è il mio genere.
3. Il modo di cantare. Da chiesa. Strascicando le vocali e liricizzando gli acuti. A me che, sarò una purista, il suono piace pulito e netto non c'è altro modo di cantare che dia più fastidio. Il vibrato sì, ma di qualità e quando serve.
4. Il collo non mi regge fino alle 2230. Probabilmente se non esistessero i punti di cui sopra tollererei meglio anche la rigidità cervicale che mi blocca a tartaruga, ma forse anche no.

Insomma per uscire da studio alle 19 e rimanere in giro fino alle 21 che inizia il coro (tornare a casa no, ché si spreca benzina) senza mangiare ché altrimenti il diaframma non collabora, ci vuole una gran bella motivazione. Che francamente non c'è.
E mi dispiace un sacco, ci speravo.

martedì 20 settembre 2005


Da quando abbiamo iniziato a pensare al nostro matrimonio, circa 1 anno e mezzo fa, io e Tiziano eravamo d'accordo sul fatto che lo volevamo semplice semplice. Spendiamo il meno possibile, l'importante è sposarci. E lo è ancora. Però.
Però era il mio sogno di bambina quello di sposarmi con un bel vestito bianco,i fiori, i confetti, i nastri... chiaramente avendo più o meno 5 anni non mi interessava per niente l'uomo che sarebbe stato al mio fianco. vedevo solo il vestito, largo (ah, ho iniziato a disegnare il mio vestito da sposa pressocché a quell'età), il bouquet, le damigelle, i capelli lunghi raccolti e acconciati. Il mio sogno, il mio primo sogno realizzabile. Mi è stata offerta la possibilità di realizzarlo, come lo voglio io. Significa affidarsi ancora a chi mi ha sempre dato tutto quello che poteva. Avremmo voluto cavarcela da soli, ma non ce la facciamo. Con il mio lavoro che oggi c'è e domani boh, con l'affitto e le bollette da pagare, con le tasse, con le spese mediche più o meno impreviste, noi un prestito non possiamo permettercelo. E mi spiace pesare di nuovo su chi mi ha portato ad essere indipendente. Veramente. Ma qualunque tipo di cerimonia o di rinfresco scegliamo non possiamo fare altrimenti, se non rendere la cosa non semplice, spartana. si potrebbe, ma francamente non è quello che vogliamo. La vita me ne ha uccisi abbastanza di sogni, se uno posso tenerlo in vita...
E mi ritrovo così ad essere grata a chi, anche a volte non facendone parte, ha sempre fatto in modo che i miei sogni si potessero avverare.


lunedì 19 settembre 2005

MAPPORC...


siete avvisati: questo è un post da scazzo. quindi se vi aspettate riflessioni sull'universo o fiorellini e cuoricini cliccate pure sulla X in alto a destra del vostro monitor e pace.

allora. mettiamola così: il 16 di luglio ho avuto un incidente. colpa lampantemente non mia: quella che mi ha tamponato non ha proprio frenato. trauma cranico commotivo, infrazione della clavicola destra e colpo di frusta.
a tutt'oggi ho dolore al braccio quando faccio certi movimenti, ho dolore al collo sempre (e quando torno a casa a pranzo e a cena devo stare almeno 10 minuti sul letto per scaricare i muscoli del collo), ho formicolii e gonfiore alle mani (specialmente la destra, of course) e infine la nausea. ma nausea mostruosa. fate conto che io non ho mai sofferto il mal di macchina, tanto che da quando ho iniziato a leggere ho sempre letto tranquillamente in viaggio. ecco. ora devo concentrarmi per non vomitare, altro che leggere. più di 20 minuti di macchina mi uccidono lo stomaco, anche se guido io.
in più sono quasi tre settimane che faccio fisioterapia alle 7 e venti del mattino per non perdere ore di lavoro. fisioterapia che, francamente, finora non mi ha fatto un cazzo non ha prodotto giovamento alcuno.
mettete che stamane sono andata, inviata dalla fisioterapista, dall'ortopedico. il quale mi ha fatto il certificato per l'assicurazione, mi ha segnato altra terapia e mi ha illustrato la situazione. mi seguirà lui. privatamente (ma questo lo sapevo o almeno lo immaginavo, quantomeno mi conviene perchè è ortopedico medico legale). quindi spenderò circa 70 eurucci a certificato e, signori e signore, circa 260 euroni per la perizia finale. considerando che finora non ho fatto aggiustare la 313 perchè non ho i soldi per farlo, potete capire la situazione. (potrei chiedervi anche di considerare che a fine settembre devo pagare 290 euretti di contributi e che a dicembre tra anticipo iva e contributi 2004 se ne andranno tipo 1200 euruncoli, ma non lo faccio altrimenti spacco tutto).
tutto questo per arrivare a sapere stamattina che al massimo mi daranno 4 punti e quindi circa 4000 miserrimi euro più rimborso spese. ma voi non avete capito un cazzo! andremo in tribunale se necessario. ma la mia salute e il mio disagio presente, passato e futuro valgono un bel po' di più. io con il braccio destro ci lavoro e se devo disegnare al tavolo per fare per esempio una proposta per un cliente ho dolore. col pc ci lavoro e a fine giornata il mio collo sembra masticato da uno schiacciasassi. con la macchina mi ci reco a lavoro e in cantiere e se ci permango più di un tot di tempo (già detto: autonomia stimata 20 minuti) vomito questo mondo e anche quell'altro. per non parlare del mal di testa che si accompagna a tutto questo. mi ci sveglio e mi ci riaddormento troppo spesso per i miei gusti. mi è stato detto che questo idilliaco stato di salute durerà per un altro po' (tipo 3 o 4 mesi, scemando) ma andrà via solo all'80%, ovverò rimarranno doloretti e fastidi che con il cambio di stagione o di tempo o con sforzi si rifaranno vivi necessitando di altre cure ed eventualmente riposo.
anche ora necessiterei di riposo. ma sono un libero professionista e nessuno mi paga le ferie o la malattia e io debbo mangiare comunque. e non solo, devo anche pagare le tasse (affinché altri, e non io, godano di ferie, tredicesime, malattie e maternità) e i contributi (affinché, prima o poi io abbia uno straccio di pensione e un po' di maternità). cazzo.
non so se sono più arrabbiata o ho più voglia di piangere.

mercoledì 14 settembre 2005


GEOMETRI, ARCHITETTI, VOLPI, UVA...


io odio i geometri.
no, non è una cosa personale. è proprio la categoria. o, almeno, quella parte della categoria presupponente e inacidita che ha l'aria del "sì non ho studiato di più perché tanto mi basta anche questo", tipico atteggiamento della volpe che non arrivando all'uva dice che è acerba. ecco. potevi studiare di più, noi tutti saremmo sopravvissuti. potevi dimostrare al mondo che vali di più di un titolo di studio preso a 18 anni. non l'hai fatto per motivi tuoi, perché non eri in grado, perché non ne avevi le possibilità economiche? va bene. però zitto. non mi venire a dire che gli architetti e gli ingegneri rubano il lavoro a voi in comune solo grazie al titolo di studio. io ti dico che voi rubate il nostro lavoro facendo ristrutturazioni che io potevo ideare a 16-17 anni. perché tesori miei se noi abbiamo studiato almeno 5 anni di più di voi qualcosa vorrà pur significare. se noi ci siamo fatti 4 esami di composizione architettonica e voi non sapete neanche cosa sia, se abbiamo fatto 3 esami di storia dell'architettura, 3 esami e un laboratorio di urbanistica, 3 o 4 esami di restauro, qualcosa dovrà pur significare, o no? perché mai una persona sana di mente dovrebbe farsi progettare una casa o una ristrutturazione da un architetto invece che da voi? forse perché oltre agli esami di cui sopra, che già basterebbero a motivare la scelta, noi facciamo anche esami di arredamento, architettura alla piccola scala, progettazione del prodotto di arredo... cosette così insomma. ah, pare che voi facciate i rilievi meglio di noi. ok, vi lasciamo il primato. tutto da dimostrare peraltro perché personalmente sono incappata in più d'uno dei vostri rilievi-perle e ho notato che avete la curiosa attitudine a farveli tornare senza faticare troppo, non sia mai tornare a prendere due misure in più (voglio dire 25 cm su una parete o 1 m su un terreno non mi sembrano dettagli trascurabili). ma va bene, i rilievi li fate meglio di noi, contenti?
e non venitemi a dire che, cavoli non è giusto, voi pagate la cassa più di noi. e ci mancherebbe altro! nei 5 anni in cui voi lavoravate, di solito al nero, percependo un compenso (quindi avendo entrate) noi pagavamo tasse universitarie, compravamo libri, compravamo il pranzo, pagavamo i mezzi pubblici, facevamo stampe, prove, compravamo i materiali per i plastici...insomma noi spendevamo. quindi lo trovo assolutamente giusto che voi ora paghiate più di noi visto che oltretutto il vostro titolo di studio vi permette di fare molte cose che in realtà la logica e il buon senso affiderebbero alla nostra competenza... quindi direi che possiate anche continuare a stare zitti. grazie.

indovinate, a questo punto, come è composto lo studio in cui lavoro...


martedì 13 settembre 2005

CANZONI


mi domando spesso perchè determinate canzoni siano in grado di darmi la serenità...le ascolto e sento come una pace interiore, un qualcosa che non so spiegare.
io sono molto sensibile alla musica, al timbro e alla tonalità. ci sono tonalità (le minori) che mi fanno vibrare qualcosa dentro e mi danno emozioni fortissime. sarà che sono un tipo malinconico. ci sono accordi e sequenze musicali che mi fanno piangere in automatico, come se qualcuno spingesse un interruttore. ma le canzoni che mi danno serenità hanno accordi, timbri e tonalità diverse tra loro.
stamane mentre facevo la fisioterapia, dopo una nottata quasi in bianco per il mal di testa, improvvisamente ho capito.
anni fa, molti, era il 1989, i miei presero in affitto una casa al circeo a luglio. casa nostra, anche nelle vacanze, è sempre stata un porto di mare. in quel mese vennero a trovarci colleghi di mio padre, amici dei miei, zii vari (la voglia di ospitare è congenita a quanto pare). e si usciva, ogni sera. si andava a terracina, si passeggiava, si prendeva il gelato, si chiacchierava. all'alba dei miei 13 anni vedevo quel mondo di luci e colori e lo trovavo bellissimo e pronto a ricevermi. mi vedevo bella e piena di possibilità. le minigonne mi stavano da dio e mi piaceva sentirmi osservata per strada. insomma ero piena di aspettative, serena, impaziente. il sonoro di quella vacanza erano canzoni non mie, non della mia età. mio padre aveva comprato dei cd degli anni 70, ne aveva fatto le cassette e le teneva in macchina. così mentre Venditti cantava "sotto il segno dei pesci" o Rino Gaetano "Gianna" io fantasticavo sul mio futuro spendido, sulle infinite future meravigliose estati a venire.
solo che.
solo che le cose poi non andarono affatto così. e l'estate del 1989 rimane l'ultima veramente serena della mia vita. l'ultima in cui ho sentito di potermi fidare della gente. l'ultima in cui ho fantasticato del mio futuro. dall'estate del '90 il futuro è diventato fatto di giorni, un passo alla volta e non sporgerti troppo in là ché puoi cadere, e lo sai. anni a programmare tutto per avere il minimo margine di incertezza, anni senza immaginare, senza sognare troppo, rimproverandosi ogni sogno e ogni aspettativa.
no, no. sono stata felice da allora. la cosa più bella della mia vita, il suo amore, me l'ha data Tiziano e me l'ha data dopo quell'estate. ma mi costa tanto ammettere che serena, no, non lo sono stata più.
che non ho creduto più a canzoni come credetti in quelle. che da allora ho dovuto fare i conti con qualcosa che, cavoli, non era proprio giusto fosse accaduto a me. che c'è sempre inquietudine e paura in un angolo del mio cuore. l'odio è andato via ma i segni restano. restano anche se ormai hai capito qual'era il tuo margine di colpa e ti sei perdonata.
però è da quel burrascoso periodo, da quegli anni a cavallo tra il 90 e il 92 che non scrivo più i testi delle canzoni sul quaderno, sul mio canzoniere. ci ho provato all'università ma non avevavo più lo stesso sapore. c'è un pezzo di una canzone di Baglioni che dice "a metà della speranza io cambiai percorso. e poi non ho più corso". ecco.
forse dovrei essere in grado di spiegare questo a chi mi chiede perché conosco i testi delle canzoni degli anni 60 e 70, poco di quelle degli anni 80, quasi nulla da allora. eppure la musica continua ad accompagnarmi e riesce a farmi esprimere benissimo. no, le parole delle canzoni le so. mi basta sentirle due volte e le ho imparate, è così da sempre. ma è come se trovassero una barriera. entrano dentro ma non possono andare in profondità.
però a volte, in una vecchia cassetta o in un cd, c'è una di quelle canzoni ed è bello, seppure per quei 4 o 5 minuti, sentirmi serena. totalmente.

venerdì 9 settembre 2005

INTUITE CHE LA GIORNATA NON SARA' DELLE MIGLIORI QUANDO...


dopo essere andata a dormire alle 23 e 30 circa, un tuono allucinante vi sveglia alle 2 e 40 del mattino. vi alzate e staccate le spine di tutti gli elettrodomestici in casa;
alle 4 e rotti vi sveglia il temporale del secolo e qualcosa come 10 (dieci) fulmini cadono ad una sputazza da casa vostra. stentate a riprendere sonno;
alle 6 e 30 la sveglia suona, vi alzate in coma e fate colazione con tè senza zucchero e fette biscottate;
la vostra fisioterapista (che avendovi dato l'app.to alle 7 e 20 di mattina per 10 gg consecutivi non rientra certo nella vostra top-ten personale) arriva con quasi un quarto d'ora di ritardo;
il vostro collo reagisce male sia alle correnti antalgiche che al massaggio: è più duro di molte altre parti anatomiche sia maschili che femminili;
arrivate a studio con un'ora di anticipo sull'orario di apertura (cosa che avete fatto nei gg passati e che farete per quelli a venire) e vi accorgete che la licenza temporanea del programma su cui state lavorando è scaduta e perciò il programma si apre all'incirca col cazzo;
fuori sta facendo le prove generali per il diluvio universale (l'acqua è sopra al marciapiede, per intenderci) e lavorare al pc con un tempo del genere non è esattamente consigliato;
tra circa un'ora il vostro uomo, impavidamente, vi verrà a prelevare per portarvi a fare il certificato medico che vi serve per l'assicurazione. la dottoressa è a 20 km dallo studio...
speriamo bene...

lunedì 5 settembre 2005

TEMPUS FUGIT...

un inizio di fine settimana con un amico di Tiziano ospite da noi, poi la partenza il giorno dopo per roma, da sola. un breve intervallo per parlare e confrontarsi. e riflettere.
ho sentito Milena venerdì, l'ho sentita serena, felice e mi sono sentita serena e felice.
un pensiero sul tempo che passa, "cinque anni fa se mi avessi chiesto cosa desideravo ti avrei detto un portatile, oggi vorrei un figlio. mi sento quasi vecchio". vecchio? no, Pier, hai trent'anni.

cinque anni fa Lei, Lui ed Io eravamo amici, un trio, un'entità e come tale venivamo considerati.

cinque anni fa Lei aveva una storia e una tresca. una storia che stava mettendo in discussione e una tresca che la prendeva tanto.
cinque anni fa Lui aveva flirt giocosi con ragazze allegre
cinque anni fa Io vedevo partire il mio uomo per un impegno che gli (e mi) avrebbe cambiato la vita. ero arrabbiata e cercavo avventure.

cinque anni fa Lei usciva e tornava alle sei del mattino
cinque anni fa Lui usciva e tornava alle sei del mattino
cinque anni fa Io uscivo e tornavo alle sei del mattino


cinque anni fa il problema principale erano gli ultimi esami, la tesi, la laurea. Oggi il problema è conciliare la vita e il lavoro.


cinque anni fa Lei immaginava il futuro a fianco al suo ragazzo in Olanda e forse con uno o due marmocchi
cinque anni fa Lui immaginava il futuro alla ricerca di una ragazza perfetta che superasse l'esame materno, sperava di trovarla e magari di farci uno o due marmocchi
cinque anni fa Io non sapevo come immaginare il mio futuro. le uniche cose certe erano che sarei rimasta vicina a mammà e mai e poi mai avrei accettato l'idea della convivenza, volevo l'anello al dito, io.


Oggi Lei ha un altro ragazzo. è felice. ha scoperto parti di se stessa che non aveva mai avuto occasione di affrontare e approfondire.
oggi Lui ha una storia, con un ragazzo. è felice. ha smesso di preoccuparsi di ciò che potrebbe far felice sua madre, pensa un po' di più a quello che fa felice Lui stesso.
oggi Io vivo felice, nella mia totale incoerenza.

sabato 6 agosto 2005

MIO CUGGINO…


 


Mettetela così: avete, cioè io ho, voi spero di no, una cugina stronza. O cretina. Una qualsiasi persona con il beneficio del dubbio di un intelletto funzionante sulla busta della sua partecipazione per i miei genitori (suoi zii carnali, appunto) avrebbe scritto: Zio X e famiglia, oppure zio X, zia Y e Alessandra (ti concedo Ale, tiè). No, la perla di simpatia di mia cugina (con la quale pare che purtroppo io condivida dei geni) ha scritto: zii (orrore) X, Y e cugina. In pratica mia sorella non  è abbastanza degna di essere considerata una persona dotata di un nome proprio ed è diventata di colpo nome comune. Ora voi direte: vabbè è cretina, è passata dall’asilo alla laurea senza fare le tappe intermedie perciò non sa né scrivere né comportarsi. Però. Però la mia cara cuginetta, sangue del mio sangue seppur in parte, non è nuova a cose del genere. Vabbè era piccola, vabbè era arrabbiata, vabbè un cazzo. Alla festa per le nozze d’argento dei suoi genitori (avevamo tipo 15 anni perciò piccola sì ma neanche di primo pelo) lei, oggetto dei commenti canzonatori miei e di un’altra cugina (non ho mai fatto finta di non essere stronza), non trovò altro modo per ferirmi che quello di usare Ale, mia sorella, sua cugina. Prendendola in giro per la sua diversità. Io sono una persona che perdona ma raramente dimentica (a proposito, sappiatelo) ma ci sono cose che proprio non mi riesce di perdonare. Questa è una: usare una persona che non si può difendere per ferirne un’altra. È un’azione vigliacca e bastarda. Perché l’altro, quello che con quell’azione hai voluto ferire, non ha il titolo per incazzarsi ufficialmente e per ribattere sullo stesso piano e perché la persona che usi invece si trova nell’impossibilità di difendersi. Io ero talmente sconvolta che andai al tavolo dei miei e con le lacrime agli occhi gli intimai di andarcene e con me l’altra cugina. Per fortuna eravamo al caffè. Chiaramente questa cugina per me è morta. No, non gli ho augurato, come meritava, di avere vicino una persona diversamente abile, di volergli bene e di trovare qualcuno che la usasse solo per ferirla. Non ho più preso il discorso né coi miei zii, i responsabili biologici ed educativi, né coi miei. Ma è come se lei non ci fosse. Se, e a questo punto dico se, andrò al suo matrimonio ci andrò per rivedere gli altri della famiglia e per rendermi conto, biecamente, di quali tra i parenti comuni probabilmente parteciperanno al mio. Però una stilettata simpatica la tipa se la merita…allora pensavo…quando manderò le mie, di partecipazioni, cosa potrei scriverci? Non so tipo cugina stronza e consorte, oppure figlia di zio N. e marito

E sempre per rimanere in tema… il vostro zio bipolare, quello che se gli va bene è normale altrimenti è depresso e scontento e ce l’ha col mondo (e soprattutto con le figlie, sì è anche misogino, dei suoi fratelli) ha svariate figlie. Una di queste ha elaborato  un pensiero che vale la pena riportare qui per i posteri. Tutti noi sappiamo che il perdono più difficile è quello che dobbiamo dare a noi stessi e fin qui è universalmente noto. Mia cugina ha deciso che il perdonare se stessi non significhi affatto riconoscere le proprie colpe, capire i propri sbagli e perdonarsi per averli compiuti, no no. Nel cricentrico pensiero perdonare se stessi significa invece decidere che gli altri sono stronzi e che noi siamo innocenti e puri come agnellini. Lei ne è convinta. Il dramma è che suo padre, illustrandoci questa meravigliosa teoria, avesse l’aria di sentirsi il padre chessò di Kant o Hegel.  Ah, tanto per farvi capire il tipo, lo stesso zio tempo fa ha definito altre cugine, che erano andate a convivere, “puttane da treno” immagino di aver raggiunto anch’io questo status a questo punto e devo dire che più conosco mio zio e più lo trovo un complimento. Bella famigliola eh?

martedì 2 agosto 2005

grazie a tutti, siete stati carinissimi! sto meglio, non proprio bene ma ci stiamo lavorando. la testa continua a far male: per fortuna un dolore diffuso e non martellante come i primi giorni. la clavicola e il braccio fanno male il giorno dopo l'uso perciò mi viene di usarli e il giorno dopo ho tutto il tempo di pentirmene. il collo è incriccato e certe posizioni (tipo di fronte al pc) cerco di evitarle. sono tornata a lavoro, saltuariamente. in queste due settimane sono scesa a RM, ho conosciuto una persona, ho parlato al telefono con Milena (post dedicato a breve), sono risalita insieme a spruzzetto di sole, abbiamo festeggiato le 29 primavere di Tiziano all'Elba, mi sono scottata (sul traghetto: ho uno stupendo segno della maglietta a manica corta ;__;), ho finalmente fatto un po' di mare e mi sono un po' rilassata. approfittando dell'aiuto concessomi mi sono pure cimentata nel mercatino, tiè, rendendomi sempre più conto che la cosa più divertente è vedere la varia umanità che lo frequenta. sembra il carnevale di Rio. il tipo che aveva il banco speculare al mio (ci davamo le spalle in pratica) prima ha iniziato a fare discorsi assurdi su come le donne prima fossero relegate in cucina, poi l'uomo gli avesse concesso la parità e pensa tu, queste ingrate, ora vogliono comandare. e poi, signora mia, non ci sono più i veri uomini (per fortuna c'era lui a difendere la categoria, chiaro). poi al culmine della discussione (con un altro sfigato misogino par suo) ha detto "guarda che io di puttane ne ho avute tante". da ciò si possono trarre due conclusioni: o per lui donna=puttana oppure ha dovuto pagarle XD. la cosa più divertente è stato il pubblico femminile che si era radunato presso la mia bancarella per ascoltare cotanta filosofia, ribattezzata da me e Linda "tantrizen" (tantra+zen), che lo prendeva allegramente per il culo o sgranava gli occhi schifato. la serata si è conclusa con una donna con fede al dito, tutt'altro che una silfide, che ha deciso di sceglierlo come avventura notturna. giuro la manovra di adescamento è stato un taglio! sembrava di assistere ad un documentario, tipo "i rituali del corteggiamento della passera scopaiola", lui faceva pure il ritroso, tsè. quando è così 8 ore di mercatino passano in fretta...quasi quasi cerco di capitare di nuovo dietro lui la prossima volta XD.
domani controllo e poi di nuovo alla volta della città eterna da cui tornerò con Ale sabato. è inutile: a riposarmi proprio non ci riesco! posterò da giù, sicuramente! buona vita a tutti!

venerdì 22 luglio 2005

È un pomeriggio di sole. Sole pieno. Sole che acceca, pare.
Anche se è tragicamente sabato, siete state a lavoro per fare un corso su un programma di disegno per il quale, il capo vi ha informato, diventerete il punto di riferimento dello studio. Pausa alle 13 e alle 15 di nuovo a studio. In quelle due ore siete tornate a casa, avete imballato l’imballabile, avete preparato l’occorrente, avete mangiato al volo e avete caricato la macchina del vostro uomo in modo che ve la potesse portare direttamente al mercatino, cui voi avete deciso di arrivare a piedi, e prendersi contestualmente la vostra. Gli avete fatto ciao ciao e gli avete detto “ci vediamo tra due ore e un quarto”
se non che…
guidate nel primo pomeriggio afoso di un’umida località di mare, guidate piano, non ha senso correre, mettete anche quelle strane cose il cui significato sfugge ormai ai più: le frecce. Ma non basterà.
non basterà perché all’ultimo incrocio prima di arrivare alla strada dove parcheggiate abitualmente una tipa in una macchina bianca non vi vedrà e deciderà di entrarvi dentro con tutta se stessa, carrozzeria inclusa (apprenderete poi che non ha proprio frenato, non ci sono segni a terra). E non contenta, probabilmente nel panico più totale, dopo avervi dato la prima botta ed aver subito l’effetto rinculo invece di premere il pedale del freno ripremierà quello dell’acceleratore dandovi la seconda botta della giornata in meno di 5 secondi, un record.
da quel momento tutto inizia ad essere confuso. Voi avete perso conoscenza (trauma commotivo, diranno i medici in seguito), la prima cosa che ricordate è la visione della ragazza alla guida dell’altra macchina che si accascia sul volante, visione attraverso lo specchietto della vostra 313. a quel punto dopo aver raccolto tutta la vostra adrenalina vi vedete uscire barcollando e andare precipitarvi a vedere se l’altra sta bene. Il cellulare registra che alle 15 e 03 avete chiamato il vostro uomo, ricordate di avergli detto dell’incidente, ricordate vagamente di essere scoppiata a piangere mentre parlavate, lo choc. Ricordate il figlio dell’architetto che doveva venire anche lui a studio e che passava di lì con la macchina nel momento esatto in cui avete sentito i due botti, ricordate che ha cercato di tranquillizzarvi, che è stato molto carino, che vi ha accarezzato (abbracciato?) per calmarvi, che non vi ha riso in faccia quando gli avete detto a ripetizione che bisognava avvisare studio che sareste arrivati in ritardo. Ricordate, vagamente, di aver pensato che vabbè stavate bene: avreste ritardato ma avreste comunque fatto il corso e finanche il mercatino.
Da lì in poi i ricordi sono un puzzle confuso di cui vi hanno sottratto dei pezzi. la vigilessa, la rotella metrica (deformazione professionale il fatto che mi sia rimasta impressa?). finalmente uno scorcio del mio uomo arrivato di corsa, so che dopo mi rimprovererà bonariamente per i nuovi capelli bianchi che sono comparsi sui lati del suo viso. L’ambulanza, fascetta per la pressione, è bassa, non ti muovere, collare, tiriamola fuori, barella spinale, sorriso di un pompiere (pensiero cosciente il giorno dopo: perché sono venuti i pompieri?), mi spiace sentirai una puntura, flebo, il più grande mal di testa della mia vita, senso di nausea, desiderio di qualsiasi cosa dalla morfina in giù che possa alleviare il dolore alla testa, mal di schiena e la barella spinale è una tortura.Senso di impotenza, legata, rumori assordanti  in direzione Grosseto, voglia di oblio, difficoltà a rimanere sveglia, senso di ovattamento, sembra quasi di staccarsi dal corpo per quanto si è stanchi ed è il dolore che ti riporta giù. L’unica cosa che senti è dolore, l’unica coscienza che ha di te è il dolore che provi, sai che vivi perché provi dolore, è spaventoso. Ospedale, visita, ti fa male qui? Spingi contro le mie mani, radiografie, tante, osservazione, TAC, negativa, a casa. Dolore alla spalla, tre giorni dopo ti confermeranno una microfrattura della clavicola, braccio al collo, collare, ghiaccio.
e mentre piano piano riprendi controllo su te stessa ti accorgi di come è diverso il mondo se lo guardi da una prospettiva diversa. Di come questo tuo stare immobile su una barella, col collo bloccato, una tartaruga rovesciata, limiti talmente tanto la tua possibilità di visione che l’unica possibile è quella dentro te stessa. Di come sei fragile e ancora spaventata. Di quanto sia diverso subire un incidente da soli piuttosto che insieme alla persona che ami. Del fatto che ci sono dei vuoti di memoria che nessuno potrà mai riempire e, quando la mente tornerà ai fatti di questa giornata, ti sentirai ogni volta come ti senti in questa barella, come un’equazione incompleta. Del fatto che stranamente ti preoccupi quasi più dell’altra ragazza che di te: in fin dei conti sai come stai tu, ma lei? Del fatto che ti dispiace per le conseguenze che lei pagherà, per il ritiro della patente. E mentre fai questi pensieri ti chiedi se sia normale tutto questo. Se è così che deve andare. Sai che sei fatta così, in quel momento ti basta.
Ti senti smarrita, completamente. La mancanza di quei pezzi di memoria ti annichilisce: ritrovarli, capire, ti sembra l’unico sforzo verso il quale devi tendere. Ti affanni ma non ci arrivi, c’è un grande vuoto e in mezzo tanti pezzetti di te. Pensi a quest’uomo che ami, che è al tuo fianco, pensi a come deve essersi sentito quando ti ha sentito al telefono, pensi a come si sia sentito quando ha visto le ambulanze, pensi a come si sia sentito quando non l’hanno fatto entrare. E pensi a quanto lui sia sempre forte per compensare la tua debolezza, pensi a quanto senza lui ti sentiresti persa, pensi che lui è l’unico in grado di rimettere a posto i pezzi senza far danno. E improvvisamente lo smarrimento non c’è più. Mentre le ombre si allungano ritrovi la pace in un corridoio con la mano stretta in un’altra, l’unica possibile.

sabato 16 luglio 2005

ESSERE DONNA OGGI...


 



Nel tran-tran mensile di ogni donna ci sono giorni particolari.
la particolarità, nel mio caso specifico, si traduce in:


- presenza di bolle dolorose in parti allucinanti nel corpo tipo il sopracciglio


- grazioso sparpagliamento di brufoletti e bollicine su tutto il viso, che assume una curiosa somiglianza ad una pizza margherita


- gonfiore mostruoso del tipo che i jeans stringono all’attacco coscia come se fossero bagnati


- due tette che sembrano tre da quanto sono due


- umore di un grizzly coi calli


- reattività di un bradipo stanco


- capelli in condizioni che definire pietose è segno di grande ottimismo

vabbè, direte voi, è la natura, sono, in fin dei conti, 5 giorni su 28 e in genere quelli in cui scontiamo il fio della nostra fertilità insoddisfatta.
e invece no.
cioè sì, per le persone normali.
evidentemente io normale non sono se sono al 12° giorno del ciclo e mi trovo nell’esatta situazione di cui sopra.
visto che dovrebbero essere i giorni più fecondi del mio ciclo, sto valutando le seguenti ipotesi:
a. è una forma di anticoncezionale naturale poiché  in questi giorni sono attraente come un rinoceronte squamoso


b. è una forma di anticoncezionale naturale poiché il mio umore è simile a quello di marc tyson
c. è una forma di anticoncezionale naturale poiché la persona con cui divido oltre che il letto anche le altre stanze è paziente ma a tutto c’è un limite


d. è una forma di anticoncezionale naturale poiché una volta che la persona con cui divido il letto e le altre stanze ha finito di sopportarmi e rassicurarmi sulla mia inalterata capacità di attrarlo, capace che gl’è venuto sonno


e. è una forma di anticoncezionale naturale poiché la sera svengo nel letto, figuriamoci se reggo una seduta di ginnastica prima.

notate anche voi come una certa costante?

giovedì 14 luglio 2005


UNA SETTIMANA FA...


...Alle 5 e mezza la sveglia ci ha ricordato di appartenere al genere umano. Doccia e districamento capelli (in probabile sciopero per via dell’orario). In pratica alle 7 eravamo in macchina docciati, rinfrescati e pronti all’avventura. Viaggio tranquillo, scoperta dell’A15, un’autostrada allucinante tutta curve e viadotti, c’è mancato poco che rinnovassi la tappezzeria della macchina. Insomma pianin pianello e col sacchetto per il vomito a portata di mano, ce ne arriviamo a Milano. Constatazione della tristezza del cielo, pensiero sul maltempo, visione di un sole pallido e malato, senso di costrizione cosmica. Forse presi dalle riflessioni sulla qualità della vita in un posto in cui le fabbriche sono a meno di un km dalle case, sbagliamo clamorosamente uscita sulla tangenziale est e con un po’ di magheggi eccoci alla volta di Monza,dove Tiz dirà la frase del giorno (c’era un’umidità pazzesca, a dirla tutta): “non ne posso più,c’ho le lumache sui reni”. Beh, comunque, meta in via di raggiungimento. Ordini ricevuti: direzione villa reale. Direzione villa reale? La direzione villa reale a Monza non esiste. Nel senso che trovi “autodromo” “centro” e tante altre belle cose, ma non “villa reale”. Ok, chiediamo. A chi meglio che a un benzinaio? Risposta esplicativa (senza nulla, né buongiorno né arrivederci, prima e dopo) “rotonda a destra, rotonda a sinistra”. Semplice, conciso, efficace. Prendiamo, finalmente, la strada giusta. La nostra meta finale è Carate Brianza. Perché  poi tutti i paesini dell’hinterland milanese finiscano in –ate è un affascinante mistero. Passiamo davanti al bivio per Arcore e ci sembra di vedere uno strano luccichio, come di oro, sul cartello, un caso? Proseguiamo, proseguiamo e d’improvviso: la luce, Carate. Parcheggio non a pagamento e raggiungiamo gli altri. Alle 18 c’è la presentazione e siamo ancora in alto mare e nel panico più totale. Il Sergio ha dormito due ore negli ultimi tre gg e, non fosse per l’adrenalina, rischierebbe di presentare i suoi molari alla gente invece del prodotto. Noi siamo più riposati e cerchiamo di darci da fare. Trovo un’immagine e la trasformo in ciò che ci serve, disegnando gli impianti elettrici.

All’improvviso si diffonde la notizia dell’attentato a Londra. Gelo, incredulità e l’assoluta consapevolezza che tra un po’ toccherà anche a noi. Dalla tristezza ci salva la fretta assurda, il mondo non può e non deve fermarsi, sarebbe come se avessero vinto. Di fronte a quello che è successo c’è una reazione che ci nasce da dentro: la meditazione, la voglia di abbracciarsi per vincere l’aria di morte che d’improvviso cala, non ce n’è stato il tempo, forse è stato meglio così. Ma vedo Mimmi sconvolto e mi rendo conto che sta pensando in che mondo metterà alla luce suo figlio
la Bene
tra 8 mesi. Lo capisco, io me lo chiedo anche se ancora non ne ho motivo.


Si sono fatte anche quasi le due e mezza e un brontolio incessante mi avverte che il mio stomaco dell’adrenalina se ne straciccia e vuole cibo. Bene, usciamo, io e Tiz, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Niente panini, è troppo tardi. Ripieghiamo su una pizzeria. E apprendiamo empiricamente che la pizza a Carate non la sanno proprio fare: è alta come una ruota di bicicletta e ne ha la stessa consistenza, il gusto è di poco meglio. Vabbe’ riconsoliamoci con un gelato. E lì piacevole sorpresa. Qui in Toscana un gelato da 1,5 € (diconsi unovirgolacinquanta euro ovvero tremila lire più o meno del vecchio conio) si traduce in due gusti senza panna, un cono striminzito e anoressico. Avendo già preso la pizza prendo un gelato da unoecinquanta convinta di avere il cono anoressico di cui sopra, invece mi consente di metterci tre gusti e me lo fa enorme. Potendo escludere ogni suo tipo di dubbio su una mia eventuale denutrizione, ne abbiamo dedotto che col gelato abbondano di default, ed era pure molto buono. Morale: se siete a Carate Brianza non mangiate la pizza ma fatevi un bel gelatone.
Di ritorno apprendo, con notevole gioia (!), che il mio lavoro non si è esaurito manco per il cavolo, anzi. In pratica non sarò spettatrice silenziosa, come avevo macumbato fin dalla proposta della mia partecipazione all’evento. Dovrò parlare. PARLARE? Cazzo. Dentro di me smadonno due calendari ma mantengo il sorriso del “è tutto a posto”, quello che ogni architetto libero professionista acquisisce insieme all’abilitazione, quello che il resto della banda vuole vedere. Ok, improvvisiamo uno straccio di presentazione (e per fortuna c’è qualcuno che sa usare PP perché io a malapena so aprire le presentazioni altrui, figuriamoci farne una mia) e organizziamo un discorso convincente. In pratica dovrò spiegare le potenzialità dal punto di vista architettonico del prodotto che proponiamo e far vedere la differenza con gli impianti tradizionali. Nulla di tragico, sono cose che so. Ho solo l’ansia da palcoscenico, porca paletta. In realtà non ho neanche tempo di pensarci, bisogna sbrigarsi. La presentazione è a Monza, bisogna andare in hotel, predisporre tutto, lavarci ché altrimenti si ricorderanno di noi per l’odore e non per il prodotto, attuare il minimo sindacale della presentabilità, insomma. Mentre ci accingiamo a caricare la macchina, come da copione, inizia a piovere. Nel valutare i fatti seguenti tenete bene a mente che è il 7 di luglio. La strada dove siamo è un senso unico stretto, naturalmente una macchina dovrà passare a tutti i costi e ci toccherà smettere di caricare, fare il giro dell’isolato e tornare a caricare. Il tutto sotto la pioggia. Riusciamo a stipare tutto in macchina e ci dividiamo: chi sarà parte attiva inizia ad andare a sistemare, gli altri (essenzialmente i compagni di quelli di cui al punto precedente) vanno a sistemarsi a casa di Sergio. Vi ricordate che avevo accennato che stava piovendo? Ecco, al signore della pioggia deve essergli un po’ scappata la mano. Ad un certo punto ha iniziato pure a grandinare, ma non la grandine normale grande come brecciolino, no no. A noi è toccata quella geneticamente modificata, grande come noci. Ci siamo guardati terrorizzati e con la stessa paura inespressa che quelle breccole potessero spaccarci il vetro. Considerando anche la quantità di grandine a terra si era nella versione tangenziale di milano del sequoia adventure di gardaland. Non si sa come, arriviamo. E riscarichiamo tutto sotto la pioggia battente. Montiamo tutto ciò che deve essere montato e poi gli uomini vanno a casa a cambiarsi. Io mi faccio portare dalle ragazze la roba e mi cambio nei cessi, pardon nei bagni, siamo pur sempre in un quattro stelle. Tempo necessario all’operazione: circa 6 minuti, trucco compreso. E badate che ho cambiato tutto tranne le mutande. Insomma mi sono spogliata, inguainata in un body antistupro-strizzaciccia ché mimetizzare il rotolo di coppa sotto seno mi sembrava il caso, messa la camicia bianca contorcendomi come tarantolato per evitare che la stoffa strusciasse contro la mia nuova pellicina bella bella ma ancora taaanto sensibile, messo il gilet (sì l’aria condizionata era un po’ a manetta), i pantaloni neri, i sandali col tacco, la spuma ai capelli, l’ombretto (tre diversi colori, sfumati), la matita, il mascara e due rossetti (ero indecisa sul colore). Il tutto in sei-minuti-sei. Un po’ tipo superman che entra che è una scamorza e esce strafigo. La mia sensazione di essere strafiga è durata fino all’arrivo in sala, dove c’erano due ragazze trentenni rampanti appuntate con gli spilli, di quelle che nascono già con la linea perfetta dell’eyeliner e che da gattoni sono passate direttamente ai tacchi 13 a stiletto. Da cigno a brutto anatroccolo in quaranta secondi netti. Ma il mio uomo mi troverà bellissima e tanto basta. Il contingente maschile della formazione ci metterà più di sessanta minuti per rendersi presentabile, e dico tutto. Il resto è storia, la presentazione è andata bene. Poi il buffet. All’inizio tutti ad avvicinarsi con fare casuale tipo sono qui per caso poi hanno tirato fuori le cavallette che erano in loro e hanno spazzolato tutto. Ad un certo punto ho temuto per il centrotavola floreale. Sempre sotto la pioggia torrenziale abbiamo iniziato il viaggio di ritorno. Ci siamo dovuti rifuggiare sotto ad un ponte sull’autostrada perché era impossibile guidare, non si vedeva nulla per la troppa pioggia, un incubo. Ed allora, ancora bagnata e coi piedi a pezzi, la fra chiede a Tiz di darle le scarpe che gli aveva detto di riprendere dalla macchina di Sergio insieme ai vestiti. E Tiz fa “le scarpe?!? Quali scarpe?” non vi riporto la scena isterica che ne è seguita, vi dico solo che il mio uomo ha pensato, candidamente, che lasciare due paia di sandali in macchina di una persona che abita a 500 km da noi non fosse un problema ma anzi, quasi un intermezzo simpatico per movimentare la nostra vita che noia-che barba. Voglio dire: chi di noi non ha più di due paia di sandali (non scarpe estive, sandali) comodi (leggi senza tacco) nell’armadio? Ecco. La cosa ancora più comica è che essendomi messa il body e volendo, per ovvi motivi, evitare di uscire dal bagno con il reggiseno in mano, lo avevo incartato nella carta igienica e inguattato nella scatola da scarpe. A tutt’oggi quindi mi mancano all’appello n. 2 paia di sandali comodi n. 1 reggiseno. Un bilancio positivo, insomma.
dopo aver chiarito le nostre reciproche posizioni il viaggio è proseguito bene. Credo, perché all’altezza di
La Spezia
la donna del monte ha detto ko e si è abbioccata tragicamente risvegliandosi con le luci vicino a casa. Una vera dura, insomma. ‘n’c’ho più ’r fisico, decisamente.