giovedì 14 aprile 2005

ci sono finestre che a guardarci dentro ti immagini diverso, ci sono finestre che a guardarci fuori ti immagini libero. anche io, come lei, ho convissuto con la assoluta consapevolezza di non avere una famiglia normale. una famiglia che amo, che mi ha dato molto. ma che mi ha imposto di non creare problemi, ce n'erano altri ben più gravi con cui fare i conti nell'attuale come nel futuro. i problemi, i miei problemi, non sono mai stati affrontati se non nella loro manifestazione esterna e corporea. e anche lì sono stati affrontati senza curarsi di cosa poteva esserci dietro al mangiare o al mal di testa. dietologi, endocrinologi, centro cefalee, neurologo, tac, risonanze, diete. anni e anni. e mai che qualcuno mi abbia mai chiesto "perchè?".  perchè ti fai del male? perchè e chi vuoi punire? molte cose me le sono trovate sulle spalle fin da piccola. e fin da piccola ho capito una grande, triste, verità: non c'era spazio per preoccuparsi di come i problemi venivano vissuti da ognuno di noi preso separatamente. troppo presi dal curare loro stessi, rigorosamente ognuno per conto suo, e dall'affrontare la disillusione di un figlio che non sai che futuro avrà, da cui non sai cosa aspettarti, troppo concentrati nel capire cosa potessero fare per migliorarne la condizione, non si sono curati di quanto tutto quello che stava accadendo influisse su di me. di quanto anche io avessi bisogno di attenzioni, di quanto io non potessi capire la portata dell'evento che ci stava e ci avrebbe sconvolto la vita. di quanto io avessi difficoltà ad accettare che qualcosa che a me sembrava una malattia non avesse cura. di quanto conseguentemente io non abbia accettato per anni i problemi di una persona cui ho scoperto di voler un bene dell'anima in anni relativamente recenti.
non voglio dipindere le cose per come non sono, sono stata molto amata e stimata dai miei. è stata sopravvalutata la mia capacità di reazione e di autonomia. la mancanza di certezze, il vivere ognuno le cose per proprio conto, mi hanno portato una instabilità di fondo che ha sempre portato alla ricerca continua di rassicurazioni, a casa, a scuola, nel lavoro. per anni ho chiamato mia madre senza avere la necessità di dirle nulla, solo per sapere che c'era.
devo riconoscere che i miei stanno ritrovando un equilibrio (dovevo andare via prima, mi è sempre più evidente), chissà se ora riusciranno finalmente a confrontarsi.
per quanto riguarda me, la finestra in cui guardando mi vedo felice ora è quella di casa mia.

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