L’altra sera m’è capitato di aprire un vecchio disco di salvataggio. Un disco di salvataggio della mia cartella a studio. L’ultimo studio in cui ho avuto una cartella “fra”: quindi due anni fa, più o meno. Dentro c’era un mondo, il mio mondo di due anni fa.
E mi sono trovata, lungo mail, foto, conversazioni MSN, ricordi, a rendermi conto di quanto la mia vita sia cambiata in questi due anni.
La fra è tornata Francesca, in questi due anni. Ha disimparato a volersi bene, come tempo fa. La fra viveva con consapevolezza succhiando la vita, Francesca si relaziona con se stessa in terza persona e si lascia vivere.
E non è il fatto che io sia tornata quasi al peso di partenza: quello è uno degli effetti, certamente non è una causa.
E non ci sono motivi particolari, né particolari reminescenze dolorose…semplicemente ad un certo punto la fra ha deciso di di prendere una strada conosciuta, rassicurante e passo a passo è tornata indietro. La fra ha scelto l’apatia perché è stata prima impaurita e poi depressa…e non è riuscita neanche a dirlo, forse per paura. Paura di possibili assenze che l’avrebbero fatta sentire peggio.
La fra pensava di esserne uscita, tempo fa; Francesca c’è ricascata.
La fra credeva che un figlio avrebbe dato alla sua vita una certa stabilità; Francesca s’è resa conto che un figlio non cura il male dell’anima e non è neanche giusto che lo faccia.
E ora la fra non c’è più e a Francesca manca tanto.
E se Francesca solo sapesse come farla tornare subito, lo farebbe immediatamente.
Francesca sente di aver bisogno di aiuto ma sa di non meritarlo. Sa che imparare ad amarsi, a volersi bene, è un percorso in salita che deve essere percorso magari con qualcuno a fianco ma senza che quel qualcuno ci porti per mano. Sa che è colpa sua e di nessun altro. Sa che il mondo ha, assolutamente, giustamente, occupazioni diverse dal prendersi cura di lei. Sa che deve imparare ad essere felice di quello che è e di quello che ha e che deve farlo da sola.
Francesca ad un certo punto s’è permessa di dimenticare che non si possono chiedere sconti alla vita. Che lei non può farlo. S’è permessa di dimenticarlo, di dimenticarne le conseguenze.
Fino ad arrivare ad essere qualcosa di diverso da quello che si sa di poter essere. Francesca s’è aggrappata a tutto pur di farsi del male. Con metodo, con precisione…galleggiando sulla vita per non affrontare una qualsivoglia fatica. Francesca trova ogni cosa insormontabile, è sempre sull’orlo delle lacrime, è scazzata, scontenta, rancorosa, proiettata su se stessa più di quanto sia sano esserlo.
L’unica cosa su cui Francesca si sente lucida è suo figlio. Oddio, trova insormontabile anche occuparsi di lui, a volte. Ma è lucida e decisa su cosa e come vuole per lui: quello che vuole e soprattutto quello che non vuole dargli.
Due anni fa mi sentivo giovane, allegra, piena di speranze e pensavo che il mondo potesse essere mio. Oggi mi sento vecchia dentro.
Aprire una finestra sulla me stessa che sono stata m’ha sconvolto.
Sono stanca. Ma non del mondo. Sono stanca di me. Stanca di Francesca. Voglio tornare ad essere la fra perché è quella che sono veramente. Quando mi metto in gioco, quando non mi lascio sopraffare da cose che sì fanno ancora male e ci saranno sempre ma non si può scegliere l’autodistruzione per scappare. Basta. Sono stanca della situazione attuale, stanca della scelta più facile.
Francesca si concede di tutto: si concede di mangiare, si concede l’inedia, si concede la sciattezza…si dice che da domani cambierà. Si concede di farsi del male per poi sentirsi in colpa per ogni cosa che mangia, per ogni cosa non fatta…ma poi penda che domani cambierà. Francesca non permette mai a quel domani di arrivare, lasciandosi vivere, tenendosi a galla, ha creato millemila domani che non arriveranno mai più.
Francesca deve imparare a fare le cose per se stessa e non per assecondare qualcuno, per non sentirlo o per ottenerne l’approvazione. Deve ritrovare il coraggio della scelta, la sua forza, quella che poi, nei momenti di necessità, ha sempre tirato fuori.
La fra, quel che ne è rimasto, si chiede però, con assoluta lucidità, come fare. La fra sa, c’è già passata, che ci sarebbe bisogno di buttare un po’ tutto in aria, da fare un lavoro di fino su se stessa…ma sa anche che, stavolta, tutto ‘sto gran tempo non le è concesso. Sa che suo figlio non può aspettare che lei tolga ogni mattoncino per analizzarlo e poi decidere se tenerlo oppure no.
E forse è proprio da lì che la fra deve ricominciare: da suo figlio, dalla sua famiglia, dalle piccole grandi cose che l’accompagnano nella vita. Senza più pensare a quello che è stato, a quello che non è stato, a quello che poteva essere. Cercando di vivere un presente che è già un dono di per sé.
Ho un mio background, ho cose che hanno fatto male ma devo smetterla di aggrapparmici per consentirmi di sentirmi in credito con la vita.
La fra deve tornare, deve tornare per suo figlio, per l’uomo che ama, per gli amici, per chi le vuole bene. Ma soprattutto la fra deve tornare per Francesca.
Ecco, l’altra notte pensavo a tutto questo. Ero sola, mi sono addormentata tardissimo, ho dormito 3 ore…ma così bene non dormivo da mesi.