giovedì 31 gennaio 2008

TAPPAMI LEVANTE, TAPPAMI [cit.]

 

La famiglia la-Tana abita, come alcuni sanno, in un piccolo paese, che per comodità chiameremo Terra di Mezzo. La TdM è compresa tra due altri paesi: il paesone, che chiameremo Sboronia e il paesello, che chiameremo Cafonia. Quando gli entusiasti e illusi componenti di questa tana hanno iniziato a guardarsi intorno alla ricerca di una tana più confortevole ma soprattutto molto meno umida, hanno da subito escluso Sboronia dalla loro wish list. Il paesone è infatti, come tutte le città su mare, caro morto e la fauna locale è così simpatica ma così simpatica che a confronto la Umbridge sembra Dobby. L’optimum per questa tana sarebbe la Terra di Mezzo che ha i servizi del paesone a 5 minuti di macchina ma è un posto più tranquillo, dotato di scuole decenti, parco giochi, supermercato, ambulatorio e via dicendo. Questa cosa però pare che l’abbiano pensata in molti visto che trovar casa per questi lidi è assurdamente difficile, pare. La nostra tana in formazione riunita e compatta ha quindi rivolto la sua attenzione alla confinante Cafonia. Di questa ridente (ahahaha) cittadina maremmana c’è poco da dire, in realtà. La fra, che vi si reca in piscina da tre anni, ha abbondantemente frequentato la gioventù locale in assetto da spogliatoio così da poter dire che si scade al livello di flora locale. Vabbè, vediamo comunque cosa si trova. I coniugi la-Tana, cui piace arrivare sempre preparati, pronti, decisi e avendo ben chiaro di cosa si necessiti, s’erano studiati i siti internet delle varie agenzie, nonché tutti i giornalini sul cui frontespizio compariva la parola “casa”.
E fu così che ieri, gli ancora ottimisti componenti di questa tana si sono allungati un attimo in agenzia, a Cafonia, per parlare e chiedere informazioni su un paio di casette che avevano visto. Già qui ci sarebbe un’ enorme parentesi da aprire. Ma io dico: devi vendermi un oggetto, devi invogliarmi a venire a vederlo, devi convincermi che è esattamente quello di cui ho bisogno e che di meglio, veramente, non ce n’é…e allora due foto decenti e una piantina, cazzo, metticela. Fattostà che in agenzia ci viene chiesto cosa stiamo cercando e noi, sicuri: un 4 o 5 vani, prezzo massimo tot, con giardino o terrazzo, insomma con uno sfogo esterno…una casa per una famiglia con figli, non lo diciamo ma speriamo che l’enp lì presente parli per noi e che il fatto che sia suo padre clonato fughi il dubbi che l’abbiamo affittato all’uopo. Ci vengono proposti, nell’ordine:
- casa in condominio (ma quello sarebbe il meno, non cerchiamo per forza la casa indipendente) anni 60 con marmittoni a terra, buia da morire (ma vista l’abilità fotografica dei soggetti magari non è neanche vero) con piccolo balcone e tre stanze la letto (e questa l’aveva beccata, almeno) in un posto che, dopo averci fatto un giro, abbiamo immediatamente ribattezzato piccola Jesenize (cittadina slovena industriale, probabilmente uno dei posti più brutti di tutta l’Europa dell’est): case alte, trascurate, coi panni stesi h24, con i ripostigli fatti di bandone sul prato accanto. Una delizia, insomma. Proprio il posto in cui avevo pensato di far crescere mio figlio.
- casa indipendente su due piani con scala a chiocciola (che coi bambini, si sa, è il non plus ultra), due camere ma salone grande (quindi forse forse l’angolo studio lo si ricava lì) e…un balcone profondo massimo 1,2m a L: già è tanto che ci stendi i panni, se ci volessi mangiare basta che metti tutti in fila tipo mensa universitaria
- casa d’epoca con i requisiti ma mi parla di piccolo terrazzino…da un sopralluogo seguente si scopre che il piccolo terrazzino è grande, più o meno, come il mio stendino per i panni n.2. chiaramente il n.1 rimarrebbe confinato in casa.
- casa luminosa, abbastanza grande, con angolo cottura. Non che io voglia una cucina da 16 mq ma una cucina con il posto dove mettere i piatti e le pentole sarebbe auspicabile, no? Inoltre è Cafonia alta, un posto meno triste di Cafonia ma mooooolto meno servito.
- terratetto, senza giardino, da “rivedere”. Rivedere significa che non ha un impianto di riscaldamento: si scalda con due stufe a metano (?) e una delle camere è grande quanto il bagno (giuro: ho le piante dei vari livelli). Ha una mansarda inutile e una splendida vista su campo rom improvvisato da maremmano nostalgico della cara vecchia vita agreste.
- casa abbastanza carina sempre dalle parti di Cafonia alta. La casa è luminosa e forse non sarebbe male. Poi ci mostra le foto del giardino. Praticamente il giardino consiste in terrazzamenti profondi al massimo 1,5m che assorbono circa 3 m di dislivello con la strada sottostante (noi l’abbiamo ribattezzato “giardino inca”)…me lo vedo benissimo l’enp che gioca a “ruzzoliamoci per la collina” con gli amichetti.
- casa in posto imprecisato di Cafonia bassa: cucina abitabile, due camere grandi, salone con camino, bagno, ripostiglio. Ah, garage. Sì ma manca una stanza, faccio io. Beh, sa, il garage è proprio sotto il salone, è grande, ed è difficile arrivarci bene con la macchina…quindi basta (!) realizzare una scala interna, fa lei…peccato che realizzare una scala interna su un solaio a ridosso della trave principale non è esattamente semplice e immediato e che lo spazio (misurato sulla pianta in seguito) permette solo la realizzazione una scala a chiocciola (che per le famiglie con prole deve essere un must da queste parti).


Sarà un anno lungo e difficile. Sigh.

mercoledì 23 gennaio 2008

Quando, quasi quattro anni fa, decisi di mettere tutto su un carro e venire a vivere qui con Tiz feci un azzardo e lo sapevamo entrambi: sul tavolo c’erano le nostre vite noi giocammo tutto sul nostro numero. Molto romantico, ma se da un lato eravamo sicuri del nostro amore dall’altro non eravamo così ingenui da pensare che questo bastasse. Entrambi con famiglie sbagliate alle spalle. Una creatasi per un motivo non giusto: l’arrivo di un figlio, se non cercato, non fa di due persone una famiglia…l’arrivo di un figlio cambia e scombina così tante logiche di coppia che la coppia deve essere stabile in se’: si diventa madri con due lineette sbiadite, si diventa padri parecchi mesi dopo. L’altra invece nata per scelta: due persone si conoscono, si piacciono, decidono di sposarsi, etc. Due persone completamente diverse tra loro, che non sono mai riuscite a fare di questa diversità la loro forza; due persone che di fronte a difficoltà non prevedibili e non calcolate non sono state capaci di fare fronte comune. Due persone che si sono amate e che a loro modo ancora si amano. Ma questo col creare una famiglia felice e serena non c’entra molto.

Questo nostro bagaglio di esperienze passive faceva sì che fossimo perfettamente coscienti del fatto che le cose potessero anche non andare bene. La nostra storia più che decennale ci aveva visto cambiare, crescere, ma erano quattro anni che le nostre strade in qualche modo s’erano divise: un obiettivo comune in fondo ma non si sapeva mai se, come, quando ci si sarebbe arrivati. Avevamo questa storia lunga alle spalle, una storia pesante e densa, ma non avevamo mai convissuto. Certo c’erano state le vacanze, anche lunghe, insieme a casa dello zio, da soli. Ma erano piccole cose rispetto alla prospettiva di una vita insieme: non c’eravamo mai scontrati coi problemi di tutti i giorni, con il confronto pratico sul modo di vedere un evento, con la condivisione di uno spazio di entrambi. Da quattro anni vivevamo lontani, vivevamo realtà diversissime.

La convivenza fu necessaria. Ci è servita per capire se le basi che nel tempo avevamo creato fossero così stabili da reggere il peso di quello che di lì in poi volevamo creare. Io la convivenza l’ho vissuta male, in realtà. L’idea della necessità di questo banco di prova mi avviliva. Ci amavamo, bastava. Si aggiunsero anche problemi economici e logistici: mi sarei dovuta trasferire, subito dopo il matrimonio, senza lavoro, in una realtà che non conoscevo…non faceva per me. Io sono una di quelle che hanno bisogno di terra stabile sotto i piedi, l’ignoto mi spaventa e di fronte allo spavento annichilisco. C’era inoltre la grande incognita dell’andare a vivere lontano, lontano da tutti, dalla famiglia, dagli amici. Avrei potuto scoprire che non ero fatta per quella vita. Mi convinsi che fare una prova fosse la cosa migliore da fare e il tempo ci diede ragione. Nell’anno e mezzo di convivenza che ha preceduto il matrimonio il legame si è rinforzato, alcuni angoli si sono smussati, ho capito cosa volevo e come averlo. Quando siamo arrivati a sposarci eravamo finalmente coscienti di quello che veramente volevamo: non ci sposavamo per regolarizzare una posizione, ci sposavamo perché avevamo voglia di mettere nero su bianco il nostro impegno di vita comune. Ci sposavamo per creare una famiglia. Mi ricordo ancora l’emozione nel buttare l’ultimo anellino contraccettivo, pochi giorni prima del matrimonio. Era qualcosa che avevo aspettato di anni di poter fare. Ero pronta da tempo. E Piergiorgio l’ho voluto io, ho insistito. Eravamo pronti: io me ne ero accorta, Tiz ancora no. Siamo diventati e stiamo diventando, ogni giorno, una famiglia. Partendo dagli sbagli delle nostre famiglie, confrontandoci su tutto.

Con tutte queste premesse è facile capire perché avessimo deciso di cercare una casa in affitto. La nostra storia era al banco di prova, non era proprio il caso di appesantire l’esame creando dei vincoli economici e giuridici prima del necessario. Inoltre con la prospettiva di un matrimonio e senza lavoro mio, c’era poco da fare gli splendidi. Poi c’era il fatto di abitare lontano. E se non fossi riuscita ad adattarmi? Se vivere qui mi avesse fatto ribrezzo? Se avesse causato un vivere male mio e di conseguenza della nostra coppia? L’affitto ci sembrava la soluzione migliore, non c’era storia. Vedemmo qualche casa e ci scontrammo ben presto con la dura realtà di questa zona: case in affitto quante ne vuoi, ma solo affitti estivi. Case senza riscaldamento perché nate per essere usate solo d’estate. Case piccole, care, buie. Finché un giorno trovammo questa. Io entrai e decisi: è questa, punto. Ma era la nostra casa zero: Tiz era ancora accasermato e vivevo con mammà. Non avevamo il confronto, non avevamo nessun rapporto affettivo con altre case nostre.

Ora stiamo cercando una casa, l’acquisto della quale è comunque subordinato alla vendita di un'altra giù ma è comunque probabile che entro un anno, un anno e mezzo si vada via da qui. Compreremmo volentieri questa casa, ma il proprietario per ora non ha ancora deciso se venderla e quando.

E così…così domani e dopodomani abbiamo appuntamento per vedere la nostra prima casa, che poi non sarà di entrambi ma veramente poco mi importa, e da una parte sono quasi euforica…dall’altra sono triste di lasciare questa casa che ci ha visto crescere così tanto in questi ultimi tre anni.

Tappe, si cambia, si cresce…

mercoledì 16 gennaio 2008

I DONI DELLA MORTE


Per commentare, qui si è aspettato che anche il marito finisse la lettura...Per la cronaca il marito è stato spedito a mezzanotte in libreria per prenderlo, quindi direi che se lo meritava....
Libro splendido, assolutamente. Finalmente i personaggi affrontano le loro paure, i loro sentimenti
spoiler (evidenziare per leggere)
Certo, comunque una spremuta di sangue reale ed emotivo. Già da subito con la morte di Malocchio e il ferimento di George, non parliamo di Dobby (qui giace Dobby, un elfo libero...sniff) e poi Tonk, Lupin e Fred... Ecco quando ho letto della morte di Fred non c'ho potuto credere...è come se il mondo sia in automatico più triste perché i gemelli non sono più un'entità...è difficile da spiegare, ma per noi, harrypotteriani convinti, credo sia stata una perdita enorme, più ancora di quella di Silente: a volte la capacità di ridere e far ridere è anche più preziosa della saggezza.
Poi questo intrecciarsi di vicende e pensieri tra Horcrux e Doni della morte, questo bivio importante, che poi è quello che porta alla fine del libro, trovo sia stato reso benissimo, senza renderlo pesante, facendo capire realmente solo alla fine del libro quale era la strada e che le strade, in finale, finivano per convergere.
E Piton, il suo amore per Lily più forte di ogni rischio, più forte della legilimanzia, più forte del risentimento, del tempo...e il patronus a forma di cerva "dopo tutto questo tempo?" "sempre". il capitolo più romantico di tutti i libri, il più esaustivo, esplicativo, quello che ha reso Piton, alla fine, praticamente il personaggio principale dopo Harry...e il suo chiedere a Harry di guardarlo per morire vedendo gli occhi della donna amata è un assoluto capolavoro. Tremendamente romantico senza essere stucchevole.
La Rowling ci presenta chiaramente i due modi di relazionarsi col male: da una parte l'aquiescenza totale e senza remore di Bellatrix, dall'altra la ribellione che nasce dall'amore, Narcissa che tradisce il suo signore in nome di suo figlio.
Neville, un personaggio che matura prendendo finalmente sul serio se stesso e le proprie capacità... e, come solo un vero grifondoro potrebbe fare, alla fine con la spada uccide Nagini.


Rileggendolo, come mi appresto a fare, sicuramente troverò nuove sfumature...anche perché alla prima lettura l'ho praticamente divorato!
Quello che mi chiedo è invece come farò a non aspettare un seguito, una nuova immersione in questo mondo che non è solo fantastico, che è magico, che è talmente strutturato bene e con coerenza che non puoi dire "impossibile".
Il nome di questo blog non è un caso. Quando l'ho aperto avevo appena deciso di andare a vivere lontano con l'allora fidanzato storico e mi apprestavo a entrare in un nuovo universo. Un universo chiamato Casa, Famiglia, Amore. Quando cercai una parola per descrivere tutto questo, mi venne immediatamente in mente la casa dei signori Weasley: con questa caterva di figli, con il loro essere dignitosi con poco, col loro rispetto per tutti, con quell'aria di famiglia capace di coinvolgere anche gli ospiti...La Tana era esattamente il tipo di casa che avrei voluto avere ed è quello che tuttora mi sbatto per ottenere: nel nostro chiassoso disordine, nella nostra allegria, nel nostro arrenderci al caos che l'enp ha portato nella nostra vita, casa, famiglia. Nel mio cercare di essere una mamma protettiva ma severa, capace di un abbraccio e un regalo fatto a mano a natale ma anche di una strillettera quando serve.
E questo mondo magico ci ha permeati, è entrato come consuetudine, nel rileggere i libri (crisi di astinenza), nel vedere i film come anche nel linguaggio della nostra casa, dove quando non si trova un oggetto  io o il marito esclamiamo "accio oggetto" o quando di fronte ad un recalcitante enp con la bocca serrata, il padre tutto serio se ne esce con un "alohomora"...roba che a momenti mi cappottavo sulla sedia dal ridere...
Tutto questo per dire che questa Tana è spaesata e triste dalla fine non tanto delle avventurae del maghetto, ma delle possibili incursioni in un mondo bellissimo.
...e se non ci credete, peggio per voi, siete, evidentemente, dei Babbani!

giovedì 10 gennaio 2008

CHIARIMENTI

No, non sono incinta, non ancora...diciamo che, senza troppa fretta né ansia, da queste parti si tenta un bis...

lunedì 7 gennaio 2008

2008


Il 2007 è stato un anno bellissimo, intenso, anno di cambiamenti, di punti esclamativi, di standing ovation dalla vita...l'anno che mi ha dato mio figlio e una nuova coscienza di me stessa, nuovi orizzonti, nuovi occhiali per vedere il mondo. L'anno della scoperta, della meraviglia di fronte alle infinite occasioni di gioia. Tuo figlio che sguscia da te, il suo primo sguardo, il suo primo sorriso, la prima volta che ti riconosce...tante tappe che in realtà sono sue ma che sono anche, indescrivibilmente, profondamente mie.
Una perdita grossa, pesante, un nonno che m'ha insegnato tanto e che ha aspettato di vedere me e mio figlio prima di morire.
La scoperta, purtroppo, di tanto squallore umano e sentimentale in persone da cui, sinceramente, proprio non me l'aspettavo.
Tante, tantissime, cose, eventi, emozioni.

Per l'anno prossimo spero per me stessa di riuscire a mantenere questi occhi nuovi ben aperti.
L'anno che ci aspetta, che in realtà è già cominciato, sarà un altro anno denso, ricco di possibilità...un'altra casa, un altro figlio...scelte pesanti e importanti. A questo anno chiedo di farle sempre in due, sempre insieme.
Un anno che ha già in se' la certezza di nuove nascite (a brevissimo e a medio termine) e della mia migliore amica che si sposa, che segue il cuore e va lontano...un'amica speciale a cui veramente auguro tutto il bene possibile perché so che se lo merita. (e se Marco solo ci prova a farla soffrire si va su a Milano e gli si spezza le braccine )
Poi la salute, chiaro, per mio marito, per mio figlio, per quelli cui voglio bene e, se ne avanza, beh magari anche un po' per me
E un po' di pace...che qui ci si guarda dentro e la si trova sempre...poi guardi fuori e ti prende male.

Un buon anno a tutti, proprio tutti...quelli che passano di qui sempre, spesso, a volte o  che ci sono capitati per sbaglio...col cuore, veramente, buona vita!

TRENTASEI?!? MA L'ANNO SCORSO ERANO TRENTASETTE!!!

Ecco, con questa coltissima citazione, iniziamo il racconto del primo Natale della creatura. Tutti a chiedersi che faccina meravigliosamente stupita avrebbe fatto vedendo prima l'albero che mamma e papà avevano addobbato con le loro manine sante e poi quello dei nonni materni, dove tutta la famigliola è stata ospite per taaaanto tempo. la risposta è: nessuna, non se l'è cagato di striscio, tanto per usare il francese. Se ci ripenso ancora ci rimango male .
Vista la tenera età della creatura s'è risparmiata al papà o nonno di turno la mascherata serale vocalizzando "ohohoh". Il pituffo è crollato la sera del 24 verso le 22, quindi nessun brindisino con latte e biscotti .
La mattina dopo, dopo l'arrivo del resto dei nonni, zii e bisnonni, una mamma decisamente emozionata ha avvicinato l'enp al divano per procedere allo scarto dei regali. L'albero, l'abbiamo fotografato ad imperitura memoria, era stracolmo di regali. E fu così che una mamma folletto impacchettatore e organizzatore dell'evento s'è improvvisamente resa conto che sotto all'albero il suo figliolo stava per scartare ben 22 regali (da qui la citazione colta del titolo). 22 regali in realtà assortiti tra giochi e vestiti. Chiaramente la raccomandazione materna sul "perfavore non comprategli vestiti ché al battesimo ne ha ricevuti un secchio e rischio di metterli via senza averglieli mai messi, il che è un peccato" è stata totalmente ignorata da tutto il parentame lato paterno della creatura. Preferivo giochi ma vabbé, ne ha ricevuti tanti lo stesso .
Fattostà che comunque ha annientato tutte le aspettative materne anche nel campo regali: non ha provato neanche minimamente a scartarli (voglio dire, eravamo tutti più che pronti a farlo per lui...) e ha rivolto loro uno sguardo di sufficienza pura. A sua discolpa possiamo dire che c'era un casino immenso: due bisnonne, tre nonni, un prozio, due zie e due genitori che ti guardano un minimo di ansia da prestazione sicuro che la danno .
Il resto delle vacanze è andato bene e abbiamo scoperto empiricamente che:
- se suo padre (luce dei suoi occhi) non c'è (lui è tornato a casa il 27, noi il 3), l'enp dorme male e fa la lagna;
- se la mamma, a pranzo dagli zii, s'è scordata la verdura per la sua pappa lui col cavolo che se la mangia (un delirio: m'è toccato correre a casa a prenderla );
- l'enp mangia con tutti, ma proprio tutti (basta che se magni , chissà da chi ha preso ), compresa la zia della mamma che praticamente non ha mai visto;
- due settimane fuori da casa innervosiscono la creatura e snervano la mamma, esperienza da non ripetere (d'altronde era il primo compleanno di nonna senza nonno, esserci mi sembrava il minimo...).
Il tuor de force capodannesco l'abbiamo gestito un po' peggio per i motivi di cui sopra e soprattutto perché, nettamente in anticipo rispetto al natale, il 22 dicembre una fatina speciale ci ha fatto spuntare il primo, meraviglioso, dolorosetto dentino!!!
Qui si cresce, eh!