giovedì 30 ottobre 2008

PICCOLI AGGIORNAMENTI

piano piano siamo diventati 32enni, abbiamo festeggiato, il bimbo piccino s'è preso la bronchite, il bimbo piccino picciò si fa sentire, abbiamo fatto la morfologica e scoperto che misura più o meno 28 cm per 630 gr di peso e assomiglia al fratello.
Ah, chiaramente è MASCHIO.
La vita è così piena in questo momento (acquisto casa, lavori che iniziano lunedì, trasloco imminente, pituffo malaticcio) che di tempo me ne rimane ben poco. Se solo riuscissi a staccare il cervello almeno la notte forse dormirei meglio ^^...
Sarò incostante anche più del solito, temo, col blog...perciò buona vita a tutti e comportatevi bene ché anche se non aggiorno vi leggo! ^^

mercoledì 8 ottobre 2008

Sabato scorso eravamo in una cappella piccola e alta. Fuori, non si sa perché, le famose ottobrate romane avevano deciso di prendersi un giorno di festa. Dentro invece c'era calore. Calore di un evento, di una festa, voluta, pensata, sognata. Uno sposo emozionato che aspetta all'altare. Una sposa bellissima che a piccoli passi lo raggiunge sottobraccio al primo uomo che l'ha definita principessa. Ed è un crescendo di emozioni, di ricordi, di 13 anni di eventi più o meno comuni che appaiono come flash: la prima volta che ci siamo viste, le feste, gli esami nel mega gruppone, le confidenze, anche le lacrime. La bellezza di una persona con cui puoi davvero parlare a cuore aperto. Ed ora è lì, è proprio vicino a te e finalmente sta compiendo questo passo che desiderava con tutto il cuore. E ti rendi conto che siamo cresciute davvero. Che siamo compagne, spose. Che siamo o saremo madri. Che non c'è nulla che potessi augurarle di più bello del cammino che sta compiendo. Che non hai intenzione di perdertene nemmeno una tappa. Che merita davvero tutto ciò che di più bello la vita può darle, perché è una persona bella, perché è una persona onesta, soprattutto con se stessa.
Auguri Lalla, ti voglio un gran bene!

martedì 23 settembre 2008

da domani a roma
oggi ospedale, contrazioni, eco, controllo, tutto ok.
riposo, buscopan.
che palle.
posso dirlo?

lunedì 15 settembre 2008

da quando sono diventata mamma ho sempre avuto una grande paura...paura che si può concretizzare nella frase "mi spiace signora suo figlio sta male"
ecco.
e fu così che dopo una notte insonne con pianto disperato, sabato mattina abbiamo portato l'enp al pronto soccorso pediatrico. E l'abbiamo portato lì solo perché, essendo sabato, la sua pediatra non c'era.
Nella notte aveva avuto un picco di febbre alta (39.3°) e sembrava semplicemente molto raffreddato, respirava male.
Lo portiamo e lo vedono, diciamo, in fretta. Cosa che inizia ad allarmarmi. Lui è terrorizzato e decisamente poco collaborativo mentre lo auscultano, gli vedono la gola e poi gli fanno delle inalazioni di bronco dilatatore.
Poi ci mandano a fare una lastra (e per fortuna che c'era pure il papà...) e ci rimandano su.
Francamente, visto che non aveva tosse, aveva avuto solo quel picco di febbre e pareva solo pieno di muco, mi aspettavo di sentirmi dire che era un inizio di bronchite.
E invece...
Invece, con il tono e la naturalezza con cui mi avrebbe detto "fuori sta piovendo", la dottoressa mi ha comunicato "suo figlio ha una broncopolmonite". Roba che ho perso dieci anni di vita lì per lì. Ah, poi ha anche detto "e le placche in gola".
Il tutto s'è concretizzato in 10 gg di 2 antibitiotici e di 2 bronco dilatatori. E chiaramente per ora confino in casa (poco male, c'è un tempo del cavolo).
Stamattina controllo: per fortuna l'antibiotico è quello giusto, lui è decisamente più reattivo (sabato era impressionante, non si reggeva letteralmente in piedi, povero), la gola è tornata sana e i polmoni sembrano già stare meglio.

Naturalmente tanto per non farci mancare nulla, anche il secondo erede ha deciso che la location migliore per il suo utero preferito è quella che alla mamma fa venire le coliche renali. Quindi al minimo doloretto buscopan e amen. Comunque sabato, visto che c'ero, sono andata in reparto e ho chiesto se potevano controllare che fosse tutto a posto perché a volte il dolore dal fianco arriva alla pancia e volevo stare tranquilla. La dottoressa, gentilissima, m'ha visitato e ha trovato tutto ben chiuso e poi mi ha fatto l'eco: #2 non sta fermo un attimo e sta benissimo. Le ho chiesto se mi confermava il sesso e m'ha detto che prima delle 18 settimane è meglio non fidarsi troppo del sesso quindi di non essere sicura di nulla.
A questo punto aspettiamo la prossima eco e poi...chissà.

lunedì 1 settembre 2008

E ANCHE STAVOLTA CI TOCCANO I GORMITI


ed eccoci qui!
appena tornati dalla visita...#2 è cresciuto, direi parecchio, sta bene, ha un cuore forte forte, un addome grandino, una camera gestazionale finalmente larga, uno stomaco e una vescica visibili (per i reni bisogna aspettare un altro po')...
...
...
...
...
...e un pisello.

giovedì 21 agosto 2008

e finalmente...ci siamo lasciati il fatidico primo trimestre alle spalle!
Che poi non vuol dire assolutamente nulla ma psicologicamente si sta meglio.
Per ora questa nuova gravidanza appare molto diversa da quella dell'enp: dell'enp nei primi tre mesi misi su almeno due kg, per ora non ho messo un etto; dell'enp avevo nausee sporadiche, adesso ho spesso nausea e conati (senza vomito per fortuna!) assolutamente random e sine causa; dell'enp mi sentivo stanca ma in fondo neanche poi tanto, ora sono uno straccio.
Il progesterone è tornato quello che doveva essere e quindi finalmente ho potuto smettere di prenderlo. Il/la patato/a inizia a far sentire la sua presenza in termini di peso sulla pancia, specialmente di sera...poi a volte mi sembra pure di sentirlo ma mi parrebbe assai strano, così presto.
Per il resto...inizio a sentirmi meglio, un po' meno stanca ma sempre molto insonnolita.
Quest'estate sta durando troppo: è quasi un mese che non divido il talamo del peccato con chi di dovere visto che sono stata quasi sempre a roma perché non sono fisicamente in grado di conciliare la stanchezza e la necessità di riposo con un nano che si sta evolvendo a velocità paurosa...se infatti avevamo smesso il nido a fine luglio con un enp che faceva 4-passi-4 in croce e rigorosamente tenuto per mano...ora l'enp CORRE! corre, si arrampica, apre tutti i cassetti di ogni casa/posto dove di trova e non sta fermo 2 minuti consecutivi. Chiaramente siamo strafelicissimi di questo progesso ma stargli dietro è quantomeno stancante.
Al più tardi mercoledì tornerò finalmente a casa  e il 1° settembre avrò la prossima visita...nel frattempo ri-inizieremo il nido (in un'altra struttura...speriamo che l'enp la prenda bene...) e magari ci riuscirà pure di stare un po' insieme, finalmente, noi 3 (e 1/3)!

sabato 9 agosto 2008

il/la pituffo/a sta bene. ha recuperato alla grande e risulta quasi addirittura avanti! ora misura 4.53 cm dalla testa al culetto e ha un cuore che va come un treno. Il mio utero, tuttavia, non si sta dimostrando così ospitale: le contrazioni continuano, anche se a forza di progesterone sono diminuite ma praticamente la camera gestazionale è piccola...tanto che il bimbo può appena muovere le manine e sta a gambe incrociate. Il gine ci ha ha detto per ora di stare tranquilli, ché ha avuto altre pazienti con la stessa situazione e la gravidanza è andata bene lo stesso. Chiaramente sono ancora sotto progesterone e a riposo (non che non possa alzarmi dal letto...diciamo che devo evitare di affaticarmi troppo e sollevare pesi), perfortuna quei santi dei miei genitori si stanno occupando dell'enp a tempo pieno!
Chiaramente le paranoie si sono ridimensionate ma altrettanto chiaramente non sono sparite del tuitto: vedere il mio piccolino con quel poco spazio m'ha stretto il cuore...
comunque l'importante è che stia bene, appena scendo a rm rifarò le analisi e col gine decideremo il da farsi...

mercoledì 6 agosto 2008

martedì 22 luglio 2008

la gravidanza...procede. Con giorni in cui alzarsi dal letto è una fatica immane e l'unica cosa che si anela è tornarci e con giorni in cui invece si sta meglio e quindi magari si strafà. tipo ieri che ho imballato tre scatole di fumetti, fatto due tegliette di crepes al forno, una di lasagne, una cofana di sugo di pomodoro fresco e lo spezzatino. Ieri sera ero, chiaramente, da buttare via.
Ci sono giorni in cui tutto mi sembra positivo e giorni in cui sento dei crampetti e mi parte la paranoia: l'eco che abbiamo fatto dimostrava che il bimbo era qualche gg indietro...e se non ce la facesse? se non fosse abbastanza forte da superare questa cavolo di mancanza di progesterone che mannaggia ma proprio ora? ci sono momenti in cui sono spaventata, spaventatissima. In cui anticiperei la visita a domani, in cui ho una paura folle della visita del 6 agosto...sarà cresciuto? starà bene?
Dell'enp la prima eco la feci a 9+2: la mia ex ginecologa era una di quelle convinte che bastano tre eco in 9 mesi. beh, io no. così andai in un centro privato e feci l'eco (e 3 gg dopo cambiai gine): l'enp era già 2,8 cm e il cuore era un martello pneumatico. Questo nuovo pituffo era piccolissimo (7.5 mm) e il cuore, che essendo indietro probabilmente batteva da tipo una settimana, non era tutto 'sto gran forte. certo, stavolta l'eco l'ho fatta a 7+0 (probabili 6+3,6+4), ma saranno gli ormoni, saranno tante cose...non vedo l'ora di sapere che sta bene. e di stare tranquilla. ché tanquilla, adesso, proprio non sono.

martedì 15 luglio 2008

Ebbene sì...

...siamo incinti!
c'è da dire che i miei figli, finora, amano arrivare brutalmente intempestivi...cercatissimi, desideratissimi, tutti gli issimi che vi pare, ma nel momento in cui la prima cosa che ti viene in mente è "e ora?" (la seconda chiaramente è un mega piantone di gioia, ovvio)
E se per l'enp questa intempestività si era concretizzata nella morte del mio capo e quindi nel mio essere da un giorno all'altro in mezzo ad una strada (lavorativamente parlando ), questo secondo pituffo ha deciso bene di arrivare nel bel mezzo di una cura antibiotica, con tutte le paranoie che possono seguirne...per fortuna la mamma, che ormai la legge di murphy la conosce bene, come antibiotico se n'era fatto segnare uno compatibile con una eventuale gravidanza.
gravidanza giunta totalmente inaspettata, peraltro. dopo la visita dal ginecologo m'ero messa in testa che tanto avevo problemi di prolattina, che tanto avrei dovuto fare le analisi... e invece. Semplicemente non c'ho pensato e abbiamo fatto l'amore per il puro piacere di farlo, come capitò, esattamente, per l'enp (i miei figli sono più intelligenti di me, decisamente).
Tanto non ci credevo che ho fatto stick per 4 o 5 gg prima di fare un test vero, che a quel punto è stato subito positivo.
Nel frattempo abbiamo visto 'sto pituffo di 7 mm con il suo minuscolo cuoricino pulsante , abbiamo scoperto che sono qualche gg indietro (ma me lo aspettavo...ho avuto perdite da impianto al 23-24 pm) e che purtroppo sono in deficit di progesterone quindi lo stiamo integrando e si cerca di fare meno sforzi possibili  e aspettiamo la prossima eco, sperando che tutto proceda per il meglio...

La reazione dei nonni era quella che mi spaventava di più...temevo il "è troppo presto" "ma come? di già?" "ma tra tre o quattro mesi traslocate"...e invece sono stati contenti tutti. Li abbiamo riuniti a cena, abbiamo messo la cassetta dell'eco e mentre la guardavano perplessi ho detto "non è Piergiorgio". da lì in poi è stato un circo .

Io per ora sto bene, un po' preoccupata ma cerco di essere positiva...per il resto nausea, voglie (mai capitato con l'enp) soprattutto di roba acetata e salata e taaanta stanchezza.

Ma sopra ogni altra cosa, felicità.

venerdì 4 luglio 2008


BVT


 


La BVT è una nostra vicina. Una quasi ex vicina, poi. In realtà la BVT si chiama L, è simpatica (più o meno), ama raccontarti tutte le disgrazie della sua famiglia affinché tu non te ne possa perdere neanche una, è una di quelle logorroiche con l’autoreverse e ha un marito e due figli.


Il figlio minore ha, credo, 6 o 7 anni, uno sguardo da figlio di puttana che da queste parti è rarità, è sboccato e indisciplinato. Quando è ora di cena la nostra zona si trasforma nel rione sanità perché la madre deve urlare tipo pesciarola per richiamare il figliolo al desco familiare.


Ora da sì tanta perla non che ci si potesse aspettare l’accademia della crusca, ma…
…ma un pomeriggio la fra stava facendosi allegramente i cavolacci suoi sul balcone quand’ecco che madre e figlio iniziano una discussione. L’argomento è la possibile permanenza in cortile del pargolo. La mamma gli dice che può starci 15-20 minuti perché poi lei deve andare via e lui con lei. Lui non ci sta e inizia a fare storie. A quel punto la mamma gli dice: ok allora rientri subito e in giardino non ci stai neanche quei 15-20 minuti. La fra era pronta al mega-applausone mentale per la presa di posizione genitoriale quando, perfettamente udibile dalla sua postazione, ecco giungere la risposta tra i denti del raffinatissimo bambino.


Brutta – Vacca – Troia
Ecco. Ora è possibile che la madre non abbia sentito bene, ma mi pare difficile… inoltre il tono era inequivocabile…ma un ceffone ben ma ben assestato no? Una sculacciata di quelle che stai in piedi una settimana, uno scappellotto…eccheccazzo qualcosa.


Nulla. Finta di niente.


Resta chiaro che da allora la nostra vicina noi la si chiami BVT.


Si capisce che l’idea del trasloco diventa sempre più affascinante?


 


mercoledì 11 giugno 2008

LA LEGGE DI MURPHY...


A me me fa 'na semplice, capirete il francese.
Ieri sono scesa a Roma e risalita in giornata perché dovevo andare dal dentista. Sul perché mi sia fatta 500 km di treno in un giorno solo per andare dal dentista è presto detto: solo due persone possono entrarmi in bocca, l'altra è Tiz ;-). Dentista che si è limitato a mettermi due provvisori su cui tra due settimane monterà le caspule definitive. Andando avvertivo un leggero doloretto ad un altro dente, mentre sto sulla poltrona glielo comunico lui ci dà un'occhiata veloce veloce ma è poco più che un fastidio mi dice tanto martedì prossimo torni e al limite lo guardiamo meglio.
Bene.
Ma ci credete che appena tornata a casa (badate bene: non sulla metro, non mangiando, non in tre ore di treno, appena varcata la soglia di casa!) il dente ha iniziato a far male? ma male serio? visti dolori ed esperienze pregresse potrebbe essere un ascesso o una pulpite, il doc sentito al telefono m'ha detto prendi l'antibiotico e ci vediamo cmq martedì...
Ecco. Considerando che non posso prendere antiinfiammatori e quindi l'unico antidolorifico è la tachipirina, penso che sarà una luuuuuuuuuuunghissima settimana.
Sob.

domenica 1 giugno 2008

Una delle prime decisioni della fra back in action è stata quella di guardare nel suo cuore. Senza rancori, senza ripicche, senza se, senza ma. E, come da anni ormai, c’ha trovato, tra le tante, una persona. Lei. E la fra s’è scoperta a pensare a quanto le voglia bene. E a quanto, in questo suo percorso, in questo attuale momento, vorrebbe averla vicina.

E la fra s’è resa conto che quando si ama, quando si vuol bene, non si può, non si deve, mettere le croci sui calendari, non si può sempre pensare a ciò che quella persona non ci ha dato, che l’unico modo per valutare un rapporto è vedere quanto quella persona ci ha dato. Che non è importante quante volte, che non è importante dove…che la cosa importante è che quelle volte siano state il frutto di una scelta fatta col cuore.

Che poi magari lo scazzo per certi comportamenti ci sarà, continuerà ad esserci, ma l’importante è capire che, al di là di tutto, a quella persona tu vuoi bene. E il suo volerti bene e il tuo volerle bene ti arricchiscono ancora.

E ti rendi conto di quanto il tuo atteggiamento sia deleterio, di quanto il tuo volere le persone che ami sempre empaticamente vicine sia sintomo di un banale, stupidissimo, enorme miscuglio di insicurezza ed egocentrismo. Di quanto tu abbia bisogno che le persone si mettano in discussione per te perché così facendo demandi a loro il compito di farti sentire speciale.

Di quanto quelle persone abbiano comunque fatto parte della tua vita, di quanto l’abbiano cambiata, migliorata, anche. Di quanto di loro c’è nel tuo essere te stessa ora, in questo momento. E di fronte a questo le cose che ti hanno fatto male, le assenze o i ritardi, si sciolgono come neve al sole.

Così sono andata io, perché avevo tanta voglia di vederla, di parlarle, di coinvolgerla in quella che sono ora, in quella che voglio tornare ad essere. Avevo voglia di farla entrare dove non era mai entrata anche un po’ per colpa mia…perché, come sempre, sono stata molto arroccata sulle posizioni tanto da non capire che se uno non fa non è necessariamente perché non vuole fare…spesso è perché non riesce a farlo.

E a fronte di questo scambio, di questa condivisione, finalmente ho capito tante cose, finalmente mi sento serena. E sono felice, felice di averla vista, felice di averle potuto parlare anche solo per un po’. Felice di non averla persa. Felice perché solo ora ho capito che del graduale processo di allontanamento che aveva investito la nostra storia sono responsabile anche io. Ed è strano, ma è un sollievo. Mi toglie anni di rabbia dal cuore. Mi fa stare bene.

Mi fa sentire che questo primo mattone si incastra a perfezione. E, in questo momento, davvero, non mi pare poco.

 

sabato 31 maggio 2008


L’altra sera m’è capitato di aprire un vecchio disco di salvataggio. Un disco di salvataggio della mia cartella a studio. L’ultimo studio in cui ho avuto una cartella “fra”: quindi due anni fa, più o meno. Dentro c’era un mondo, il mio mondo di due anni fa.


E mi sono trovata, lungo mail, foto, conversazioni MSN, ricordi, a rendermi conto di quanto la mia vita sia cambiata in questi due anni.


La fra è tornata Francesca, in questi due anni. Ha disimparato a volersi bene, come tempo fa. La fra viveva con consapevolezza succhiando la vita, Francesca si relaziona con se stessa in terza persona e si lascia vivere.


E non è il fatto che io sia tornata quasi al peso di partenza: quello è uno degli effetti, certamente non è una causa.


E non ci sono motivi particolari, né particolari reminescenze dolorose…semplicemente ad un certo punto la fra ha deciso di di prendere una strada conosciuta, rassicurante e passo a passo è tornata indietro. La fra ha scelto l’apatia perché è stata prima impaurita e poi depressa…e non è riuscita neanche a dirlo, forse per paura. Paura di possibili assenze che l’avrebbero fatta sentire peggio.


La fra pensava di esserne uscita, tempo fa; Francesca c’è ricascata.


La fra credeva che un figlio avrebbe dato alla sua vita una certa stabilità; Francesca s’è resa conto che un figlio non cura il male dell’anima e non è neanche giusto che lo faccia.


E ora la fra non c’è più e a Francesca manca tanto.


E se Francesca solo sapesse come farla tornare subito, lo farebbe immediatamente.


Francesca sente di aver bisogno di aiuto ma sa di non meritarlo. Sa che imparare ad amarsi, a volersi bene, è un percorso in salita che deve essere percorso magari con qualcuno a fianco ma senza che quel qualcuno ci porti per mano. Sa che è colpa sua e di nessun altro. Sa che il mondo ha, assolutamente, giustamente, occupazioni diverse dal prendersi cura di lei. Sa che deve imparare ad essere felice di quello che è e di quello che ha e che deve farlo da sola.


Francesca ad un certo punto s’è permessa di dimenticare che non si possono chiedere sconti alla vita. Che lei non può farlo. S’è permessa di dimenticarlo, di dimenticarne le conseguenze.


Fino ad arrivare ad essere qualcosa di diverso da quello che si sa di poter essere. Francesca s’è aggrappata a tutto pur di farsi del male. Con metodo, con precisione…galleggiando sulla vita per non affrontare una qualsivoglia fatica. Francesca trova ogni cosa insormontabile, è sempre sull’orlo delle lacrime, è scazzata, scontenta, rancorosa, proiettata su se stessa più di quanto sia sano esserlo.


L’unica cosa su cui Francesca si sente lucida è suo figlio. Oddio, trova insormontabile anche occuparsi di lui, a volte. Ma è lucida e decisa su cosa e come vuole per lui: quello che vuole e soprattutto quello che non vuole dargli.


Due anni fa mi sentivo giovane, allegra, piena di speranze e pensavo che il mondo potesse essere mio. Oggi mi sento vecchia dentro.


Aprire una finestra sulla me stessa che sono stata m’ha sconvolto.


Sono stanca. Ma non del mondo. Sono stanca di me. Stanca di Francesca. Voglio tornare ad essere la fra perché è quella che sono veramente. Quando mi metto in gioco, quando non mi lascio sopraffare da cose che sì fanno ancora male e ci saranno sempre ma non si può scegliere l’autodistruzione per scappare. Basta. Sono stanca della situazione attuale, stanca della scelta più facile.


Francesca si concede di tutto: si concede di mangiare, si concede l’inedia, si concede la sciattezza…si dice che da domani cambierà. Si concede di farsi del male per poi sentirsi in colpa per ogni cosa che mangia, per ogni cosa non fatta…ma poi penda che domani cambierà. Francesca non permette mai a quel domani di arrivare, lasciandosi vivere, tenendosi a galla, ha creato millemila domani che non arriveranno mai più.


Francesca deve imparare a fare le cose per se stessa e non per assecondare qualcuno, per non sentirlo o per ottenerne l’approvazione. Deve ritrovare il coraggio della scelta, la sua forza, quella che poi, nei momenti di necessità, ha sempre tirato fuori.


La fra, quel che ne è rimasto, si chiede però, con assoluta lucidità, come fare. La fra sa, c’è già passata, che ci sarebbe bisogno di buttare un po’ tutto in aria, da fare un lavoro di fino su se stessa…ma sa anche che, stavolta, tutto ‘sto gran tempo non le è concesso. Sa che suo figlio non può aspettare che lei tolga ogni mattoncino per analizzarlo e poi decidere se tenerlo oppure no.


E forse è proprio da lì che la fra deve ricominciare: da suo figlio, dalla sua famiglia, dalle piccole grandi cose che l’accompagnano nella vita. Senza più pensare a quello che è stato, a quello che non è stato, a quello che poteva essere. Cercando di vivere un presente che è già un dono di per sé.


Ho un mio background, ho cose che hanno fatto male ma devo smetterla di aggrapparmici per consentirmi di sentirmi in credito con la vita.


La fra deve tornare, deve tornare per suo figlio, per l’uomo che ama, per gli amici, per chi le vuole bene. Ma soprattutto la fra deve tornare per Francesca.


 


Ecco, l’altra notte pensavo a tutto questo. Ero sola, mi sono addormentata tardissimo, ho dormito 3 ore…ma così bene non dormivo da mesi.



lunedì 26 maggio 2008

Che poi, mi scopro a pensare, certe cose, altre cose, una mamma non dovrebbe farle.
Io penso che una donna, come anche un uomo, siano liberi di vivere la propria intimità come credono anche se hanno dei figli...ognuno ha i propri spazi, la camera da letto è offlimits, punto.
Provo però orrore e raccapriccio per quelle che, con bimbo al seguito, continuano imperterrite a voler dare un'immagine di sé completamente incoerente col loro essere mamme. Quelle che si vestono da strappone, quelle che con le tette di fuori, quelle coi pantaloni a vita bassa col perizoma di tulle o le gonne girofica, col sandalo tacco 12 al limite del sadomaso, quelle truccate forte, pesante, quelle che c'hanno la scritta "guardami" luminescente sopra.
Ora, io capisco che essere una mamma non significa annullare la propria femminilità né tantomeno il proprio io...ma hai proprio necessità di uscire con la prole al seguito vestita così? voglio dire: vacci in discoteca lasciando i bimbi alla babysitter, oppure vestiti così per un'occasione speciale...
ma che bisogno c'è di essere una mamma fescion nella vita di tutti i giorni, nelle passeggiate il sabato pomeriggio, nella spesa alla coop, nella fila alla posta?
Ma queste donne non si rendono conto della visione distorta che trasmettono ai propri figli? nel loro essere sempre acchiappo-mode on non si sono mai minimamente fermate a pensare a che modello daranno loro? avremo così generazioni future di (ex) bambini che vedranno la donna come un oggetto di arredamento, che sottoporranno la fidanzata di turno allo stillicidio di un confornto perenne con una mamma sempre perfetta e stilosa, una mamma da esporre, una che senz'altro non ha mai giocato per terra col figlio né s'è mai messa a cucinare con e per lui. Una mamma quattrosaltiinpadella.
Oppure bambine che bambine non lo sono state mai. Perché a 8 anni le mandiamo in giro con la pancia scoperta e la cintura di strass, perché il primo tacco lo porteranno alle elementari, perché saranno sempre vestite alla moda e dovranno per sempre mentalmente competere con l'immagine perfetta della mamma di cui sopra.
Una generazione di possibili coglioni e troiette. Un bel guadagno generazionale, non c'è che dire.
C'è un bimbo all'asilo con l'enp che è firmato dalla testa ai piedi. Porta i jeans a vita bassa per far vedere l'elastico della mutanda griffata, l’ho visto coi miei occhi. Se ti fa notare la sua maglietta, griffatissima, e tu minimizzi dicendo che sì è carina, sì è colorata, sì quello che vuoi ma in fondo è una maglietta…lui ti guarda inorridito e ti dice che è di dolceegabbana. Ha 3 anni e un futuro stiloso davanti a sé: un bimbo fortunato, non c’è che dire.

E io sarò bacchettona, sarò quello che volete, ma credo che in questo ci sia qualcosa di profondamente sbagliato. Che dietro a tutto ciò c’è quel famoso realizzarsi attraverso i figli, quel volerne fare dei vincenti, dei “forti”. Peccato che poi magari questi “vincenti” te li trovi sul lettino dello psicanalista quando si accorgono che è tutta corazza, che è tutto fumo.

Credo che nessuno ti obblighi con una pistola alla tempia a fare dei figli, credo che i figli siano una scelta (e smettiamola con questa storia che i figli capitano, che è una scusa troppo facile) e che proprio per questo i figli devono essere cercati quando si è maturi per crescerli e per dargli veramente qualcosa. Per dargli una famiglia, per dargli un’immagine positiva di sé stessi e della vita, per dargli la capacità di scegliere la strada migliore: non la più facile, non la più difficile, semplicemente la migliore per loro.

Credo che quando scegli di diventare madre, scegli un percorso di vita, scegli e accetti la responsabilità della crescita e dello sviluppo caratteriale, intellettivo e sociale di altri esseri umani, scegli di diventare un modello. Non si è pronti a diventare genitori quando la coppia non ci basta più, si è pronti quando si è consapevoli di questo.

E una mamma agli occhi del figlio non può essere un oggetto sessuale, non può essere una modella, non può essere un’amica. Queste cose i figli se le troveranno da soli, crescendo, al di fuori della famiglia.

Una mamma è una che gioca, che fa i biscotti, che ti fa ridere, che ti consola, che ti consiglia, che ti educa, che ti insegna ciò che è giusto e ti corregge se fai qualcosa di sbagliato, che sa dare l’esempio, che generalmente quando ha tempo lo dedica ai figli e non a dare un’immagine di sé che coi figli stessi ben poco ha a che fare.

A me pare, sempre di più, che in questa società c’è un gran bisogno di mamme. Ma di mamme vere e consapevoli, però.

lunedì 12 maggio 2008

MAMMITUDINE E SESSUALITA’

 

È da un po’ che ci penso, a come l’arrivo dell’enp abbia cambiato la mia vita.

La mia sfera “intima” per così dire. E non è qui si sia smessa l’attività (voglio dire l’abbiamo ripresa tipo 20 gg dopo il parto), anzi dal punto di vista strettamente fisico si direbbe che il parto ha fatto solo che bene. E non è una questione di “fare l’amore”, il nostro fare l’amore si è modificato, è vero, ma non per l’enp…semplicemente, dopo tanti anni, fare l’amore non è più un modo per conoscersi, quanto piuttosto per “parlarsi”, per confermarsi.

No, quello che è cambiato è il sesso. Quella parte che con l’amore ha a che fare solo attraverso la assoluta fiducia che riponiamo nell’altro.

Io ero una di quelle da gancio al soffitto, ero una di quelle che aveva (e ha tuttora) una libreria dedicata quasi solo a libri erotici, ero una di quelle che a 20 anni s’era letto tutto il divin marchese, una di quelle che conosceva histoire d’o quasi a memoria, una bimba di boissy (e questa la capisce solo Mile, ma va anche bene così), una a cui piaceva andare il giro con addosso l’odore suo e del suo uomo (ho sempre trovato da incivili lavarsi, dopo), una da segni, da maglie a collo alto, una che a volte preferiva stare in piedi.

In realtà sono ancora tutte queste cose. La mia sessualità, le mie fantasie, sono le stesse.

Una volta mi è stato detto (scritto ^^) che io sono il sesso, l’erotismo…che fa così parte di me da non poterlo rinnegare. Vero. Verissimo. Sono sempre stata convinta che l’erotismo non abbia età, sesso, peso, colore e di conseguenza non ho mai limitato questo lato di me a volte consapevole altre no.

Però se da un lato la mia sessualità è rimasta la stessa, dall’altro il mio essere mamma ha cambiato la visione generale che ho di me. E se mi fermo, anche poco, a pensarci, mi viene da dirmi che una mamma certe cose non le fa. Come se una mamma non potesse avere una sua sessualità, come se il suo appagamento non potesse più passare anche da lì. Come se certi muscoli e certi organi fossero ormai deputati non più anche al raggiungimento di un piacere squisitamente fisico, come dire, ma avessero sublimato il loro scopo nel compito meraviglioso di concepire, cullare e far nascere una nuova vita.

E io, invece, quella parte di me giocosa e sperimentatrice senza remore la rivorrei indietro, davvero. Non che io non sia sessualmente soddisfatta. È una questione che, ancora prima di arrivare all’aspetto fisico della cosa, attiene al modo di vedermi.

A volte capita il momento di follia, col corpo che urla e bypassa totalmente il cervello, e ritrovo quella me stessa di tempo fa, mi riconosco e mi chiedo dove sono stata.

Sto iniziando un percorso. Sto cercando di far coincidere queste parti di me, di ritrovare l’unità del mio io. Di buttare fuori tutti i messaggi esterni che, da ogni parte, sembrano dirti che, appunto, una mamma queste cose non le fa.

Una mamma certe cose le fa, e anche con gran gusto direi.

A volte penso addirittura che una mamma che non ha paura né vergogna della sua sessualità sia una mamma più sana. Non come donna, non dal punto di vista della mera soddisfazione fisica.

Io sono stata cresciuta con il concetto, mai detto apertamente, che una brava ragazza (il che preclude ad una donna onesta, una buona madre, etc etc) certe cose non le fa. E infatti io, certe cose, non le facevo. Il mio percorso di scoperta sessuale di me e del mondo circostante è stato completamente avulso dal mio nucleo familiare. Non ho mai visto i miei genitori baciarsi…una sfera intima che alla fine si sa che c’è (anche perché la mera educazione sessuale m’è stata data senza problemi) ma che non riesce mai a entrare nella sfera familiare. E le domande, i dubbi, le curiosità…hanno trovato risposte negli amici.

Se fossi stata abituata a pensare al sesso come a qualcosa di normale, da non nascondere, forse avrei anche avuto il coraggio di dire quello che, allora, mi stava succedendo. Ma se pensi che il sesso, anche nella sua normalità e scoperta, sia una cosa da nascondere…figurati se ti viene da parlare della sua non consensualità, voglio dire…tanto ti senti in colpa comunque.

Non voglio questo per i miei figli, non voglio che abbiano remore nel dirmi qualsiasi cosa. Voglio dargli una famiglia sana, voglio far capir loro che mamma e papà si amano. E quando sarà il tempo anche che mamma e papà hanno i loro desideri, che non sono burattini, che a letto non leggono topolino, che l’odore della loro camera da letto non è qualcosa di sbagliato, che è normale provare certe cose.

Per ora mi accontento di ritrovare la mia, di sessualità.  E a volte non è facile. Perché sembra, nel mio cervelletto bacato, che io debba, in quei momenti, scordarmi di essere una mamma. Il che con un’enp che dorme (per fortuna alla grossa) due paretine più in là non è che sia facile.

Fortuna che c’è il nido…

sabato 10 maggio 2008

un anno fa ci hai lasciati.
una morte annunciata, per quanto si può essere pronti a perdere una persona amata.
se io fossi una vera credente saprei per certo che sei in un posto meraviglioso, perché, se esiste, quello è il tuo posto.
a me piace immaginarti qui vicino a noi, che ci guardi, che ci sei.
ti voglio bene nonno Angelo, ancora, sempre.

mercoledì 7 maggio 2008

IL NIDO


L’avventura scolastica dell’enp è iniziata. Ed è iniziata in netto anticipo rispetto a tutte le previsioni materne. Mi ero detta che stando io a casa il nido non era necessario, bla bla bla…

Poi. Poi una mattina mi sono guardata allo specchio e mi sono detta “non ce la faccio più”.

E me lo sono detta con molta onestà, ignorando i feroci sensi di colpa che quell’affermazione comportava.

In realtà il motivo per cui l’enp va al nido è (anche) che vorrei tornare a lavorare. Vorrei sentirmi realizzata, oltre che come mamma, anche come persona lavoratrice. Il mio lavoro mi piace, l’ho scelto, l’ho sudato, è la mia strada. Ed è totalmente incompatibile con un bambino che, assolutamente giustamente, pretende attenzioni h24.

Un bambino che ha diritto ad una mamma serena e realizzata.

Un bambino che ha diritto alla socialità e al gioco.

Mio figlio non cerca la compagnia. Un po’ per carattere, un po’ per mancanza di occasioni. Il nostro stare lontani da amici e parenti ha come conseguenza anche il fatto che gli unici volti che l’enp vede su base regolare siano solo quelli di mamma e papà.

Mamma e papà sono mamma e papà, non amichetti, non compagni di giochi. Come è giusto che sia. L’enp è un bambino che gioca da solo, che in realtà spesso vuole giocare da solo. E questo, francamente, mi preoccupava un po’. Ok l’individualità, è carattere, ma il rischio di sfociare nell’asocialità si presentava piuttosto alto. In realtà l’enp è un bambino che va volentieri con tutti, si lascia prendere in braccio tranquillamente…ma non ti cerca lui. Lui accetta, non cerca.

Un altro fattore che ha pesato sulla scelta è stato il fatto che, chiaramente, la nostra casa (come quella di chiunque altro, immagino) è a misura di bambino ma fino ad un certo punto. Se infatti ho tolto tutti i soprammobili e ammennicoli vari ad altezza bambino, mi è impossibile togliere tv, stereo, libri…tutte cose che l’enp non può e non deve toccare. Così, se da una parte è parte del suo percorso educativo il capire che ci sono cose che non si devono fare, dall’altra non è neanche giusto che la sua giornata sia interamente scandita da “Piergiorgio non si fa”, “Piergiorgio non si tocca”, “Piergiorgio la mamma ti ha detto di no”.

E così è arrivato il nido. Uno spazio dove lui può fare quello che vuole, dove viene stimolata la sua curiosità, dove soprattutto viene stimolata la sua socialità.

Chiaramente insieme alla decisione sono arrivate le critiche. Come se lo abbandonassimo in mezzo ad una strada. Il nido per ora è una scelta, non un obbligo. S’è deciso di iniziarlo prima che divenisse un’urgenza e che non ci fosse alternativa proprio per non caricarlo di ineluttabilità.

L’enp, dal canto suo, ha gradito tantissimo. S’era detto iniziamo con un’ora al giorno con la mamma, poi un’ora e mezza, dopo una settimana magari la mamma può anche allontanarsi per un’oretta e così via.

Il primo giorno siamo stati due ore e mezza e non m'ha cercata neanche con lo sguardo, il secondo giorno ce lo abbiamo lasciato per un’ora e dal terzo giorno è stato lì da solo e tranquillo.

Quella che sta finendo è stata la quarta settimana (purtroppo senza continuità) e ha iniziato a mangiarci e a dormirci senza problemi. Quando vado via mi degna di uno sguardo poi torna a giocare con gli altri bambini o da solo.

 

Essere genitori dell’enp è una frustata a sangue sull’ego. L’enp è un bambino totalmente indipendente. All’inizio pensavo che fosse colpa mia, questo suo poco attaccamento a me come anche al padre.

Poi ho capito.

Si pensa sempre che i figli siano una nostra appendice, una nostra creazione. In fondo in fondo anche una nostra realizzazione: la dimostrazione che diamo a noi stessi e al mondo di aver saputo lasciare un segno, in qualche modo.

Poi un giorno, nel tuo cammino genitoriale, ti rendi conto che non fai un figlio per te, lo fai per lui. Che la sua indipendenza è un regalo che ti e si fa. Che ti cerca quando ha bisogno di te, come è giusto e sano che sia. Che quando è disperato grida “mamma” perché sa che tu ci sarai e saprai consolarlo. Ma non ha bisogno di te per essere felice e questa è la cosa più bella che possa darti, quella che, nonostante sembri l’esatto contrario, ti rende più speciale: il suo chiamarti è frutto di una precisa scelta, non di una consuetudine. Mio figlio sta con chiunque, mangia con chiunque, gioca e ride con chiunque ma quando ha bisogno di sentirsi coccolato viene da me o mi chiama.

Dal canto mio spero che mantenga questa sua indipendenza. Lo spero per lui, chiaramente. Che questo suo non aver bisogno di una persona in particolare per essere felice lo accompagni il più possibile nella vita; che sappia, in questo modo, regalarsi la serenità.

lunedì 5 maggio 2008

5 maggio 2008

 

Per molti oggi non è che un giorno qualsiasi.

Per pochi è solo un giorno di manzoniana memoria.

Per un po’ di gente è il proprio compleanno o quello di una persona cara…

 

…ma per noi, amore mio, è sempre una data speciale. E mentre chi si ricorderà ci farà gli auguri per il secondo anniversario, noi festeggiamo invece i nostri primi sedici anni insieme.

Quando eravamo ragazzini ci pensavo sempre a questi 16 anni. Ci pensavo e mi chiedevo se saremmo mai arrivati a festeggiarli, come, dove. Questa data, proprio questa, mi affascinava. Oggi la nostra storia, da quando ci siamo promessi di impegnarci in modo più serio, ha la metà esatta dei nostri anni: dal prossimo anno gli anni passati insieme saranno più di quelli in cui eravamo soli.

E, ora come allora, ti amo.

Tanti auguri, amore.

UN ANNO, LA FEBBRE, LA TORTA DI ZIA VERO E MAMMINA


un anno_3


 


 


 


 


 


 


 


   

lunedì 21 aprile 2008

UN ANNO FA...


" Enza, devo spingere..."
"..."
"ok, alla prossima contrazione aiutala spingendola leggermente verso l'alto"

Ecco, quel leggermente a tuo padre deve essere sfuggito perché m'ha tirato su piegandomi talmente tanto che...che è stato un attimo...e sei nato...t'ho visto nascere, ti abbiamo visto nascere.
Ed è stata un'emozione così forte che il mondo s'è fermato e mi ricordo di  aver pensato "come? di già?"
Ed eri tutto sporco, rosso e bluastro. E urlante, in pieno stile "rimettimi dentro", ma la tua mamma era talmente emozionata e basita che non t'ha sentito urlare e s'è pure preoccupata.

Una nascita è in fin dei conti un distacco.
Oggi festeggiamo quel distacco che ci ha creati famiglia, quel distacco che è stata la tua prima autonomia,  quell'emozione che tu non  ricorderai e che io ti racconterò per sempre con le lacrime agli occhi.
Festeggiamo gli ultimi momenti comuni, quando abbiamo lavorato insieme per farti uscire; festeggiamo i primi momenti in cui ci siamo riconosciuti e scoperti.
Per tutti gli altri  è solo il tuo compleanno. Per la tua mamma e per il tuo papà è anche la nascita della nostra famiglia, di un progetto comune, di un sogno comune. Di qualcosa che unisce e unirà noi tre per sempre, imprescindibilmente.
Tanti auguri, amore mio

sabato 19 aprile 2008

lunedì 14 aprile 2008

ERA ORA


notizie come queste sono da orgasmo politico...
...e ora il "10, 100, 1000 Nassyria" e la stanza al parlamento intitolata a Carlo Giuliani se li mettessero dove devono stare...

martedì 8 aprile 2008

mettiamola così: io ho trovato il giochino da Sailor, che l'aveva trovato da lei...sono arrivata tardi e me ne sono spiaciuta nei commenti...quindi sia Sailor, che Orka che una lettrice del blog di Sailor mi hanno ri-invitato a partecipare ;-) (chissà quanti regali riceverò eh eh eh ;-)):

Giochino: P.I.F. (Pay It Forward)


Regolamento

1) le prime 3 persone che lasceranno un commento su questo post riceveranno un regalino fatto a mano da me, entro i prossimi 365 giorni
2) in cambio dovranno a loro volta "pagare" assumendosi lo stesso impegno sul loro blog
3) spedirò il regalo solo a coloro che avranno pubblicato un post
analogo sul loro blog.

quindi, come dire, affrettatevi!

lunedì 31 marzo 2008

ci sono cose che fanno riflettere.
fanno male, innanzitutto. poi, fanno riflettere.
ho come l'impressione di non volermi più mettere in gioco nei rapporti. di non voler illudermi, di non voler soffrire assenze.
solo che...
solo che che così facendo la prima assente sono io. inevitabilmente.


e nell'inutile dubbio se sia nato prima l'uovo o la gallina, mi ritrovo a pensare che forse me lo merito.
o non me lo merito.
che forse per quello che in amicizia non so più dare non merito quello di cui, ora come ora, avrei un disperato bisogno.
so che se alzassi il telefono, so che se chiedessi, so che smettessi di dire che va tutto bene, so che piangessi come sto facendo ora...qualcuno risponderebbe. altri forse no.
ma non voglio chiedere. non voglio ottenere qualcosa con la disperazione o col pianto. sarebbe una perdita.
non voglio pietà. non l'ho mai voluta nella mia vita.
vorrei empatia, vorrei non dover chiedere.
vorrei sentirmi amata. sentire che sono speciale. e non a parole. tra le righe dell'esistenza, vorrei sentirmi speciale.
so che non posso demandare ad altri l'amore che non so dare a me stessa. è che non ho ancora imparato a essere serena veramente.
è che forse voglio troppo.
vorrei che quando mi perdo ci fosse qualcuno che mi prendesse la mano.
e non può essere l'uomo che amo. non può avere tutti i ruoli: non è giusto, non è sano.
vorrei sentire la stima, l'affetto, quel qualcosa particolare che tra milioni di altri ti fa pensare che allora speciale, per qualcuno, lo sei davvero.
so che dovrei prima diventare speciale per me stessa, lo so. è difficile.
so che avrei voglia e bisogno di essere coinvolta nella vita degli altri. ma ho paura.
ho una paura fottuta.
di ricascarci, di sentirmi tradita, di non sentirmi all'altezza, di non essere abbastanza.
le occasioni in cui avrei avuto bisogno e le persone cui volevo bene non c'erano sono state abbastanza. abbastanza tante, abbastanza dure.
si impara, a cavarsela da soli. ma il fine ultimo dell'esistenza è la condivisione, non la solitudine.
e vedi intorno a te persone che hanno quello che vorresti tu. vedi che è possibile averlo.
e non è invidia, quella che provi.
è profonda consapevolezza che se non hai è perché, semplicemente, non meriti.

sabato 22 marzo 2008

Amico mio

lo sai quanto ti voglio bene: sei stato il fratello che non ho avuto, sei stato il confidente, il complice di anni in cui, tutto sommato, mi ero un po’ persa…sei stato la firma su uno dei documenti più importanti della mia vita.

Eppure stasera ti ho tradito, ti ho mentito. Non ti ho detto nulla della cosa bella che mi sta capitando, non me la sono sentita di dividerla con te. Non sono riuscita a parlarti di un inizio nuovo, di una decisione importante.

E io che, non più tardi di ieri sera, mi chiedevo a che punto siamo della nostra amicizia, ho capito improvvisamente che tu non ci sei più. Che non ho il bisogno e la voglia di condividere passi e decisioni con te…che verrai a saperlo dopo, come tanti altri. Che non mi sei venuto in mente per niente quando avevo voglia di comunicare la novità che mi sta investendo, che il numero che ho fatto, l’unico numero che ho fatto, non era il tuo.

E fa male.

E mi viene da chiedermi perché.

E mi viene da chiedermi se anche le amicizie si sfilacciano e deteriorano come le minestre riscaldate di rapporti amorosi senza amore né passione.

Perché quella passione “amichevole” che provavo per te, quella urgenza del farti conscio di tutte le cose importanti della mia vita non c’è, non c’è più.

E non lo so se l’hai voluto tu o io o è solo la naturale evoluzione di un rapporto come il nostro.

Però stasera al telefono ero lì lì per dirtelo, per raccontarti…ma m’è sembrata una cosa troppo intima da dividere con te.

Buffo.

Abbiamo diviso segreti, racconti e fantasie erotici, dubbi sentimentali, un casino di cose e di emozioni…ma ho trovato troppo intimo dirti in che direzione sta andando la mia vita, in che direzione io la sto facendo andare.

Ho trovato che, ora come ora, tu della mia vita non sai niente. Come io della tua, del resto.

E mi sono chiesta che senso abbia, tutto questo.

Se veramente l’arrivo di un figlio segna uno spartiacque così vasto tra chi c’è e chi no, tra chi capisce, si emoziona e chi tutto sommato non gliene frega poi molto.

Tra chi ha voglia di esserci, ha voglia di emozionarsi con te quando tuo figlio sorride, o si tira in piedi o cammina o dice mamma…e chi pensa, semplicemente, che siano cose normali e non ha tempo e voglia e occasione di fermarsi a capire tutte le implicazioni sentimentali che queste tappe comportano.

E mio figlio fa talmente parte della mia vita, e la determina ogni giorno, che parlarti di me significa parlarti anche di lui. E se sento o capisco che non ti interessa…beh è anche la voglia di parlarti di me che passa, inesorabilmente.

Non hai abbastanza voglia (e non nascondiamoci dietro al tempo che non c’è) di conoscere mio figlio e vederlo crescere…

E a me sta passando, o è passata del tutto in fondo, la voglia di fartelo conoscere.

E di farti conoscere, soprattutto, la nuova Francesca che sta scaturendo da tutto questo.

Ed è triste.

Infinitamente.

mercoledì 27 febbraio 2008

un po' di tempo fa ho rivisto Specchio.
una situazione strana, più che altro sembrava il remake di "io so che tu sai che io so"...io con Tiz, completamente consapevole, lui con sua compagna, completamente ignara. Imbarazzante...parlare del più e del meno: case, lavoro, enp. Erano 5 anni e mezzo che non ci vedevamo: siamo cambiati, siamo cresciuti, siamo diversi.
ma l'imbarazzo...beh quello, per quanto mi riguarda, era ancora ben presente...

martedì 19 febbraio 2008

E' un periodo che... che vorrei cancellare.
mia mamma sta male e ancora non si è arrivati ad una diagnosi certa (forse fibromialgia?), abbiamo escluso un tumore e vabbè ma non è che una vita di cortisone sia esattamente una passeggiata di salute.
Una settimana fa è morta mia zia. Ed è stata una botta terribile. Una persona con cui non avevo rapporti strettissimi ma che ha fatto parte del mio vissuto di bambina, adolescente, adulta, mamma. una morte che era annunciata ma non con tempi così brevi. Una morte che lascia una famiglia ad affrontare problemi che era lei a gestire, che lascia una figlia con problemi psichiatrici che apparentemente solo lei riusciva a gestire e "stabilizzare".
In mezzo a tutto questo la consapevolezza che mi manca il mio lavoro, che stiamo cercando una casa, che stiamo cercando un figlio (che sembra si voglia far aspettare... e vabbé), che le giornate a casa con l'enp sono belle ma pesanti, che avrei bisogno di una pausa da questa vita da mamma, che forse non è proprio il caso che arrivi 'sto secondo figlio se trovo pesante occuparmi del primo, che forse tutto 'sto grande istinto materno non ce l'ho...boh.
Ecco, è un periodo che...boh.
E, nella sua meravigliosa semplicità, l'enp reagisce a tutto questo facendo progressi enormi: gattona, si tira su appoggiandosi alle cose, interagisce di più con l'ambiente e cresce, cresce, cresce... e io, quando lo vedo, mi sento terribilmente in colpa. Per non esserci sempre, per non giocare con lui tutto il pomeriggio, per volere una vita mia, anche.
Sto iniziando a vedere come la parte più difficile dell'essere genitori sia proprio questo: conciliare la propria individualità con l'occuparsi di un'altra persona, e chiedersi in continuazione se questo tuo voler mantenere la tua vita, questi tuoi interessi al di fuori di lui, non siano un segno del fatto che forse non lo ami abbastanza, come lui invece meriterebbe.
e quindi è un periodo che...boh.

sabato 2 febbraio 2008

ESTETICA

In macchina, tiz e la fra.
Si parla di sesso.

tiz: dai, si vede quando una donna ha scopato!
fra:?
tiz: ma sì: lo sguardo, la pelle, è più bella...
fra:...
tiz: dopotutto non è un caso se le creme per la pelle le fanno al cetriolo...

sipario

giovedì 31 gennaio 2008

TAPPAMI LEVANTE, TAPPAMI [cit.]

 

La famiglia la-Tana abita, come alcuni sanno, in un piccolo paese, che per comodità chiameremo Terra di Mezzo. La TdM è compresa tra due altri paesi: il paesone, che chiameremo Sboronia e il paesello, che chiameremo Cafonia. Quando gli entusiasti e illusi componenti di questa tana hanno iniziato a guardarsi intorno alla ricerca di una tana più confortevole ma soprattutto molto meno umida, hanno da subito escluso Sboronia dalla loro wish list. Il paesone è infatti, come tutte le città su mare, caro morto e la fauna locale è così simpatica ma così simpatica che a confronto la Umbridge sembra Dobby. L’optimum per questa tana sarebbe la Terra di Mezzo che ha i servizi del paesone a 5 minuti di macchina ma è un posto più tranquillo, dotato di scuole decenti, parco giochi, supermercato, ambulatorio e via dicendo. Questa cosa però pare che l’abbiano pensata in molti visto che trovar casa per questi lidi è assurdamente difficile, pare. La nostra tana in formazione riunita e compatta ha quindi rivolto la sua attenzione alla confinante Cafonia. Di questa ridente (ahahaha) cittadina maremmana c’è poco da dire, in realtà. La fra, che vi si reca in piscina da tre anni, ha abbondantemente frequentato la gioventù locale in assetto da spogliatoio così da poter dire che si scade al livello di flora locale. Vabbè, vediamo comunque cosa si trova. I coniugi la-Tana, cui piace arrivare sempre preparati, pronti, decisi e avendo ben chiaro di cosa si necessiti, s’erano studiati i siti internet delle varie agenzie, nonché tutti i giornalini sul cui frontespizio compariva la parola “casa”.
E fu così che ieri, gli ancora ottimisti componenti di questa tana si sono allungati un attimo in agenzia, a Cafonia, per parlare e chiedere informazioni su un paio di casette che avevano visto. Già qui ci sarebbe un’ enorme parentesi da aprire. Ma io dico: devi vendermi un oggetto, devi invogliarmi a venire a vederlo, devi convincermi che è esattamente quello di cui ho bisogno e che di meglio, veramente, non ce n’é…e allora due foto decenti e una piantina, cazzo, metticela. Fattostà che in agenzia ci viene chiesto cosa stiamo cercando e noi, sicuri: un 4 o 5 vani, prezzo massimo tot, con giardino o terrazzo, insomma con uno sfogo esterno…una casa per una famiglia con figli, non lo diciamo ma speriamo che l’enp lì presente parli per noi e che il fatto che sia suo padre clonato fughi il dubbi che l’abbiamo affittato all’uopo. Ci vengono proposti, nell’ordine:
- casa in condominio (ma quello sarebbe il meno, non cerchiamo per forza la casa indipendente) anni 60 con marmittoni a terra, buia da morire (ma vista l’abilità fotografica dei soggetti magari non è neanche vero) con piccolo balcone e tre stanze la letto (e questa l’aveva beccata, almeno) in un posto che, dopo averci fatto un giro, abbiamo immediatamente ribattezzato piccola Jesenize (cittadina slovena industriale, probabilmente uno dei posti più brutti di tutta l’Europa dell’est): case alte, trascurate, coi panni stesi h24, con i ripostigli fatti di bandone sul prato accanto. Una delizia, insomma. Proprio il posto in cui avevo pensato di far crescere mio figlio.
- casa indipendente su due piani con scala a chiocciola (che coi bambini, si sa, è il non plus ultra), due camere ma salone grande (quindi forse forse l’angolo studio lo si ricava lì) e…un balcone profondo massimo 1,2m a L: già è tanto che ci stendi i panni, se ci volessi mangiare basta che metti tutti in fila tipo mensa universitaria
- casa d’epoca con i requisiti ma mi parla di piccolo terrazzino…da un sopralluogo seguente si scopre che il piccolo terrazzino è grande, più o meno, come il mio stendino per i panni n.2. chiaramente il n.1 rimarrebbe confinato in casa.
- casa luminosa, abbastanza grande, con angolo cottura. Non che io voglia una cucina da 16 mq ma una cucina con il posto dove mettere i piatti e le pentole sarebbe auspicabile, no? Inoltre è Cafonia alta, un posto meno triste di Cafonia ma mooooolto meno servito.
- terratetto, senza giardino, da “rivedere”. Rivedere significa che non ha un impianto di riscaldamento: si scalda con due stufe a metano (?) e una delle camere è grande quanto il bagno (giuro: ho le piante dei vari livelli). Ha una mansarda inutile e una splendida vista su campo rom improvvisato da maremmano nostalgico della cara vecchia vita agreste.
- casa abbastanza carina sempre dalle parti di Cafonia alta. La casa è luminosa e forse non sarebbe male. Poi ci mostra le foto del giardino. Praticamente il giardino consiste in terrazzamenti profondi al massimo 1,5m che assorbono circa 3 m di dislivello con la strada sottostante (noi l’abbiamo ribattezzato “giardino inca”)…me lo vedo benissimo l’enp che gioca a “ruzzoliamoci per la collina” con gli amichetti.
- casa in posto imprecisato di Cafonia bassa: cucina abitabile, due camere grandi, salone con camino, bagno, ripostiglio. Ah, garage. Sì ma manca una stanza, faccio io. Beh, sa, il garage è proprio sotto il salone, è grande, ed è difficile arrivarci bene con la macchina…quindi basta (!) realizzare una scala interna, fa lei…peccato che realizzare una scala interna su un solaio a ridosso della trave principale non è esattamente semplice e immediato e che lo spazio (misurato sulla pianta in seguito) permette solo la realizzazione una scala a chiocciola (che per le famiglie con prole deve essere un must da queste parti).


Sarà un anno lungo e difficile. Sigh.

mercoledì 23 gennaio 2008

Quando, quasi quattro anni fa, decisi di mettere tutto su un carro e venire a vivere qui con Tiz feci un azzardo e lo sapevamo entrambi: sul tavolo c’erano le nostre vite noi giocammo tutto sul nostro numero. Molto romantico, ma se da un lato eravamo sicuri del nostro amore dall’altro non eravamo così ingenui da pensare che questo bastasse. Entrambi con famiglie sbagliate alle spalle. Una creatasi per un motivo non giusto: l’arrivo di un figlio, se non cercato, non fa di due persone una famiglia…l’arrivo di un figlio cambia e scombina così tante logiche di coppia che la coppia deve essere stabile in se’: si diventa madri con due lineette sbiadite, si diventa padri parecchi mesi dopo. L’altra invece nata per scelta: due persone si conoscono, si piacciono, decidono di sposarsi, etc. Due persone completamente diverse tra loro, che non sono mai riuscite a fare di questa diversità la loro forza; due persone che di fronte a difficoltà non prevedibili e non calcolate non sono state capaci di fare fronte comune. Due persone che si sono amate e che a loro modo ancora si amano. Ma questo col creare una famiglia felice e serena non c’entra molto.

Questo nostro bagaglio di esperienze passive faceva sì che fossimo perfettamente coscienti del fatto che le cose potessero anche non andare bene. La nostra storia più che decennale ci aveva visto cambiare, crescere, ma erano quattro anni che le nostre strade in qualche modo s’erano divise: un obiettivo comune in fondo ma non si sapeva mai se, come, quando ci si sarebbe arrivati. Avevamo questa storia lunga alle spalle, una storia pesante e densa, ma non avevamo mai convissuto. Certo c’erano state le vacanze, anche lunghe, insieme a casa dello zio, da soli. Ma erano piccole cose rispetto alla prospettiva di una vita insieme: non c’eravamo mai scontrati coi problemi di tutti i giorni, con il confronto pratico sul modo di vedere un evento, con la condivisione di uno spazio di entrambi. Da quattro anni vivevamo lontani, vivevamo realtà diversissime.

La convivenza fu necessaria. Ci è servita per capire se le basi che nel tempo avevamo creato fossero così stabili da reggere il peso di quello che di lì in poi volevamo creare. Io la convivenza l’ho vissuta male, in realtà. L’idea della necessità di questo banco di prova mi avviliva. Ci amavamo, bastava. Si aggiunsero anche problemi economici e logistici: mi sarei dovuta trasferire, subito dopo il matrimonio, senza lavoro, in una realtà che non conoscevo…non faceva per me. Io sono una di quelle che hanno bisogno di terra stabile sotto i piedi, l’ignoto mi spaventa e di fronte allo spavento annichilisco. C’era inoltre la grande incognita dell’andare a vivere lontano, lontano da tutti, dalla famiglia, dagli amici. Avrei potuto scoprire che non ero fatta per quella vita. Mi convinsi che fare una prova fosse la cosa migliore da fare e il tempo ci diede ragione. Nell’anno e mezzo di convivenza che ha preceduto il matrimonio il legame si è rinforzato, alcuni angoli si sono smussati, ho capito cosa volevo e come averlo. Quando siamo arrivati a sposarci eravamo finalmente coscienti di quello che veramente volevamo: non ci sposavamo per regolarizzare una posizione, ci sposavamo perché avevamo voglia di mettere nero su bianco il nostro impegno di vita comune. Ci sposavamo per creare una famiglia. Mi ricordo ancora l’emozione nel buttare l’ultimo anellino contraccettivo, pochi giorni prima del matrimonio. Era qualcosa che avevo aspettato di anni di poter fare. Ero pronta da tempo. E Piergiorgio l’ho voluto io, ho insistito. Eravamo pronti: io me ne ero accorta, Tiz ancora no. Siamo diventati e stiamo diventando, ogni giorno, una famiglia. Partendo dagli sbagli delle nostre famiglie, confrontandoci su tutto.

Con tutte queste premesse è facile capire perché avessimo deciso di cercare una casa in affitto. La nostra storia era al banco di prova, non era proprio il caso di appesantire l’esame creando dei vincoli economici e giuridici prima del necessario. Inoltre con la prospettiva di un matrimonio e senza lavoro mio, c’era poco da fare gli splendidi. Poi c’era il fatto di abitare lontano. E se non fossi riuscita ad adattarmi? Se vivere qui mi avesse fatto ribrezzo? Se avesse causato un vivere male mio e di conseguenza della nostra coppia? L’affitto ci sembrava la soluzione migliore, non c’era storia. Vedemmo qualche casa e ci scontrammo ben presto con la dura realtà di questa zona: case in affitto quante ne vuoi, ma solo affitti estivi. Case senza riscaldamento perché nate per essere usate solo d’estate. Case piccole, care, buie. Finché un giorno trovammo questa. Io entrai e decisi: è questa, punto. Ma era la nostra casa zero: Tiz era ancora accasermato e vivevo con mammà. Non avevamo il confronto, non avevamo nessun rapporto affettivo con altre case nostre.

Ora stiamo cercando una casa, l’acquisto della quale è comunque subordinato alla vendita di un'altra giù ma è comunque probabile che entro un anno, un anno e mezzo si vada via da qui. Compreremmo volentieri questa casa, ma il proprietario per ora non ha ancora deciso se venderla e quando.

E così…così domani e dopodomani abbiamo appuntamento per vedere la nostra prima casa, che poi non sarà di entrambi ma veramente poco mi importa, e da una parte sono quasi euforica…dall’altra sono triste di lasciare questa casa che ci ha visto crescere così tanto in questi ultimi tre anni.

Tappe, si cambia, si cresce…

mercoledì 16 gennaio 2008

I DONI DELLA MORTE


Per commentare, qui si è aspettato che anche il marito finisse la lettura...Per la cronaca il marito è stato spedito a mezzanotte in libreria per prenderlo, quindi direi che se lo meritava....
Libro splendido, assolutamente. Finalmente i personaggi affrontano le loro paure, i loro sentimenti
spoiler (evidenziare per leggere)
Certo, comunque una spremuta di sangue reale ed emotivo. Già da subito con la morte di Malocchio e il ferimento di George, non parliamo di Dobby (qui giace Dobby, un elfo libero...sniff) e poi Tonk, Lupin e Fred... Ecco quando ho letto della morte di Fred non c'ho potuto credere...è come se il mondo sia in automatico più triste perché i gemelli non sono più un'entità...è difficile da spiegare, ma per noi, harrypotteriani convinti, credo sia stata una perdita enorme, più ancora di quella di Silente: a volte la capacità di ridere e far ridere è anche più preziosa della saggezza.
Poi questo intrecciarsi di vicende e pensieri tra Horcrux e Doni della morte, questo bivio importante, che poi è quello che porta alla fine del libro, trovo sia stato reso benissimo, senza renderlo pesante, facendo capire realmente solo alla fine del libro quale era la strada e che le strade, in finale, finivano per convergere.
E Piton, il suo amore per Lily più forte di ogni rischio, più forte della legilimanzia, più forte del risentimento, del tempo...e il patronus a forma di cerva "dopo tutto questo tempo?" "sempre". il capitolo più romantico di tutti i libri, il più esaustivo, esplicativo, quello che ha reso Piton, alla fine, praticamente il personaggio principale dopo Harry...e il suo chiedere a Harry di guardarlo per morire vedendo gli occhi della donna amata è un assoluto capolavoro. Tremendamente romantico senza essere stucchevole.
La Rowling ci presenta chiaramente i due modi di relazionarsi col male: da una parte l'aquiescenza totale e senza remore di Bellatrix, dall'altra la ribellione che nasce dall'amore, Narcissa che tradisce il suo signore in nome di suo figlio.
Neville, un personaggio che matura prendendo finalmente sul serio se stesso e le proprie capacità... e, come solo un vero grifondoro potrebbe fare, alla fine con la spada uccide Nagini.


Rileggendolo, come mi appresto a fare, sicuramente troverò nuove sfumature...anche perché alla prima lettura l'ho praticamente divorato!
Quello che mi chiedo è invece come farò a non aspettare un seguito, una nuova immersione in questo mondo che non è solo fantastico, che è magico, che è talmente strutturato bene e con coerenza che non puoi dire "impossibile".
Il nome di questo blog non è un caso. Quando l'ho aperto avevo appena deciso di andare a vivere lontano con l'allora fidanzato storico e mi apprestavo a entrare in un nuovo universo. Un universo chiamato Casa, Famiglia, Amore. Quando cercai una parola per descrivere tutto questo, mi venne immediatamente in mente la casa dei signori Weasley: con questa caterva di figli, con il loro essere dignitosi con poco, col loro rispetto per tutti, con quell'aria di famiglia capace di coinvolgere anche gli ospiti...La Tana era esattamente il tipo di casa che avrei voluto avere ed è quello che tuttora mi sbatto per ottenere: nel nostro chiassoso disordine, nella nostra allegria, nel nostro arrenderci al caos che l'enp ha portato nella nostra vita, casa, famiglia. Nel mio cercare di essere una mamma protettiva ma severa, capace di un abbraccio e un regalo fatto a mano a natale ma anche di una strillettera quando serve.
E questo mondo magico ci ha permeati, è entrato come consuetudine, nel rileggere i libri (crisi di astinenza), nel vedere i film come anche nel linguaggio della nostra casa, dove quando non si trova un oggetto  io o il marito esclamiamo "accio oggetto" o quando di fronte ad un recalcitante enp con la bocca serrata, il padre tutto serio se ne esce con un "alohomora"...roba che a momenti mi cappottavo sulla sedia dal ridere...
Tutto questo per dire che questa Tana è spaesata e triste dalla fine non tanto delle avventurae del maghetto, ma delle possibili incursioni in un mondo bellissimo.
...e se non ci credete, peggio per voi, siete, evidentemente, dei Babbani!

giovedì 10 gennaio 2008

CHIARIMENTI

No, non sono incinta, non ancora...diciamo che, senza troppa fretta né ansia, da queste parti si tenta un bis...

lunedì 7 gennaio 2008

2008


Il 2007 è stato un anno bellissimo, intenso, anno di cambiamenti, di punti esclamativi, di standing ovation dalla vita...l'anno che mi ha dato mio figlio e una nuova coscienza di me stessa, nuovi orizzonti, nuovi occhiali per vedere il mondo. L'anno della scoperta, della meraviglia di fronte alle infinite occasioni di gioia. Tuo figlio che sguscia da te, il suo primo sguardo, il suo primo sorriso, la prima volta che ti riconosce...tante tappe che in realtà sono sue ma che sono anche, indescrivibilmente, profondamente mie.
Una perdita grossa, pesante, un nonno che m'ha insegnato tanto e che ha aspettato di vedere me e mio figlio prima di morire.
La scoperta, purtroppo, di tanto squallore umano e sentimentale in persone da cui, sinceramente, proprio non me l'aspettavo.
Tante, tantissime, cose, eventi, emozioni.

Per l'anno prossimo spero per me stessa di riuscire a mantenere questi occhi nuovi ben aperti.
L'anno che ci aspetta, che in realtà è già cominciato, sarà un altro anno denso, ricco di possibilità...un'altra casa, un altro figlio...scelte pesanti e importanti. A questo anno chiedo di farle sempre in due, sempre insieme.
Un anno che ha già in se' la certezza di nuove nascite (a brevissimo e a medio termine) e della mia migliore amica che si sposa, che segue il cuore e va lontano...un'amica speciale a cui veramente auguro tutto il bene possibile perché so che se lo merita. (e se Marco solo ci prova a farla soffrire si va su a Milano e gli si spezza le braccine )
Poi la salute, chiaro, per mio marito, per mio figlio, per quelli cui voglio bene e, se ne avanza, beh magari anche un po' per me
E un po' di pace...che qui ci si guarda dentro e la si trova sempre...poi guardi fuori e ti prende male.

Un buon anno a tutti, proprio tutti...quelli che passano di qui sempre, spesso, a volte o  che ci sono capitati per sbaglio...col cuore, veramente, buona vita!

TRENTASEI?!? MA L'ANNO SCORSO ERANO TRENTASETTE!!!

Ecco, con questa coltissima citazione, iniziamo il racconto del primo Natale della creatura. Tutti a chiedersi che faccina meravigliosamente stupita avrebbe fatto vedendo prima l'albero che mamma e papà avevano addobbato con le loro manine sante e poi quello dei nonni materni, dove tutta la famigliola è stata ospite per taaaanto tempo. la risposta è: nessuna, non se l'è cagato di striscio, tanto per usare il francese. Se ci ripenso ancora ci rimango male .
Vista la tenera età della creatura s'è risparmiata al papà o nonno di turno la mascherata serale vocalizzando "ohohoh". Il pituffo è crollato la sera del 24 verso le 22, quindi nessun brindisino con latte e biscotti .
La mattina dopo, dopo l'arrivo del resto dei nonni, zii e bisnonni, una mamma decisamente emozionata ha avvicinato l'enp al divano per procedere allo scarto dei regali. L'albero, l'abbiamo fotografato ad imperitura memoria, era stracolmo di regali. E fu così che una mamma folletto impacchettatore e organizzatore dell'evento s'è improvvisamente resa conto che sotto all'albero il suo figliolo stava per scartare ben 22 regali (da qui la citazione colta del titolo). 22 regali in realtà assortiti tra giochi e vestiti. Chiaramente la raccomandazione materna sul "perfavore non comprategli vestiti ché al battesimo ne ha ricevuti un secchio e rischio di metterli via senza averglieli mai messi, il che è un peccato" è stata totalmente ignorata da tutto il parentame lato paterno della creatura. Preferivo giochi ma vabbé, ne ha ricevuti tanti lo stesso .
Fattostà che comunque ha annientato tutte le aspettative materne anche nel campo regali: non ha provato neanche minimamente a scartarli (voglio dire, eravamo tutti più che pronti a farlo per lui...) e ha rivolto loro uno sguardo di sufficienza pura. A sua discolpa possiamo dire che c'era un casino immenso: due bisnonne, tre nonni, un prozio, due zie e due genitori che ti guardano un minimo di ansia da prestazione sicuro che la danno .
Il resto delle vacanze è andato bene e abbiamo scoperto empiricamente che:
- se suo padre (luce dei suoi occhi) non c'è (lui è tornato a casa il 27, noi il 3), l'enp dorme male e fa la lagna;
- se la mamma, a pranzo dagli zii, s'è scordata la verdura per la sua pappa lui col cavolo che se la mangia (un delirio: m'è toccato correre a casa a prenderla );
- l'enp mangia con tutti, ma proprio tutti (basta che se magni , chissà da chi ha preso ), compresa la zia della mamma che praticamente non ha mai visto;
- due settimane fuori da casa innervosiscono la creatura e snervano la mamma, esperienza da non ripetere (d'altronde era il primo compleanno di nonna senza nonno, esserci mi sembrava il minimo...).
Il tuor de force capodannesco l'abbiamo gestito un po' peggio per i motivi di cui sopra e soprattutto perché, nettamente in anticipo rispetto al natale, il 22 dicembre una fatina speciale ci ha fatto spuntare il primo, meraviglioso, dolorosetto dentino!!!
Qui si cresce, eh!