giovedì 22 dicembre 2005

DUE BRACCIA STRAPPATE ALL'AGRICOLTURA


la fra è un mese che si sbatte i cosiddetti per fare un lavoro che non le competerebbe affatto, no no no. all'alba del nostro ritorno dopo le ferie, l'ark ha commissionato lo strutturale di un grosso edificio ad un coglione professionista, ingegnere, poiché lui ha sempre calcolato le strutture con il metodo delle tensioni ammissibili mentre ora la normativa impone quello degli stati limite. il mio ark ha quasi 70 anni e quindi nessuna voglia di mettersi a studiare un altro metodo (per inciso: i suoi edifici non sono mai crollati...). cmq eravamo rimasti a settembre. passa un giorno, ne passa un altro, ne passano una cifra e la proprietà inizia a dirci che vorrebbe st'esecutivo perché, ritirata la concessione, vorrebbe iniziare i lavori. ok. lo chiamiamo. nel frattempo s'era fatto novembre. questa perla di professionista si fa trovare palesemente con le brache calate e ci dice che è pieno di lavoro, i calcoli sono fatti ma sa le tavole sono da impaginare... va bene, dice il mio ark, li impaginiamo noi. noi significa IO ché lui a malapena lo sa accendere il pc. vabbè. io inizio diligentemente, a fine novembre, a impaginare le tavole. cosa che si dimostra complicatissima perché lui ha usato un solo layer per tutto quanto e vanno cambiate anche tutte le altezze dei font. l'errore madormale che ho commesso è stato però quello di pensare che il resto del lavoro fosse stato fatto bene. quando, dopo aver impaginato 20 tavole A0, ho aperto le tavole delle carpenterie mi sono vista passare davanti tutta la vita, come dire. voi sapete cos'è un filo fisso? a meno che non siate architetti, geometri o ingegneri no, vero? ebbene pare non lo sappia neanche lui. per la serie blog utilità: un pilastro generalmente rastrema salendo di piano poiché è inferiore il carico che vi insiste sopra, il filo fisso rappresenta la parte del pilastro che rimane allineata salendo, detto in due parole. per evidenza concettuale, un filo fisso deve necessariamente passare per un pilastro. per il rommel de' noartri pare che possa anche passare a 2,5 cm dal pilastro, invece. a parte il concetto errato in sè, me lo vedo proprio il carpentiere che si mette col decimetrino a misurare i 2,5 cm. quindi vanno reimpostati tutti i fili fissi. ma, pensa la fra, proviamo nel frattempo a sovrapporre l'architettonico (fornitogli) con la carpenterie. un disastro. da mettersi le mani nei capelli: travi dove non avevano senso alcuno di esserci (se ho disegnato una corte aperta che senso ha metterci una trave a chiusura? se ho una scala che si regge da un setto portante cosa ci sta a fare una trave trasversale, agli utenti cosa faccio gliela faccio saltare alla cavallina?), e pilastri di dimensioni non compatibili con le richieste.  gli è stato chiesto di usare pilastri che avessero una delle due dimensioni pari a 25 cm, in modo da essere inseriti in murature da 30 compreso rivestimento. se non ti è chiaro il concetto chiedi chiarimenti, cavoli, no? no. ciò ha significato che la fra abbia dovuto cambiare le dimensioni dei pilastri, ridisegnare i fili fissi e di conseguenza reimpaginare e ricontrollare ogni trave e pilastro su cui aveva lavorato in precedenza e inoltre ricalcorare le quantità di ferri, dopo aver tolto quelli delle travi inutili. un mese di lavoro, su UN edificio. gli edifici sono 4, per inciso. ieri ho finito l'edificio A: 25 tavole A0 stampate, fotocopiate (sì abbiamo la fotocopiatrice grandi formati) in 4 copie (proprietà, incaricato del computo e 2 per il genio civile), tagliate e piegate. il lavoro di stampa, fotocopia, taglio e piega ha richiesto dalle 9 di mattina alle 7 di sera con una pausa di 15 minuti per andare a prendermi un gelato al volo. vabbè, cosa fatta.
stamane ho iniziato l'edificio D, che per qualche strana regola alfabetica è intercluso tra due edifici A speculari. vabbè. ah, intercluso significa che ha dei pilastri in comune, mica cazzi. ecco. stavolta non mi freghi: ho aperto per prime le carpenterie. i soliti pilastri dove non servono, ok. ma mi volete spiegare perché la stessa trave se studio l'edificio A è retta solo dai pilastri dell'edificio A e se studio l'edificio D è retta solo da quelli dell'edificio D, che peraltro non coincidono? cioè la struttura è unica e lavora tutta insieme, come cappero ti viene in mente di separarla? io francamente non so più come fare. quando me ne sono accorta volevo spegnere il pc, prendere tutte le mie cose e andarmene a casa per non tornare mai più.
la cosa che più mi rode è che 'sto stronzo incompetente verrà pure pagato per aver svolto 'sto lavoro...quanto mi darebbero per omicidio?

lunedì 19 dicembre 2005

mentre eravamo a Bergamo (sì giovedì abbiamo fatto GR-BG-GR in meno di 18 ore, applauso, grazie) mi sono arrivate tipo 13 telefonate da una persona che conosco bene, una mia ex compagna di classe, ex compagna di scout, ex compagna di banco, ex tante cose. m'è preso, chiaramente, un coccolone. ho pensato alle tragedie più tragediose che potevano essere capitate e mi si prospettava l'appuntamento con un qualcosa che non volevo sapere. mi sono fatta coraggio e l'ho chiamata. nulla di tutto questo. stiamo organizzando una cena tutti insieme, ci farebbe veramente piacere che tu ci fossi. io? sei sicura? forse 10 anni vi sono bastati per capire che non sono quella stronza che pensavate io fossi. o forse lo ero, chissà. d'altronde io ero quella che NON DOVEVA avere problemi: famiglia benestante, bene a scuola da sempre, simpatica ai prof...già. non vedevate i miei 100 kg, la disabilità di mia sorella...e io non potevo proprio parlarvene, non avreste capito. non sapevate che nei negozi capitava che mia sorella andasse vicino agli altri clienti e che loro si pulissero la pelliccia. non sapevate che non uscivo in cortile a ricreazione perché vedere quel ragazzo ridere era una coltellata dritta dritta al cuore. e anche se l'aveste saputo credo francamente che non avreste saputo che farci. la nostra classe era un tale amalgama di problemi che uno psicologo ci avrebbe campato per anni: avevamo la ragazza razzista, la ragazza mulatta, la ragazza rimasta incinta a fine terzo anno, la ragazza anoressica, quella picchiata dai genitori, quella che beveva, il ragazzo che si uccideva di canne...i loro problemi erano peggiori dei miei perché venivano raccontati e influivano sul rendimento scolastico. io, di Ale, non ho mai parlato a nessuno dei prof. non ho mai usato i miei problemi familiari come alibi per non impegnarmi nelle cose, anzi. mi è stato insegnato, dai miei e dalla vita, che non tutti hanno la fortuna di un cervello che funziona e che era mio dovere, anche nei confronti di mia sorella e di tutte le persone meno fortunate di me, farlo funzionare sempre al meglio e al massimo.
senza rancori, chiaramente, sono passati 10 anni e ora i miei pianti notturni di allora sono lontani anni luce. però lo stupore che si siano ricordati di me, che ci tengano alla mia presenza, beh, quello rimane. ho saputo che ci sono state altre cene, in questi 10 anni, almeno 1o 2. l'ho saputo, per caso, dopo. perciò perdonatemi lo stupore.
poi ci andrò, ben inteso. mi fa piacere mettermi di fronte ad uno specchio che mi presenti la me stessa di 10 anni fa. mi fa piacere rivedere persone con cui ho passato 5 anni che, cavoli, proprio pochi non sono. mi farò GR-RM-GR in meno di 24 ore ma ormai è nella media.
non voglio fare la cinica e la dura...il fatto che mi abbiano chiamato mi ha sì stupito ma mi ha anche fatto tantissimo piacere. forse con la maturità dei nostri quasi 30 anni ci sarà anche possibilità di riallacciare o allacciare ex-novo qualche bel rapporto. quasi quasi ci spero pure, tié.

martedì 13 dicembre 2005

Il fine settimana passato ci ha visti alle prese con pubblicazioni (avviata la trafila), fiori (visto qualcosa, capito cosa non voglio), viaggio (siamo con le idee più confuse di prima e lo scazzo a mille).
ma mi ha visto anche seduta ad un tavolo con Greg finalmente soli a parlare un po’. È tanto quello che abbiamo da raccontarci. E mentre la cena scorre ci si racconta il vissuto, i problemi, quello che ci preoccupa. Chissà perché è più facile condividere uno scazzo che una gioia…mi parla del lavoro che ha lasciato, gli parlo della QFS, del bisogno di condividere questo momento bellissimo e unico e dell’impossibilità di farlo perché siamo lontani dai nostri amici. Alla fine della cena parliamo di architettura, sai forse farò questo lavoretto ma non so, ti spiego. Ci facciamo prestare una penna e quel tavolo di ristorante cinese si trasforma in uno dei tanti banchi che ci hanno visto scambiarci pensieri architettonici e non. Le idee vengono, è come se il mio cervello si fosse svegliato dal torpore in cui qui è costretto: faccio la caddista, è inutile negar(se)lo. Alla fine andiamo via, ci fermiamo in macchina nel punto panoramico più bello della mia zona. Accanto a noi l’amore scopre le sue carte in macchine appannate. Forse siamo gli unici a parlare, qui. E le parole iniziano ad avere un peso. Si parla di sentimenti, di sesso, di amore. Si parla senza imbarazzo, come sempre. Chissà perché non sono mai riuscita a parlare di sesso con una donna mentre con un uomo è così spontaneo. Ci confrontiamo su mie confusioni recenti, ci confidiamo voglie e dubbi come a voler conferma dall’altro che è normale averne. E poi mi parla della persona con cui sta. E per la prima volta usa la prima persona singolare del verbo Amare. Lo conosco da 10 anni, da sempre ci siamo raccontati la vita e mai, mai, l’ho sentito usare quel verbo. Sempre mille dubbi, mille incertezze. Sì, stiamo insieme, ma, forse…lo so, lo conosco, lo sento che questo lo spaventa ma lo trovo sentimentalmente più sereno di quanto ricordi averlo mai visto. Deve ancora affrontare delle cose e delle persone, il percorso che ha deciso di seguire, il SUO percorso, non è facile ma mi sembra più consapevole di sé stesso di quando seguiva il binario del ciò che mi aspetto da te. Alla fine è ora di andare via…buonanotte, amico mio. E grazie, di esserci.

un altro amico, comune, una cena al volo prima di partire. Mimmi e Bene risplendono di luce propria, si direbbe. Lui ha un sorriso da pubblicità di dentifricio ma fa l’uomo duro che vuole nascondere la debolezza di una gioia in fieri, lei ha i tratti morbidi come mai li ha avuti, forse sarà per quel chilo e mezzo circa di Michele che le nuota dentro…chissà…


Un we per capire, da noi e dagli altri, che siamo cresciuti…e che non ci dispiace affatto.

 


lunedì 12 dicembre 2005

mercoledì 7 dicembre 2005

Aprimi come un giglio
aprimi come una finestra al sole
disegna le tue idee con le dita sulla mia pelle.
Come ad una lampada persa
ridammi il chiarore
ricostruiscimi con le tue mani
lascia impazzire nella mia mente perdute emozioni.
Carezza con lo sguardo nuove colline
fammi arrossire con le parole più strane d'amore
ferma quell'orologio che batte nella mia fronte
l'amore è , l'amore è il mio orizzonte.
Aprimi come un foglio
leggi tra le pagine degli occhi,
lega il mio orgoglio
brucia tutti i miei vestiti vecchi
fammi bella senza nulla
come un cielo di gabbiani
ricostruiscimi con le tue mani
lascia cadere nel caffè del mattino nuovi guai.
La mia malattia è il tuo nome
parlar d'amore oggi mi sembra banale
eppure ferma quell'orologio che batte nella mia fronte
l'amore è, l'amore è il mio orizzonte.
Fammi arrossire con le parole più strane d'amore
ferma quell'orologio che batte nella mia fronte
l'amore è, l'amore è il mio orizzonte