mercoledì 22 agosto 2007

prima esperienza al mare...
è stato sulla sdraietta tranquillo fino a che ha deciso "è ora di pappa" e allora s'è trasformato come al solito in godzilla
rifocillato, ha fatto il piagnucoloso (aveva sonno) e poi s'è provato a fargli bagnare i piedi. l'acqua era fredda e lui s'è fatto un bel piantone.
speriamo bene... tanto a settembre, lui non lo sa, ma gli tocca la piscina
nel frattempo oggi si inizia la frutta, anche perché 4 poppate da 240 g (otto-misurini-otto) sembra quasi non gli bastino più ...il primo cibo da "grandi"...come cresce in fretta il mio ometto...anche troppo...

venerdì 17 agosto 2007

Sere fa ero alla ricerca di una bella frase da mettere su un libricino. Una di quelle frasi molto belle che fanno riflettere. Una di quelle frasi che quando avevo un diario, mi appuntavo.

E ho ripreso dei diari tra le mani. Diari di tempi molto diversi.

Mentre li sfogliavo, tornavo indietro nel tempo. Pensavo che nell’anno scolastico 94-95 la mia vita era di molto ma di molto diversa. Tutta me stessa tendeva verso lo sforzo finale della maturità, tutta me stessa cercava quell’agognatissimo 60. un 60 che meritavo pieno, ne sono cosciente ancora adesso, che non mi diedero, ma questa è un’altra storia. Quel diario è diviso tra compiti, scritte e messaggi delle persone che allora mi stavano vicine. In quell’ultimo anno di liceo tentavo disperatamente di far parte di quel gruppo eterogeneo che eravamo…e non capivo che non potevo farne parte. Perché per me i prof non erano il male, studiare mi piaceva, non mi facevo le canne, non saltavo le lezioni, non facevo sega (e mi firmavo il libretto da sola!)…insomma ero una mosca bianca, o una pecora nera. Ma quello che mi colpiva di quel diario, mentre lo sfogliavo, erano le scritte non mie, scritte da persone che ho lasciato indietro perché poi, nel vortice dell’università, non avevo più tempo di essergli amica nell’unico modo in cui sapevo esserlo: fin nell’ultima cellula del mio essere. Ho riletto della morte del fratello di Daniele, dell’incontro con lui tempo dopo, dei miei primi 3 anni con Tiz, delle sere con Federica, della serie infinita di cose comiche che accadevano o venivano dette in classe e che, diligentemente, mi appuntavo. Strano ma m’è venuta nostalgia…nostalgia di un tempo in cui i problemi nascevano, venivano affrontati e morivano nella stretta cornice di un’aula scolastica e tutto il futuro appariva ricco e pieno di promesse.

Poi sono passata al secondo diario. Anno accademico 96-97 e inizio del 97-98. Si stava già delineando il trio che poi saremmo stati: da quel diario traspare una complicità che poi si è evoluta. Traspare che da subito ci tenevo troppo. Del resto ho capito subito che nel rapporto con Lei avrei sofferto tanto, giuro, dal primo istante, ma fin da subito le ho voluto così bene che il mio star male passava decisamente in secondo piano. Però allora, agli albori, ho letto, ero ancora cosciente della mia troppa disponibilità assolutamente non richiesta, gradita sì, ma non certo richiesta. Quella coscienza che poi ho perso e sono dovuta arrivare al punto di rottura e alla cattiveria per ritrovarla. Quanto prima la amavo l’ho dovuta odiare. Certo, ancora un po’ mi illudo ma ci sto male il giusto.

E anche il quel diario commenti, frasi, giochi tra noi, appunti universitari…c’era la mia vita dentro, non uscivo senza. Nostalgia? Un po’ meno, i problemi si iniziavano a scorgere, all’orizzonte.

Poi l’ultimo diario di carta che ho avuto, ma era privato. Un diario strano. Più che un diario, un blog cartaceo. Dove attacco i test fatti su internet, le foto, mi appuntavo le condizioni atmosferiche…un diario decisamente strano. Era il 2003. Il diario è pieno di Lei, avevo appena ricominciato a sentirla, via telefono, ma è pieno anche, ancora, di Specchio, dei tanti dubbi che avevo su quel rapporto, non ci vedevamo da un anno…ora sono cinque. Con una vita in mezzo. Scrivevo in bella calligrafia (ci ho sempre tenuto, anche quando prendevo appunti all’università), con la mia stilografica preferita, sempre in nero. Scrivevo piccolo piccolo, come sempre. Ed erano i primi tempi lavorativi, conoscevo gente nuova e scoprivo che, nonostante tutto, fare l’architetto mi piaceva. Ma non si trova traccia della preparazione a quel cambiamento che poi c’è stato pochi mesi dopo.

Perché pochi mesi dopo decidevo di mettere il puffo, di farmi del bene. Pochi mesi dopo, il 5 maggio del 2004, salivo da Tiz e, nella cornice di Castiglione vista dall’alto, lo guardavo in faccia e finalmente capivo cosa dovevo fare della mia vita. Ci ho pensato pochi istanti, l’ho visto sotto una luce nuova, ho capito che sarebbe stata l’unica persona che avrei amato con quell’intensità, ho capito che era l’unico padre possibile dei miei figli e gli ho detto “lascio tutto e vengo a vivere qui. Da gennaio” e così è stato. Un mese dopo, con questa certezza emotiva aprivo questo blog, non ho più scritto diari cartacei.

E ora rileggerli è strano, ci sono vari pezzi di me in quelle pagine, a volte provo nostalgia…ma non darei indietro un solo minuto della mia vita di oggi.

Volevo un Uomo al mio fianco, ce l’ho. Volevo un Figlio, ce l’ho. Tutto il resto è decisamente superfluo.

martedì 7 agosto 2007

abbiamo cambiato macchina, era necessario. una macchina a tre porte non poteva più andare, decisamente. la macchina nuova è mooolto più grande e soprattutto pensata per una famiglia che vuole comunque allargarsi e ha bisogno di viaggiare.
siamo contenti e soddisfatti, ma...
ma è difficile, molto difficile. non tanto separarsi da quella che è stata la macchina di Tiz per quasi 6 anni, che ci ha portato in vacanza, che ci ha portati qui a casa nostra...no, quello che è difficile è separarsi da quella macchina perché è stata la macchina del nostro ultimo viaggio in due e del primo in tre. è stata la macchina da cui, quella notte, ho visto Montepescali tutta illuminata ed ero contenta, spaventata, serena, in una tempesta di emozioni che non saprei assolutamente spiegare. penso che solo chi ha fatto questo percorso possa capire. forse l'ultimo percorso da "incoscienti". nell'andare eravamo ancora 2+1, al ritorno eravamo 3 e la differenza si sentiva, eccome se si sentiva!
so che non bisogna affezionarsi troppo alle cose, meno che mai a quelle destinate ad avere comunque una vita limitata, però in una parte del cuore c'è un pezzettino che fa un po' male, che sanguina un po'...