lunedì 29 novembre 2004


a volte è facile, molto, rinnegare quello che si è stati. dire che è colpa degli altri, dire che quella storia, quella persona non ti ha dato nulla, uscire puliti puliti da una storia che ora appare torbida. ma non è giusto. non è onesto. una storia d'amore, come un qualsiasi rapporto interpersonale basato sulla presenza di un qualsivoglia sentimento, nasce, cresce, si sviluppa in virtù di due o più persone. e se finisce mediamente è sempre a causa di tutte le persone che vi partecipano. è inutile parlare di una persona che indubbiamente ti ha fatto male in termini di stronzo, coglione o cose del genere. soprattutto quando la persona in questione era quella che ti faceva piangere di gioia e di dolore autentici. quella che quando hai creduto che sarebbe finita non ti sembrava possibile ci fosse un domani degno di essere chiamato e vissuto come tale. Bisognerebbe essere così obiettivi da riconoscere quello che di bello una persona ti ha lasciato, anche se per qualsiasi motivo è finita male. non si può rinnegare un sentimento, equivale a rinnegare se stessi. È brutto, tutto questo. È brutto se a pensarlo è una persona cui vuoi bene, che hai stimato. E ti viene sempre da chiederti quante volte "la stronza" di turno sei stata tu...


giovedì 25 novembre 2004


NOVEMBER SUN


Era più o meno di questo periodo. Mi ricordo che portavo la gonna lunga grigia, le dr Martins nere, la camicia bordeaux con Titti, il cappotto nero e lo zainetto bordeaux. Quella mattina il barista di via Livorno mi aveva chiesto, rimproverandomi, se non stavo facendo tardi e se pensavo di entrare in seconda (ora)…non gli avevo tolto il piacere di avermi regalato 5 anni in meno: all’epoca ero al quarto anno di università e il liceo era francamente solo un ricordo.
Eravamo in macchina, io e Greg, era una giornata fredda e tersa, assolutamente stupenda, stavamo andando ad Acilia per Laboratorio di Urbanistica. Io ero confusa e già negli specchi mi riconoscevo poco. Avevo bisogno di capire, di parlare, di condividere. Di sentirmi rassicurata. E glielo dissi. Gli parlai di quella persona che voleva fare l’amore con me, di come la cosa mi turbasse, di quanto mi destabilizzasse, di quello che per me era un amico, di un ritorno che non capivo. Gli parlai del mio logico autocompiacimento della cosa, del mio sentirmi allo stesso tempo fragile e felice, delle mie certezze riguardo alla netta divisione tra amore e amicizia. Dello stupore di suscitare attrazione in un altro che non fosse il mio uomo. Parlammo molto, ma io non diedi mai un soggetto a tutto questo. Lo capì da solo. Mi disse un nome. E io non dissi nulla.
Spesso mi chiedo cosa sarebbe successo se in quel giorno di novembre io non avessi parlato, se avessi negato…se mi fossi semplicemente tenuta tutto dentro come lui avrebbe voluto.
E invece no.
Sbagli? Ne ho commessi tanti
sbagliai a non troncare subito quel turbamento sul nascere. A scrivere la mia vita a quello che da allora non avrei mai più potuto considerare solo un amico. A pensare che avremmo potuto rimanere amici nonostante quelle parole digitate che pesavano e continuano a pesare tra noi come macigni.
sbagliai a sentirmi in colpa per averne parlato, per aver salvaguardato me stessa, sbagliai a sentirmi in debito, a pensare che ad ogni costo dovevo recuperare una fiducia, sbagliai da allora a tenermi dentro il peso di quello che squassava l’anima che si manifestava nel peso che tornava ad essere quello di prima.
Sbagliai a far entrare una persona che non doveva entrare nella mia sfera intima, sbagliai a farla entrare all’interno di dinamiche di coppia, sbagliai a non dire che eravamo diventati tre.
Sbagliai a dare un’arma in mano qualcuno, a dargli gli strumenti per ferirmi e annientarmi, a fare tutto questo perché si fidasse di me.
Sbagliai a non parlarne col mio uomo, che in quel momento sentivo lontano.

Mi piace pensare che ora ho più consapevolezza, che ora non soffocherei nel grasso il mio turbamento, che sono più sicura di me e dei miei sentimenti, che non dipendo più da nessuno; mi piace pensare di essere sufficientemente autonoma da non dover parlare con nessuno se ho un problema, di essere sufficientemente conscia di me stessa da non permettere a nessuno di vietarmi di farlo se ne sento la necessità, di amarmi sufficientemente da capire che non si può chiedere scusa in eterno.
sono di nuovo tornata a quel peso ed è di nuovo una tersa giornata di novembre...














martedì 23 novembre 2004


NE HO PIENE LE TASCHE


– di sentire Tiziano Ferro che uccide l’Italiano. "so solo che se ti vedessi, sarei più stronzo di ciò che ti aspettassi". Se non sai usare la costruzione con congiuntivo e condizionale non la usare. Forse ha sentito parlare dell’incipiente (quanto triste) morte del congiuntivo italiano e ha pensato di metterlo anche dove non c’entra una ceppa.
– della pubblicità radiofonica di qualcosa sky: "ho una notizia buona e una cattiva" "prima la buona" e parte il pippone su sky "e la cattiva?" voce fuori campo (radiofonico, ma si capisce lo stesso) "papà" …"Luigino non è tuo figlio". No, spiegatemi che cavolo c’entra. E poi se il target di riferimento di questa tv sono cornuti e zoccole…
– di avere le mani sempre ghiacciate e di non poter mettere i guanti per lavorare
– delle cose non auto-impacchettanti, porcaloca
– dell’ IVA che hai voglia a dire che è una partita di giro ma a me sembra una sola ugualmente
– di non avere tempo per l’Akindo
– di sentire sempre le stesse canzoni su tutte le radio
– delle ochette superficiali che pensano che davanti ad un loro sorriso tutto possa passare in secondo piano
– del tempo che oggi a studio che non passa mai









domenica 21 novembre 2004

MANINE SANTE


Sempre riguardo al tema “vediamo cosa abbiamo per il futuro”, ho aperto finalmente il baule del mio corredo…è stato un attimo: ho avuto la visione di quelle mani che sferruzzavano, ho sentito il rumore del tombolo, mi è venuta voglia di abbracciare tutte quelle persone che quando ero piccola hanno lavorato per me. Gli asciugamani con il bordo ricamato, il bordo da attaccare sulle lenzuola di lino, gli asciugamani di lino colorati con il bordo e il pannello con la cifra ricamata, le lenzuola con inserti di pizzo a tombolo fatti dalla mia prozia per mia mamma e che ora passeranno a me. Mi sono sentita amata, tanto.
e mi riviene in mente Milena quando anni fa, ci frequentavamo da 2-3 mesi, le regalai per Natale una crostata di frutta (di cui lei andava pazza) fatta con le mie mani e lei con le lacrime agli occhi mi disse: “hai lavorato per me…” e da lì, da quel 20 o 21 dicembre 96 (si festeggiava Eughe, ricordo) ho iniziato a capire il valore delle cose che potevo creare con le mie mani, un valore non economico, chiaramente, quanto affettivo. Impiegare il tuo tempo, metterci il tuo impegno, mettere la tua fantasia in qualcosa per qualcuno cui vuoi bene, è il più bel regalo che tu possa fargli. Cerco di non scordarmelo, mai.


venerdì 19 novembre 2004


PUBBLICITA’ REGRESSO


(liberamente ispirata dal suo post)
Mulino Bianco: la frustrazione delle famiglie italiane fatta spot. Prima c’era la famiglia cuore: tutti perfettini, educati, buoni sentimenti, mai uno scazzo…la bambina che raccoglieva il micino e tutti preoccupati perché era in ritardo pazzesco…allora se fossi tornata io con quel ritardo e per giunta con il gattino, mia madre avrebbe preso il gattino, lo avrebbe rifocillato e poi, gentilmente, lo avrebbe rispedito da dove era venuto, e poi mi avrebbe fraccato di mazzate. Col senno di poi oggi la capirei pure; allora guardavo la tv e, tra mulino bianco e Georgie, mi ero convinta di essere stata adottata (poco contava ai miei occhi il fatto che fossi la fotocopia rimpicciolita di mio padre). Oggi invece è tutt’altro il messaggio che arriva: i bambini hanno scoperto il cinismo, la cattiveria, vuoi la merendina, caccia il giocattolo và…ma cavoli, una via di mezzo no? Quasi quasi le preferivo melense e irreali…
Gli assorbenti: il messaggio è che in quei giorni devi fare tutto quello che non fai negli altri 23. E allora paracadutiamoci, saliamo sugli alberi, indossiamo, soprattutto, pantaloni chiarissimi e aderenti, che vuoi che sia? Marobbadamatti! Ma se la paranoia principale delle donne è: mi sarò sporcata, si vede qualcosa? E gli assorbenti li puoi pure fare che assorbono l’impossibile, con le ali di un aeroplano, ma tanto nessuna si sentirà mai del tutto sicura, quindi cosa ci vuoi dire, che la viviamo male? Ok la viviamo male. In quanto all’attività fisica, un casino di donne, tra cui la scrivente, entra in coma da tenda ad ossigeno in quei giorni, che vuoi che si metta a fare? Ché generalmente ci vogliono quei 2 o 3 strati di trucco per mascherare il pallore e non sembrare malate, vuoi pure che ci mettiamo a saltare sopra un albero come sceme? Ho le mestruazioni, non sono un clown, è normale ma non ne sono orgogliosa e non devo dimostrarlo a nessuno. Per non parlare dell’assorbente usato come assorbi odori in treno: voglio dire, una finezza. Che dite lo si può usare anche come soletta assorbi odori per le scarpe? O per gli armadi, ché assorbe l’umidità?…

e la radio?
- il dito indice: pubblicità allucinante: "sono indice, dito indice. Il mio è uno sporco lavoro. Quando c’è da esplorare cavità nasali chiamano me. per estrarre corpi estranei di dubbia consistenza chiamano me " bella, il pubblicitario: un genio. Se riesci a vincere lo schifo forse riesci pure a sentire il resto dello spot. Io non ci sono riuscita.
- Il bambino col pallone: bambino con voce tenera tenera che solo ad ascoltarlo ti sale il diabete: "bambini, ho portato il pallone, ora posso giocare con voi"(carino, politicamente corretto) - silenzio- pssssssssss "ah, va bene, faccio l’arbitro?!" ma come? È di una cattiveria assoluta, per non parlare del messaggio sociale, come a dire che lo hanno illuso e preso in giro, gli hanno forato il pallone e va tutto bene? E il bambino non si scompone, ma quanti anni ha? 32? No, perché un bambino piccolo cui rompi un gioco minimo fa la sceneggiata napoletana. Vabbè…
-L’amica che tutti vorremmo avere: "Ciao, sono al parco in bici!" "In bici?!? E i tuoi fastidi intimi?" bella. Veramente. Una perla di discrezione e simpatia…aspetto con ansia il seguito, tipo "ciao sono al cinema!" "al cinema? E le tue emorroidi?!?" oppure "ciao sono a danza" "a danza?!? E la tua vescica purolenta sull’alluce?".


Essendo trasmesse in radio, ciò che rimane di queste pubblicità è il parlato. Personalmente, pur avendole sentite circa un miliardo di volte, ignoro totalmente cosa reclamizzino.
Spot riuscito, non c’è che dire









mercoledì 17 novembre 2004

la mia signora in rosso è arrivata...lo scorso weekend è passato all'insegna delle compere per la casa: un negozio a Genzano si trasferisce e perciò svende tutto (ma svende sul serio).da questo shopping-for-home riporto a casa:
- lattiera della Port Meirion
- 4 mug sempre della Port Meirion
- 5 tazzone da colazione gialle coi bordi in terracotta della Tognana
- 1 vaso che sembra nero ma guardandolo in controluce si rivela rosso cupissimo (lo adoro)
- 1 piatto da portata nero lucido (mi sono innamorata dell'effetto che ci farebbe un bel risotto allo zafferano sopra, <-- da provare, la' quando venite?)
- 8 bicchieri da acqua e altrettanti da vino a calice con gambo in vetro rosa della Lumiarc
- 4 piatti da fonduta gialli
- 8 candele piccoline colorate e profumate
il tutto per circa 70€, direi che ci si può stare

e sempre sull'argomento candele, mi chiedo ancora perchè, sono state le prime cose inscatolate per il trasloco...si avete capito bene: un scatola solo di candele...profumate, colorate, piccole, grandi, a cubo, a palla, a cuore, gel...insomma di ogni tipo...'sta cosa mi ha sconvolto...voglio dire: se sono in grado di riempire uno scatolone solo di moccoli, il trasloco sarà ben più duro di quello che penso... (e i 4 cassetti di trucchi e cremine mi guardano con compassione e se la ridono alla grossa, non sanno che quando toccherà a loro con ogni probabilità verranno decimati, se il cuore mi regge).
ieri controllo dal doc: altri 3 chiletti sono migrati dal mio corpicino (ah ah ah), quindi siamo a -28! quindi ne mancano 15 per arrivare a quello che mi ero prefissata! complimenti di ieri: "oddio sembri la metà!" e "il viso ti sta venendo ovale", a studio mi è stato offerto un cioccolatino, ho rifiutato e mi è stato detto che sono proprio ferrea, al ché ho preso una mia foto di un anno fa, l'ho mostrata, e ho detto: "capisci perchè non lo voglio?". hanno capito.
prima di andare al coro (prova spettacolare!) sono passata a trovare Chiara e family...appena arrivata il papà me l'ha messa in braccio dicendo "così fai pratica!", ma, cavolicchio, è così evidente?

c'è un argomento che sto evitando di riportare qui e non so perchè. mi sono accorta che per quanto le voglia bene, per quanto provi affetto nei suoi confronti, per quanto averla rivista mi abbia riempito di gioia autentica, non riesco a provare l'intensità di sentimento che provavo prima nei suoi confronti. avverto una sorta di freddezza interiore che non mi aspettavo. non è la prima volta che un rapporto importante di amicizia finisce in stand-by, era successo anche con Greg...eppure nel nostro abbraccio l'imbarazzo e la mancanza di fiducia si sciolsero. stavolta, per quanto mi possa far male ammetterlo, così non è stato. non riesco a fidarmi e a credere che lei non mi farà più soffrire come ha fatto. oppure è finita. e a questo punto devo seriamente mettere in discussione la natura del sentimento che provavo per lei, perchè allora era proprio amore e come in ogni storia d'amore in cui uno ama e l'altro prova solo affetto, quando finisce perchè quello che ama non regge più il peso dell'amore che prova (perchè di fatto lo regge da solo) allora non c'è ritorno. e anche da parte sua ho sentito questa mancanza di trasporto, questo essere guardinga. non mi aspettavo che le cose tornassero come prima, anche perchè francamente non lo vorrei, ho deciso che nessuno può più permettersi di darmi per scontata e non torno certo indietro. però non lo so, non so che pensare. né cosa vorrei pensare, peraltro. oddio non me ne faccio una malattia. lei, Milena, è stata un motivo della mia insonnia per anni...ora non lo è decisamente più. sono decisamente cresciuta in questi due anni. e mi diverto di più il sabato a preparare scatoloni per il trasloco che ad andare nei pub a bere e fare la scema, sono più interessata ad andare a vedere mobili che ad andare per vestiti, quando sogno ad occhi aperti vedo il mio uomo, bambini, casa. e su questo siamo molto lontane. fare la scema, divertirmi, non che non ne abbia voglia in assoluto, ma per me è un periodo di riflessione, tappe, cambiamenti e mi piace pensare e parlarne. con lei sento di non poterlo fare. non adesso.forse non più.


 

















lunedì 15 novembre 2004


Stavo lavorando, probabilmente al progetto del negozio, quando mi è arrivata la chiamata:" corri metti su repubblica o su un giornale online qualsiasi, c’è stato un attentato, hanno ucciso alcuni di noi". Il sangue si è fermato, ghiacciato completamente. Poi il cervello ha realizzato che lui stava bene, che lo stavo sentendo. Poi mi sono collegata, e ho visto l’orrore, lo stupore, l’incredulità…e con le ore le conferme che non si avrebbe mai voluto avere. E quei morti che iniziavano ad avere nomi, facce, storie, e il dolore che cresceva. E la consapevolezza del pericolo che ognuno di loro corre qui e altrove, improvvisamente realizzi che non tutti capiscono che il suo mestiere è utile e indispensabile, che non tutti gli sono grati, che c’è chi li odia, qui e altrove. E ringrazi per ogni giorno, e il cuore smette di battere ogni volta che il telefono non ti restituisce la sua voce. Sono stati giorni molto molto brutti, quelli. Giorni in cui non riuscivo a smettere di pensarci e le lacrime scendevano da sole perché quei padri, quei figli, quei compagni, quei mariti, erano anche un po' miei. E quel minuto di silenzio che ho lottato ci fosse a studio, quel minuto senza lavorare che per me era il minimo degli atti dovuti e intorno a me molti vedevano come una seccatura. Quel corteo di gente al Vittoriano, io stavo male, visto dalla tv, e i funerali. Le speranze delle famiglie spazzate via in un secondo. Un anno fa accesi una candelina, senza sms, senza passaparola, quest’anno l’ho accesa dentro di me e la riporto qui. Io non dimentico. Grazie ragazzi.

mercoledì 10 novembre 2004


CHI LO SA CHE FACCIA HA, CHISSA’ CHI E’…


Tu, proprio tu, caro, tu che sabato eri a Roma, al supermercato e a la Feltrinelli…proprio tu che come "azione dimostrativa" hai rubato, sì caro mio mi spiace per te, forse non te l’hanno detto, ma questo si chiama rubare, generi alimentari, libri e anche cose un po’ meno da poveri, come fax, computer, robette così insomma.
Forse credi che la Storia ti darà ragione, che ti ringrazierà…probabilmente ti sei pure sentito un eroe, un redivivo Robin Hood, un rivoluzionario in nome del proletariato, uno di quelli che lotta contro la fame, come quelli che assaltarono i forni a Milano di manzoniana memoria o come le donne parigine che si spinsero a Versailles reclamando il pane, ma, tesoro, lascia che ti spieghi un dettaglio…queste persone che hanno indubbiamente fatto la storia erano veramente povere e disperate. Tu, mi sembra, hai di che vestirti e mangiare, non credo di sbagliarmi se immagino che la tua famiglia (quando non proprio tu stesso) ha una casa, almeno una macchina (quando non due), il telefono, l’elettricità, il computer (sei tu il primo a dire che oggi è una necessità), il divvudì, e probabilmente un cellulare catacranio. E, scusa, di grazia, tu la chiami povertà? Hai bisogno di assaltare un centro commerciale e una libreria?
O forse vuoi solo dimostrare che esisti e ti sei reso conto da solo che questo potrebbe essere l’unico modo possibile…
ah, scusa non avevo capito, sei un lavoratore precario, non hai la certezza dello stipendio, etc etc etc …lascia, ancora una volta che ti spieghi una cosuccia…tesoro, io ho sgobbato e pagato per 6 anni sui banchi universitari (tacendo di quelli precedenti), mi sono laureata, sono un architetto…la mia famiglia sta bene (più o meno come la tua, immagino, o quella dei tuoi amici), ma adesso cammino da sola, ovvero i miei non mi danno una lira, tanto per dirla papale papale…allora, dov’ero rimasta?, ah, sì il lavoro…perché vedi, ti sembrerà strano ma ti capisco su questo…con la mia laurea o sei figlio di, o hai strani e fruttuosi ammanicamenti oppure sei un genio (e quando dico genio intendo uno che appena laureato è paragonabile a Renzo Piano, tanto per capirci). Sfortunatamente io non faccio parte di nessuna delle tre categorie perciò il mio ingresso nel mondo del lavoro non è stato proprio in discesa…devo dimostrare ogni giorno che valgo la pena, ma non è questo il problema: io, caro mio, ci riesco pure…i contributi me li pago da sola (e sono obbligatori perché sono iscritta all’ordine e sono stata "obbligata" ad aprire partita IVA), verso l’IVA, pago le tasse, pago anche l’IRAP (che forse tu non sai neanche cos’è, beato te), sono pagata ad ore (e al lordo quanto una donna delle pulizie prende al nero, per inciso), se mi ammalo cazzi miei, se devo fare accertamenti medici idem, non ho tredicesima né ferie pagate. Quindi, caro, non mi dici nulla di nuovo né di così sconvolgente o lontano dalla realtà che vivo quotidianamente. Ma tra te e me sembra esserci una sostanziale differenza: io se mi accorgo che i libri non me li posso permettere metto da parte i soldi, non li rubo. E così anche con i generi alimentari. Ti stupisce vero? Chissà come fai, mi dirai stupito…
E poi, cosa credi che rubando possano calare i prezzi di questi oggetti? Piccola lezioncina di economia: se rubi una cosa il commerciante dovrà rifarsi della perdita e la prossima volta aumenterà il prezzo ancora di più, c’è un solo modo per far calare il prezzo di qualcosa: non comprarla. Vedi che dopo una settimana che il fruttivendolo non vende le banane perché sono troppo care, si rende conto che deve abbassare il prezzo altrimenti butterà la merce. Ed è così per tutto, mi dicono. Pensi che un fax costi troppo? Non comprarlo! Hai in mano molto più potere tu che qualsiasi colore di governo, non te ne eri mai accorto? Sì, lo so, questo vuol dire che magari devi rinunciare a qualche comodità, ma non puoi sempre delegare agli altri la risoluzione dei problemi, soprattutto quando in realtà potresti fare attivamente qualcosa anche tu, non credi? Come dici? Così è più facile? Me ne ero accorta. Chi pensi di aver danneggiato? Lo Stato? Sei così ingenuo? Hai danneggiato il commerciante (lo so, lo so, è un bieco capitalista e solo la parola ti fa venire l’orticaria, tranne quando è tuo parente e i soldi capitalisticamente guadagnati ti permettono di fare quel porco che più ti piace) e poi anche me, e altri quasi 60 milioni di persone che quotidianamente si fanno i conti per arrivare a fine mese. Maddai, giura! Non ci avevi pensato, vero?
E allora, a parte la gente cui hai regalato le cose che hai rubato, credi che qualcun altro ti ringrazierà? Nooooo?, maddai! Che ingrati che siamo!
Poi va pure bene ma accettane le conseguenze, se sei così sicuro dei tuoi principi perché metti le mani avanti e dici che non si è trattato di furto? Come preferisci, appropriazione indebita ti piace di più? È reato, lo sai? E se non ti sta bene il fatto che sia reato o illegale, puoi anche andartene da altre parti dove non lo è, se le trovi ‘ste altre parti. Nessuno di noi si aggrapperà alle tue gambe supplicandoti di non andartene (forse tua mamma ma si sa ogni scarrafone). E, a proposito, cerchiamo di essere coerenti: la prossima volta non nasconderti dietro il nome "disubbidiente" quando il nome appropriato all’evento è "delinquente" e non chiamarlo "una forma di sciopero" quando si tratta di "furto", guarda io non sono la succursale vivente dello Zingarelli però non credo di sbagliarmi se ti dico che sono non solo parole ma soprattutto concetti diversi. Eh, lo so, noi non capiamo le battaglie, le ideologie, i grandi ideali, le tue grandi sofferenze…ma hai pensato alla gente che hai simpaticamente terrorizzato dentro a quei negozi? Che bisogno c’era di spaccare le vetrine?
Al mondo, è vero, c’è molta gente povera.
Che non ha nulla, che il fax non sa cos’è, che non solo non ha i libri, ma anche se li avesse non saprebbe che farci perché non sa leggere, che non ha da mangiare, che non ha da bere, che non ha soldi, che non ha di che vestirsi.
Ma che ha una cosa che tu, mio caro, non avrai mai.
La dignità.












martedì 9 novembre 2004

AGGIORNAMENTI


cose belle dal 5 ad oggi:
- il mio fumettaro, lo adoro, mi ha comprato il suo fumetto a Lucca e me lo ha fatto autografare
- finalmente qualcosa di fondamentale nella nostra vita di coppia è tornato verde
- la presenza del mio uomo per tutto il weekend
- Habemus libreriam et quoque mobilos bagni! rigorosamente di Ikea e rigorosamente con fattura (eccheccavolo 'sta partita IVA servirà almeno a qualcosa, no?)
- oltre ai mobili, le prime spesucce per la casa, tipo un paio di sottopiatti in legno, solo per noi, scatole e cestini
- l'aver prenotato lei, anche se il colore reale è parecchio differente da quello sui cataloghi, e averla pagata 9 euro in meno perchè c'è una mega offertona per tutto novembre
- essere riuscita a istallare the sims 2 e a giocarci: un sogno! ho pure ricreato l'allegra famigliola (io e tiziano, chiaramente!)

cose brutte da 5 ad oggi:
- l'aver prenotato in una pizzeria ("le scalette" a nemi, non andateci!) per le 20 e 30, arrivare alle 20 e 28 e scoprire che in quel momento arrivano i clienti delle 20 perciò dobbiamo aspettare fuori. dopo 10 minuti Tiziano è rientrato a chiedere e di fronte al diniego della bestiola, farle notare che allora da loro prenotare è inutile (tutto con molta calma, per questo è andato lui) e sentirsi rispondere che lui non può andare lìa fare il superbo e visto che lui fa così per lui il tavolo allora non c'è. ma brutta z*****a, sai dove te lo puoi ficcare quel tavolo? spero che l'incasso di sabato sera lei lo abbia speso a medicine, ma di quelle mutuabili, ché ce ne vengono di più (apprò, ho intenzione di aprire un blog apposito dove poter recensire, positivamente e non, ristoranti, negozi etc, che ne pensate?).
- la megalitigata con Tiziano per i soliti due motivi, questa volta addirittura combinati
- il mal di schiena che non ha avuto pietà
- il freddo...la mia mise (si scriverà così?) odierna consta di : mutande (vorrei vedè), reggiseno (non sfidiamo la gravità), collant, calzerotti di lana, pantaloni di velluto, dr martins, camicia di flanella. tutto questo per la versione da interno, quella da esterno aggiunge giubbotto da moto, sciarpona soffice, guanti di lana e cappellino. Non commento.


















venerdì 5 novembre 2004

FENOMENI LINGUISTICI AL LIMITE DEL PARANORMALE E DEL GIRAMENTO DI PALLE

voi ditemi come caspita è possibile:
dovendo fare una caz*$%@porc^§°/vaff&@$£ di copertura ventilata per una veranda e volendo utilizzare tegole piatte o di rame la vostra giovane architetta si getta a capofitto nella ricerca di tegole adatte....buio, buio, buio...e poi...la luce: il Capo porta dal SAIE un depliant, lo sfogliamo insieme e ci diciamo: useremo queste, "vedi se hanno un sito e chiedi informazioni"...ok, riparto alla ricerca (a dire la verità l'indirizzo lo trovo sul depliant), allora: www. xxxxx (col cacio che vi faccio poubblicità, tiè).de , già il .de avrebbe dovuto mettermi sull'avviso, ma sempre più impavida pensavo: beh, se erano al SAIE e il depliant che ho è scritto in italiano, vuol dire che il sito avrà una sezione in italiano. questo è stato il primo errore. nella home vedo un barlume di speranza: la I come quella sulle targhe automobilistihe [tanti complimenti al curatore della grafica: come non fare una ceppa e prendere i soldi], ci clikko ormai sicura...Benvenuti sulla nostra Homepage. Momentaneamente il nostro sito e disponibile in tedesco e inglese. Cercate una persona di contatto per la vostra zona? [no, guarda, grazie, ero passata solo per un salutino]. allora, rispolveriamo il nostro inglese, vabbè prendiamo il vocabolario e scriviamo: good morning [con l'inglese non so mai come cominciare, cazzo], I'd like to know where I can find your seller shop or agent nearest to me. thanks [chissà se capiscono il tono da rottura di palle che c'è dietro a questo grazie detto a denti stretti...].
dopo due ore la risposta: in T E D E S C O...ma cazzo se ti ho scritto in inglese non è perchè la mia insegnante privata mi ha dato un compitino tipo: scrivi a un fabbricante di tegole e chiedigli notizie circa rivenditori o agenti a te più vicini...vabbè...grande internet, trovo un traduttore, gratis, online che mi traduce che sono contentissimi della nostra visita e che ci daranno le informazioni richieste al più presto.
passa un giorno, passa l'altro (mai ritorna il nostro Anselmo, chi se la ricorda? era nel mio sussidiario di quarta elementare) e arriva una mail, in italiano (miracolo) che ci dice che dalle nostre parti non hanno rivenditori ma che possono mandarci tutte le informazioni via posta. ok, rispondo alla mail (di un loro contatto italiano) in italiano [che suppongo essere la sua lingua madre, secondo errore, evidentemente] dicendo che sì, saremmo veramente interessati ai loro cazz...ehm...splendidi prodotti, possono inviarci il loro maled...ehm...esaustivo e prezioso materiale e dirci qual è il rivendtore più vicino a Roma? grazie [vedi sopra, il grazie da scazzo è uguale in tutte le lingue]...
passa un giorno, passa l'altro e ne passa ancora un altro e arriva la loro risposta: in inglese... ma ora, cazzo, mi dite che c'avete nel cervello, l'acqua paola? eccheccazzo! la cosa più ridicola è che è una mail in cui ci dicono dettagliatamente che loro servono solo il nord Italia [ciò sottintende che noi terùn non abbiamo diritto ad avere accesso ai vostri prodotti, immagino, e già inizio il primo calendario di smadonnamento] ...poi leggo meglio e mi accorgo che la mail non arriva dal contatto italiano ma dalla casa madre, che mi dice che se voglio maggiori informazioni in italiano devo contattare Pinco Pallo...
ma come cazzo è che prima ti scrivo e tu mi fai rispondere da Pinco Pallo, poi scrivo a Pinco Pallo e mi rispondi tu dicendomi di rivolgermi a Pinco Pallo? ma sono su una versione internettiana di scherzi a parte?...[e il secondo calendario si accingeva al termine]
poi, una piccola riflessione: vabbè che Bologna si può considerare bassa Padania, ma cosa cazzo ci vai a fare ad una fiera nazionale quando copri neanche un terzo del territorio? poi, un suggerimento: visto che i tuoi prodotti sono destinati solo a puri ariani padani, potresti permettere solo a loro l'accesso al tuo stand fieristico?...tu ti risparmieresti scocciature e io garantirei una vita più agiata al mio fegato...una cosa simpatica, tipo: mi dica un proverbio della sua zona, oppure parli in dialetto e poi: "prego, benvenuto tra noi, anzi Willkommen", oppure: "pussa via brutta bertuccia". in fin dei conti basta essere chiari.
Peccato per voi, che vi devo dire...anzi com'è che diceva Julia Roberts? lei è pagata a percentuale? si? bello sbaglio!










martedì 2 novembre 2004

Il post l’ho recuperato. Dalla mia memoria, parola per parola…questa cosa mi ha fatto molto riflettere…da sempre, che io ricordi, quando scrivo cose in cui veramente metto me stessa e le mie riflessioni io scelgo le parole da usare, le coltivo, le accarezzo, le assaporo, le gusto…è qualcosa di simile ad un amplesso letterario, scrivere, per me. Non che non ci sia spontaneità, scrivo sempre di getto ma avendo cura di scegliere proprio la parola giusta, quella che spiega meglio la sfaccettatura di sentimento che voglio esprimere, e ricordare. Io scrivo per ricordare. Ricordare quella che ero e quello che il mondo in determinate circostanze mi ha suscitato. Scrivo da sempre, è la mia forma di comunicazione elettiva…con le parole non sono altrettanto brava. E così ho ricostruito il post…per me era importantissimo farlo…ci sono momenti che ho bisogno di “fermare” per ricordare a me stessa che sono accaduti, per scaricarli anche un po’ del peso emotivo che manterrebbero nel caso in cui rimanessero dentro di me. È stato così anche per i fatti successi nell’estate del ’90. avevo bisogno di dare spazio ai ricordi, alle frasi, agli odori, alle voci, ai toni, ad una stanza che saprei disegnare, a me stessa riflessa in uno specchio davanti ad un letto che ho odiato…è stata una liberazione, la scrittura…ne ho parlato, ma quando parli hai paura, paura di ferire, paura di renderti troppo vulnerabile davanti all’altro. Un foglio bianco, virtuale o reale che sia, non può far altro che accogliere quello che vuoi vi resti sopra, non giudica, non compatisce…e ti aiuta molto più di qualsiasi psicologo…perché io da una psicologa ci sono pure stata, ma non mi ha aiutato per niente. Quelle pagine sono state la mia salvezza, sono un altro-da-me dove custodire cose che se fossero rimaste dentro mi avrebbero logorato sempre più. Per questo scrivo, scrivo, scrivo…

io e l’uomo di casa stiamo pensando cose importanti, diciamo investimenti a lungo termine per il futuro e credo che il matrimonio, se si farà, sarà veramente in forma molto semplice, visto che l’alternativa è decisamente molto molto più bella. C’è solo da trovare al più presto lavoro su, anche non necessariamente da architetto, e da parlare con i medici.
tenere in mano un cucciolo d’uomo di quattro giorni è una sensazione assolutamente meravigliosa, come un ghiacciaio che si scioglie improvvisamente e ti riempi di calore, come se in un attimo capisci veramente qual è  il tuo posto, il tuo scopo, il tuo desiderio più grande e senti distintamente il cuore che ti si riempie. È una sensazione incredibile che per niente al mondo voglio dimenticare.
























questo splendore è Chiara, è nata venerdì e io ieri me la sono spupazzata ben bene!

per quanto riguarda il vecchio post sono incazzatissima! l'avevo scritto di getto e senza salvarlo sul pc come invece faccio di solito. non che mi dispiaccia sia sparito da qui (era decisamente personale!) ma per me era importante fissare quelle sensazioni e quelle parole! e poi c'erano i vostri comenti...ç___ç
se qualcuno sa se e come si può recuperare un post per favore faccia un'opera pia e me lo faccia sapere!






odio splinder...ho cancellato, per sbaglio chiaramente, l'ultimo post...e non so come recuperarlo! bastardo, bastardo, bastardo!